Il pesarese dopo il successo con il cinese racconta del suo rapporto con Alcaraz, suo avversario domani
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«Io e Alcaraz? Ci conosciamo da quando non avevamo i peli…». Luca Nardi è di ottimo umore dopo la bella vittoria nel primo turno di Doha, un solido 6-4 6-3 rifilato al cinese Zhang che gli sta davanti una trentina di posti nel ranking Atp. Domani, però si sale decisamente di livello. Le statistiche Atp dicono che fra Luca e Carlitos non ci sono precedenti, «in realtà – spiega lui – ci siamo incontrati tre, quattro volte quando eravamo molto piccoli, nei circuiti giovanili. Non so se lui si ricorda nemmeno la prima, in un torneo under 10 in Croazia. Mi ha dato 4-0 4-0 e via…». «Con lui ho preso quasi sempre delle gran stese – aggiunge – due volte in Spagna e una anche a Londra, quando ci invitarono alle Atp Finals che si giocavano a Londra. Una volta invece ho avuto un matchpoint: ma ho perso lo stesso…».
Coetanei, Nardi e Alcaraz hanno condiviso quel primo tratto di carriera. «Poi ci siamo persi un po’ di vista perché lui è salito un po’ più in alto di me…», sorride Luca. «Ma abbiamo un bel rapporto, siamo amici, a volte siamo anche usciti insieme a cena, quando ci incontriamo ridiamo e scherziamo».
Invidia, per uno nato nello stesso anno e che ha già ottenuto tanto, non ce n’è: «Ma no, perché? Anzi, mi fa piacere che sia capitato a lui, il più giovane numero uno della storia, già vincitore di quattro Slam. Per me è una fonte di ispirazione, lo ammiro molto. Domani cercherò di fare la mia partita, anche se ovviamente sarà molto dura…Il fatto di conoscerlo fin da piccolo mi aiuta? Non credo proprio, dall’ultima volta sono passati sette anni».
Anche perché Carlitos non ha grandi punti deboli: «E’ forte in tutto, può farti punto da fondo, a rete, con il pallonetto, con la smorzata, con uno ‘strettino’ se vai a rete. Poi te la ributta sempre di là, sbaglia poco, quindi dovrò stare attento a come affrontarlo».
Un piccolo vantaggio sono le partite accumulate in qualificazione: «Sì, perché sono già abituato da più giorni alle palle, alle condizioni meteo, ai campi… Ma è un vantaggio piccolo, eh».
Il cemento è comunque la superficie migliore su cui giocarsela. «Come tutti gli italiani sono cresciuto sulla terra battuta, e non ho problemi a giocarci, ma la mia superficie preferita è il duro. se devo scegliere fra Rio e Doha, scelgo Doha».
Una foto di Nardi e Alcaraz da giovanissimi:
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