I quarti restano un tabù per l'Italtennis a Flushing Meadows: Fabio Fognini, sfibrato dalle fatiche contro Nadal, dura due set contro Feliciano Lopez. Li perde e svaniscono le chance: “Mi ero svegliato con cattive sensazioni”. Spagnolo implacabile al servizio. 

Neanche Talismano-Barazza, seduto accanto a coach Perlas, è servito. Corrado Barazzuti rimane l'unico italiano ad aver superato lo scoglio degli ottavi di finale da quando i Campionati degli Stati Uniti sono diventati Us Open. Correva l'anno 1977, e sulla terra battuta di Forest Hills (quella verde, l'har-tru) si spinse fino alle semifinali nello Slam più pazzo dell'Era Open e perse contro Jimmy Connors in un match passato alla storia per l'incredibile scorrettezza di Jimbo, che fece irruzione sul campo di Corrado per cancellare un segno. L'anno dopo, il carrozzone dello Us Open si è spostato a Flushing Meadows (“Gli americani l'hanno costruito in nove mesi, lo stesso tempo che in Italia è necessario affinché una pratica passi da una scrivania all'altra” disse Rino Tommasi) e, da allora, il quarto turno è diventato il nostro limite. Prima di Fognini l'avevano raggiunto solo Adriano Panatta, Gianluca Pozzi e Davide Sanguinetti. Il primo giocò una partita straordinaria contro Jimmy Connors, ma si bloccò al momento di chiudere; il secondo perse contro il tedesco Bernd Karbacher in uno degli incontri più malinconici che si ricordi: sul Campo Grandstand, lo stesso che verrà abbattuto a fine torneo, fu una partita drammatica tra due giocatori consapevoli di avere l'occasione della vita. Ma se il box del tedesco era colmo, tra coach, amici, fidanzata, preparatore e capitano di Davis, quello di Gianluca era vuoto. Desolatamente vuoto. Un ricordo indelebile: non si è mai più visto un giocatore completamente solo in un match così importante. Undici anni dopo, sotto la guida dell'energico Claudio Pistolesi, Davide Sanguinetti giocò un match magico contro Paradorn Srichaphan, proprio sul Louis Armstrong. Negli ottavi fece sognare per un paio d'ore contro Nalbandian: “Ma quanto accidenti corri?” gli disse l'argentino alla stretta di mano. “Ma quanto mi hai fatto correre?” rispose Davide. Ma stavolta c'erano tutti gli ingredienti per arrivare tra i primi otto: un avversario non irresistibile (Feliciano Lopez), uno staff di primo livello e l'esaltazione post-impresa contro Nadal.


E' MANCATO IL SENSO DI VITTORIA

Fognini non è riuscito a smaltire le scorie mentali di venerdì notte. E così, dopo meno di due ore e il punteggio di 6-3 7-6 6-1, nei quarti ci va lo spagnolo. Si è fatto un regalo di matrimonio a 45 giorni dalle nozze. Un regalo che vale molto: nella sua lunga carriera aveva raggiunto i quarti di uno Slam solo a Wimbledon (tre volte: 2005, 2008 e 2011). Oggi non è più il “tronista del serve and volley”, come l'aveva soprannominato Andrea Scanzi, ma un tennista intelligente e maturo, consapevole che gli anni migliori sono già passati ma che gli ultimi possono essere altrettanto gustosi. Coetaneo di Roger Federer e Serena Williams, è stabile tra i top-20 e conosce bene il motivo: gioca un tennis diverso, fastidioso, aiutato dalle rotazioni mancine, cui è difficile abituarsi. Fognini, a dire il vero, avrebbe avuto le armi per disinnescarlo. Ma sin dai primi scambi si era capito che non era lo stesso Fognini di 45 ore prima. Il linguaggio del corpo è certamente migliorato, gli autoincitamenti non sono mancati, ma non trasudava cattiveria, il senso di vittoria che aveva esaltato venerdì. In altre parole: lo guardavi l'altro giorno e capivi che non avrebbe mai perso. Stavolta, ahinoi, non trasmetteva la stessa sensazione. Eppure le chance non sono mancate: nel primo game ha avuto tre palle break. Nel secondo, avanti 2-1, ha trovato l'unico break della partita: Lopez ha scaraventato in rete un facile smash, ma Fabio ha legittimato la fortuna con uno splendido passante stretto, a una mano. La magia stava rinascendo, ma la fuga è durata fino al 4-1. Ha giocato con sufficienza il game di servizio sul 4-2 e si è fatto trascinare al tie-break, perso 7-5 con un gravissimo errore di dritto in manovra, ancora più doloroso perché aveva annullato un setpoint con una bella risposta sui piedi di Deliciano (cit.). Nel terzo, dopo essersi fatto trattare collo e schiena, è lentamente sparito dal campo. C'era la frustrazione per un tennis – quello di Lopez – che non è riuscito a decodificare in tempo. 


"OGGI ERO PIU' STANCO DI IERI"

Avrebbe potuto fare meglio, ma sarebbe ingiusto non considerare i meriti di Lopez: ha servito benissimo, mettendosi sempre in ottima posizione per giocare la volèe, o comunque comandare lo scambio. L'82% di trasformazione con la prima palla è il dato più significativo. “Ho visto Fognini-Nadal dalla mia stanza d'albergo: Ero preoccupato all'idea di affrontarlo, ma ogni partita è diversa. Il mio gioco è diverso e il mio servizio ha funzionato. Ho trovato il modo per vincere il punto”. Come detto, giocherà per la prima volta un quarto di finale lontano da Wimbledon. E pensare che al secondo turno era praticamente eliminato, sconfitto da Mardy Fish. “Ma lui mi ha dato un'altra chance…ed eccomi qui”. A Fognini resta la delusione, ma anche la consapevolezza di aver giocato un gran torneo, oltre le previsioni iniziali. E hanno fatto piacere le sue dichiarazioni in conferenza stampa, pacate e mature. Come se avesse imparato a gestire non solo le vittorie, ma anche le sconfitte. “Feliciano è un giocatore contro cui bisogna essere solido. Purtroppo il dritto non ha funzionato mentre lui ha giocato molto bene, soprattutto al servizio e dal lato sinistro: lo devo accettare. Ma in generale sono felice”. E ha candidamente ammesso che la sbornia post-Nadal si è fatta sentire, a scoppio ritardato. “Devo essere onesto: oggi sono più stanco di ieri. Ieri stavo bene, mi sono detto: 'Dai, proviamo'. Invece stamattina mi sono svegliato con cattive sensazioni alla spalla, al ginocchio, quasi dappertutto. Ma penso sia normale. Spero di avere un'altra chance in futuro”. Possibile, addirittura probabile se manterrà questa intensità. L'età non è certo un problema: basta dare un'occhiata alle carte d'identità di Roger Federer, Serena Williams, Feliciano Lopez…

 

US OPEN 2015 UOMINI – Ottavi di Finale

Novak Djokovic (SRB) b. Roberto Bautista Agut (SPA) 6-3 4-6 6-4 6-3

Feliciano Lopez (SPA) b. Fabio Fognini (ITA) 6-3 7-6 6-1

Jo Wilfried Tsonga (FRA) b. Benoit Paire (FRA) 6-4 6-3 6-4

Marin Cilic (CRO) b. Jeremy Chardy (FRA) 6-3 2-6 7-6 6-1