Ilie Nastase respinge le accuse di razzismo. “Vorrei sapere cosa ho detto di razzista. Quello che è successo è folle, non è buono sanzionare chi è stato numero 1 del mondo”. In effetti, la Konta ha abbandonato il campo senza un reale motivo. Sorana Cirstea difende il suo (ex?) capitano, Serena Williams è indignata.

Non si placa il clamore attorno al Caso Nastase. Il misero spareggio per il World Group II di Fed Cup tra Romania e Gran Bretagna (sia pur nobilitato da Simona Halep e Johanna Konta) è diventato il centro del mondo tennistico per le intemperanze del 71enne, ex numero 1 del mondo. I fatti sono ben noti: già alla vigilia, Nastase aveva ironizzato sull'imminente maternità di Serena Williams (“Vedremo di che colore sarà suo figlio: cioccolato con latte?”), poi se l'era presa con una giornalista britannica (rea di aver diffuso le sue parole: in realtà era l'unica britannica presente in quel momento in sala stampa), infine ha offeso Johanna Konta durante il match contro Sorana Cirstea, perché sia lei che la capitana Anne Keothavong si lamentavano per il comportamento del pubblico. Nastase è stato cacciato dall'incontro, l'ITF ha avviato un'indagine nei suoi confronti e lo ha comunque sospeso in via provvisoria. La sensazione è che la sua avventura sulla panchina rumena sia finita qui. A 48 ore dai fatti, “Nasty” è passato al contrattacco: “Non mi pento per quello che ho fatto, che mi mandino in carcere, non mi importa – ha riferito in alcune dichiarazioni riprese dal Daily Mirror – io volevo solo difendere gli interessi della mia giocatrice. La Konta ha lasciato il campo senza nemmeno chiedere il permesso all'arbitro, anche se ammetto che lo ha fatto dopo che l'ho insultata. Voleva zittire il pubblico, ma non siamo mica all'opera, era una partita”. Nastase ha poi proseguito nella sua accurata autodifesa: “Non ho bisogno che mi venga tirato addosso tutto questo fango. Ho 70 anni, non vengo neanche pagato per il ruolo di capitano. Non mi importa nulla se mi multano o non mi consentiranno di tornare in panchina. Vorrei ricordare che sono stato numero 1 del mondo: se allontanano qualcuno che è stato numero 1 non sarebbe buono per il tennis”.

LA DIFESA DI SORANA, L'INDIGNAZIONE DI SERENA
​Nastase è stato difeso indirettamente da Sorana Cirstea: dopo aver ammesso la superiorità tecnica della Konta, ha lamentato il fatto che l'avversaria abbia lasciato il campo. “Non so cosa abbia detto Ilie, ma lei si è messa a piangere e se n'è andata. Personalmente, in tutto il mondo ho ricevuto minacce ed epiteti di ogni genere, ma non ho mai pianto né sono uscita dal campo”. Secondo la Cirstea, i rumeni vengono insultati per il solo fatto di esserlo. “Però siamo forti, probabilmente più degli inglesi. La prossima volta mi metterò a piangere, e se sono in difficoltà in una partita posso abbandonare il campo…”. Va detto che la Romania ha comunque vinto: con Monica Niculescu in panchina, Halep e Begu hanno fissato il punteggio sul 3-1 e rispedito la Gran Bretagna nei gruppi zonali. Nastase è poi stato raggiunto telefonicamente da Associated Press, e ha rilanciato: “Vorrei sapere che espressione razzista ho utilizzato. Ok, ho perso la calma, ma la sanzione che mi hanno dato è folle”. Nastase ha poi aggiunto di essere stato escluso dal Royal Box di Wimbledon, anche se non sono arrivate conferme ufficiali. Non poteva mancare un commento di Serena Williams, tirata in ballo dall'affermazione di Nastase. “Sono molto delusa di vivere in una società in cui persone come Ilie Nastase possono fare commenti razzisti su di me e su un bambino non ancora nato” ha scritto su Instagram, dove peraltro ha aggiunto una serie di considerazioni personali, un po' retoriche, e ha ringraziato l'ITF per l'attenzione dedicata al caso. Nastase ha sicuramente sbagliato: fedele al suo personaggio, ha esagerato nell'esuberanza linguistica, ma forse il clamore attorno alla faccenda è un po' esagerato. La frase di venerdì era chiaramente una battuta, peraltro pronunciata pensando di non essere captato da orecchie e microfoni (grave ingenuità), mentre l'insulto del sabato è qualcosa di tristemente comune, al giorno d'oggi. Certo, uno nella sua posizione dovrebbe essere più cauto…