Le parole in conferenza stampa del pesarese dopo la sconfitta con Alcaraz, che deve dare fiducia sul piano mentale

Qatar Tennis Open

«Luca? L’ho conosco da quando eravamo giovanissimi. Il suo lato debole è sempre stata la continuità. Oggi nel secondo set ha giocato da top 10, se riuscirà a mantenere quel livello per 2 o 3 ore diventerà sicuramente uno dei tennisti più pericolosi».
Parola di Carlos Alcaraz, che fra secondo e inizio terzo set se l’è vista brutta contro Luca – dimostrando peraltro di avere, ad un livello più alto, lo stesso problema del suo avversario.
«La partita di oggi mi ha insegnato proprio questo, e mi dà tanta fiducia», concorda Nardi. «I tanti alti e bassi, e l’ho sempre detto, sono il mio problema, ma ora ho capito come devo giocare. All’inizio ero nervoso, giocare contro il numero 3 del mondo non capita tutti i giorni, e infatti all’inizio Carlos mi ha surclassato. Sul 6-1 5-1 mi sono detto che dovevo dare tutto, e da lì in effetti il mio livello si è alzato». Palle alte, discese a rete, lungolinea a tutto braccio. Non è la pressione che preoccupa Luca, anzi, delle due la troppa rilassatezza. «E’ vero, do il meglio di me quando la partita si fa difficile. Il problema non è tanto essere favorito o sfavorito, anche Alcaraz al secondo turno non è proprio l’ideale, ma in ogni partita la pressione è sempre la stessa. Il guaio per me è piuttosto è quando cala un attimo la tensione, ad esempio a inizio terzo set: è basta un game con meno intensità, lui mi ha breccato e ho perso la partita. Ad alto livello è la regola».
Alcaraz è più abituato al meccanismo; Luca, coetaneo di Carlos, ma che per sua ammissione fino a 17, 18 anni non ha preso il tennis troppo seriamente, ha ancora esperienza da fare. «Oggi sono riuscito a giocare al suo livello per un set e mezzo, ora l’obiettivo è riuscire a farlo per quattro ore in match al meglio del quinto set. E non è facile. Ma ci proverò».
In termini di classifica Luca, oggi virtualmente numero 77, quindi vicino al suo best ranking (70 nel maggio 2024), non si è messo paletti: «il ranking va e viene, per me l’importante è stare in salute, visto che l’anno scorso ho avuto tre infortuni che mi hanno bloccato a lungo». Qui a Doha al suo angolo c’era il fratello, Niccolò, ma la pratica-coach è in evoluzione: «Anche a Dubai ci sarà Niccolò, ci vogliamo molto bene e quindi va bene così. Ma sto cercando, a Indian Wells sarà qualcuno, poi vedremo».