di Giorgio Valleris – foto Getty Images
“Mi dispiace, ero frustrato… capita di arrabbiarsi e di perdere il controllo in certi momenti”. Parole e musica di David Nalbandian dopo il folle gesto che gli è costato la finale del Queen’s 2012; quel calcio al pannello che circondava la postazione al giudice di linea (rimasto lievemente ferito ad una tibia) e l’inevitabile squalifica per comportamento antisportivo.
Oltre ad aver buttato alle ortiche il torneo proprio quando si trovava in vantaggio di un set (il punteggio era fermo sul 7-6, 3-4), il 30enne argentino non incasserà i 45mila euro che avrebbe guadagnato col raggiungimento della finale ed anzi, dovrà pagare una multa di 10mila dollari. “Alle volte scagli a terra la racchetta, alle volte urli e fai cose del genere. Sono situazioni che capitano così di frequente… tutti possono sbagliare”.
Fin qui la retromarcia, sincera o di rito che sia, del numero 39 del mondo che però, terminate le scuse, passa al contrattacco, sparando a zero sull’Atp: “Non ti danno la possibilità di chiedere, di parlare, di cambiare qualcosa”. E rincara la dose: “Alle volte l’Atp ti carica di pressioni, ti obbliga a giocare su superfici pericolose però se infortuni non succede proprio niente”.
“L’Atp stabilisce un sacco di regole – continua David – ma quando sono loro a sbagliare tu non puoi dire nulla; ad inizio anno ti fanno firmare l’accordo di partecipazione al tour e anche se non condividi qualcosa non puoi fare nulla”. Se Nalbandian è un fiume in piena, il vincitore degli Aegon Champioships, Marin Cilic, non nasconde il suo imbarazzo: “Ovviamente non volevo vincere in questo modo. Stavamo giocando una grande partita aperta a qualsiasi risultato. E’ stato un finale amaro”.
Adesso resta da capire se il tennista argentino vorrà portare le sue rimostranze davanti al Player’s Council presieduto da Roger Federer o se il suo j’accuse sarà archiviato come una semplice dichiarazione a caldo. Anche se è parso evidente a tutti che Nalbandian non avesse alcuna intenzione di colpire giudice, anche se il pubblico del Queen’s tifava per il più classico “The show must go on” e ha sottolineato con i fischi l’interruzione del match, la sanzione di 10mila dollari, così come la squalifica non sono in discussione. Inoltre, data per buona la totale involontarietà di Nalba, quando calci un pannello che si trova a non più di 40 centimetri da una persona hai ottime possibilità di colpirla, anche se non hai i piedi di Messi o di Cristiano Ronaldo. L’urlo di dolore e il sangue che dalla tibia colava sulla caviglia del giudice hanno fatto il resto, disegnando una decisione che è apparsa tanto scontata quanto inevitabile. Un’epilogo “amaro” come ha ben detto Cilic.