L'INTERVISTA – Mosè Navarra segue i top junior italiani per la Federazione. E ci racconta come sta crescendo Gianluigi Quinzi. DI LORENZO CAZZANIGA.
Gianluigi Quinzi giocherà la finale di Wimbledon Junior sul Campo 1
Di Lorenzo Cazzaniga – 7 luglio 2013
Da giocatore, Mosè Navarra non ha saputo gestire un talento fuori dal comune. Ora però, da coach professionista, si sta scoprendo tra i più apprezzati in Italia. Per questo, 26 settimane l'anno, la FIT è riuscito a strapparlo alla sua accademia di Cordenons, per affidargli i migliori junior azzurri, affiancando quelli che sono i loro coach abituali. Questa settimana ha accompagnato Gianluigi Quinzi a Wimbledon e sarà seduto in panchina sul Court 1 per la finale dei Championships tra il talento di Porto San Giorgio e il coreano Chung.
Una settimana straordinaria a cui manca solo il lieto fine.
"Gianluigi ha giocato un gran torneo e in finale è favorito. Leggermente, ma è favorito, anche se il coreano è un giocatore completo e qui ha battuto Kyrgios che era il gran favorito. L'erba si adatta bene al gioco di Quinzi perchè i suoi colpi piatti, soprattutto il rovescio, diventano molto penetranti e gli consentono di controllare bene gli scambi, mascherando i suoi limiti principali".
Che sarebbero?
"Scarsa propensione verso la rete, ancora la rifiuta e sulla terra, soprattutto quando gioca i tornei pro con giocatori che sanno tenere il suo ritmo da fondocampo, può far fatica. E poi un mancino di un metro e 90 deve servire meglio. Invece dal punto di vista mentale è un fuoriclasse. Ripeto, un fuoriclasse".
Ci spieghi.
"Sa gestire benissimo il match e non molla mai una palla. L'unico difetto è che parla troppo, ma ci sta lavorando. Ha grande sicurezza nei suoi mezzi e sa controllare la pressione. Pensa a tutto quello che gli è piovuto addosso in questi anni, eppure lui ha sempre saputo gestire perfettamente le situazioni".
E fisicamente? Ha questa sorta di gobba…
"È un problema che si trascina da bambino, ma per adesso non crea fastidi al suo tennis. Per il resto sta diventando grande e grosso. Direi che tutto procede per il meglio".
Ci sono grandi aspettative su di lui. Qualcuno lo vorrebbe protagonista nei tornei ATP già l'anno prossimo…
"Fenomeni a 18 anni non se ne vedono più. Ci vuole tempo e pazienza, crescere e maturare, lavorare e completarsi. Chi pensa di vederlo ai Masters Series l'anno prossimo sbaglia. Bisogna farlo crescere senza fretta e senza accelerare inutilmente i tempi".
Come giudica il livello dei tornei junior?
"Altissimo. Prendiamo Kyrgios: ha già vinto un challenger e ha battuto Stepanek a Parigi, ma tra gli junior ha perso al secondo turno a Roland Garros e nei quarti a Wimbledon. Sono una tappa di formazione importante, ti insegnano a vincere da favorito e a gestire 5 match in una settimana. Poi è chiaro, sono una tappa. Vincere Wimbledon da junior non ti assicura un posto nemmeno nei top 50 ATP, perché le incognite e gli ostacoli sono tanti".
Però Quinzi pare molto bene accompagnato: come si rapporta col suo coach Eduardo Medica e il suo staff?
"Si lavora in armonia, in uno stato di continuo confronto. L'importante è non diventare invadenti perché le scelte alla fine deve farle Gianluigi. Ma tutto sta funzionando bene, anche tra le ragazze con Tathiana Garbin".
L'ItalJunior non è solo Quinzi: come stanno crescendo le altre promesse azzurre?
"Credo che siano le migliori annate da tante stagioni a questa parte. Potevano avere una finale tutta italiana perchè Napolitano ha perso da Marterer che è arrivato in semifinale, un match che stava comtrollando tranquillamente. Ha cambiato mentalità, sta diventando più aggressivo e ha compiuto progressi enormi. Baldi non ha nell'erba una superficie congeniale e deve imparare a controllare meglio la sua esuberanza in campo. Donati è stato frenato dagli esami scolastici, ma per me arrivano tutti e quattro".
Ma cosa vuol dire "arrivare"?
"Diventare dei giocatori professionisti, quindi dei top 100. Poi speriamo che tra loro ci sia anche il top 10, ma tutti possono diventare degli ottimi giocatori".
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