35 anni dopo, il torneo della Hall of Fame viene vinto dal n.1 del seeding grazie all’americano che batte in finale Rochus per 6-3 7-6(6)…

di Giorgio Spalluto – foto Getty Images

 

Dopo 35 anni la testa di serie n. 1 si aggiudica il torneo di Newport. E’ toccato quest’anno a John Isner sfatare questo tabù che resisteva dal 1976, anno in cui a imporsi fu Vijai Amritraj in finale su Brian Teacher in 4 set. Isner si aggiudica il torneo della Hall Of Fame del tennis superando nell’ultimo atto Olivier Rochus con il punteggio di 6-3 7-6(6).

 

Lo scontro tra uno dei tennisti più alti del circuito e il più basso in assoluto (ben 38 cm di differenza tra i due) si è deciso su pochi punti come era sin troppo facile prevedere. Nella prima frazione si segue l’andamento dei servizi sino all’ottavo game quando alla quarta palla break del set Isner strappa il servizio al suo avversario, costretto dall’aggressività dell’americano a sbagliare un passante di rovescio. La prima palla break per Olivier giunge proprio quando Isner serve per il set, sul 5-3. John si salva chiudendo al quarto set point.

 

Nel secondo set Rochus riesce in qualche modo a trascinare al tiebreak l’avversario, incapace di sfruttare ben 5 palle break, due delle quali sul 5-5 annullate da “Pollicino” che ricorre al suo straordinario campionario di smorzate e passanti per rimanere in linea di galleggiamento.

Nel tiebreak Isner ottiene il minibreak al terzo punto, difendendolo sino al 6-4. Rochus tira fuori dal cilindro l’ennesimo coniglio per rimandare di qualche minuto l’epilogo di un match che il tennista yankee chiuderà grazie al ventiduesimo ace dell’incontro.

 

Isner, che accettando la wild card offertagli all’ultimo dagli organizzatori aveva dovuto rinunciare al matrimonio di suo fratello Nathan, ha così colto il suo secondo titolo in carriera in una stagione davvero avara di soddisfazioni che lo aveva visto precipitare al n.46 del mondo. Prima di questo torneo, infatti, era riuscito ad aggiudicarsi due match nello stesso torneo solo in due occasioni.

 

Troppo poco per un giocatore come lui che aveva iniziato la stagione tra i Top 20 e che, grazie al servizio che ha messo in mostra questa settimana, avrebbe potuto dare il suo contributo alla sua squadra di Davis, contemporaneamente impegnata e battuta ad Austin per mano della Spagna.

 


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