L’argentino è indagato dalla polizia di Londra per “aggressione” dopo i fatti del Queen’s. Non si sa chi sia stato a denunciarlo. Una vicenda che colorerà l’intera vigilia di Wimbledon.


Nalbandian e il giudice di linea Andrew McDougall dopo l’incidente
 
Di Riccardo Bisti – 18 giugno 2012

 
La polizia di Londra sta indagando per una denuncia di aggressione. Non si tratta della solita rissa tra ubriaconi in un pub. No, l’indagato è David Nalbandian. Non è bastata la squalifica e nemmeno la confisca dell’intero prize money e dei punti ATP. Adesso l’argentino rischia di avere problemi con la giustizia. La polizia non ha detto chi è stato a presentare la denuncia: in teoria potrebbe essere stato qualsiasi membro del pubblico, o addirittura un telespettatore che ha seguito il match sulla BBC. Facile immaginare, tuttavia, che sia stato il giudice di linea ferito dal calcione di Nalbandian. Anche perché il signor Andrew McDougall (è così che si chiama lo sventurato linesman) non ha mostrato il minimo segno di comprensione verso l'argentino. Mentre riceveva i primi soccorsi non lo ha degnato di uno sguardo ed è uscito dal campo ignorando il suo “carnefice”. Deve essere un tipo tutto d’un pezzo, anche perché secondo l’agenzia DPA non ha accettato le scuse del giocatore. “Siamo consapevoli che c’è stato un incidente all’Aegon Championships – recita un comunicato della polizia metropolitana – è stata fatta una denuncia e stiamo indagando. L’accusa è di aggressione”. Va detto che la ferita non era particolarmente grave: Chris Kermode, direttore del torneo, ha informato che McDougall è stato curato al pronto soccorso e – dopo essere stato visitato da un medico – non ha avuto bisogno di ulteriori trattamenti.
 
L’incidente del Queen’s è già costato parecchio a Nalbandian. Gli hanno tolto i 150 punti ATP destinati al finalista, nonché i quasi 45.000 euro (36.500 sterline) destinati al finalista. Ed è possibile che sia in arrivo un’ulteriore multa da 6.400 sterline. A caldo, durante la premiazione, Nalbandian ha detto che ha ugualmente in programma di tornare al Queen’s. “Questo incidente non significa che io non debba tornare. Non significa nulla, mi trovo bene in questo torneo. Il direttore del torneo si comporta bene con me e questo mi piace. E’ una brutta situazione, ma non significa nulla per l’anno prossimo”. Lo stesso Kermode ha detto che non ci sono ragioni affinchè Nalbandian non sia il benvenuto al Queen’s anche nei prossimi anni. L’argomento sta appassionando la comunità tennistica di tutto il mondo. Come spesso accade, si è creato il partito dei colpevolisti e quello degli innocentisti. I primi ritengono che l’argentino debba subire una punizione esemplare perché ha violato il regolamento di uno degli sport dove il fair play fa parte dell’arredo. Ed è ironico che il tutto sia avvenuto al Queen’s Club, uno dei circoli più “snob” del circuito ATP. Gli altri sostengono che non c’era alcuna volontarietà e che l’argentino è stato sfortunato a trovarsi proprio lì, in quel momento. Questo è innegabile: tante volte abbiamo visto episodi del genere, finiti nel dimenticatoio perché non ci sono state conseguenze. Insomma, il rischio che i benpensanti creino il capro espiatorio…esiste.

La squalifica è sacrosanta (farlo andare avanti in nome dello spettacolo avrebbe creato un precedente pericoloso), mentre si può discutere sulle sanzioni. Togliergli tutti i punti e i dollari conquistati al Queen’s forse è un po’ troppo, soprattutto perché non c’era intenzionalità. Ad ogni modo le sanzioni sono tollerabili, anche perché le dichiarazioni post-match dell’argentino “Sono pentito, mi dispiace per il giudice di linea ma non penso che avrei dovuto essere squalificato e l’ATP commette un mucchio di errori” non depongono a suo favore. A proposito di questo, Nalbandian ha detto alcune cose interessanti. A inizio anno – informa l'argentino – i giocatori devono firmare un documento in cui si impegnano a non parlare male dell'ATP. Se non lo fanno, non possono giocare nel circuito. "E poi ci capita di giocare in condizioni pessime come è successo al Queen's, ma per questo non paga nessuno". Il sito ATP ha cercato di dare meno risalto possibile alla notizia, depurando accuratamente le dichiarazioni dell'argentino. Che potrebbe aver ragione, ma ha completamente sbagliato i tempi e i modi. Hai combinato un pasticcio e non puoi cercare di ridimensionarlo parlando degli errori altrui. Non dovremmo farne una questione di stato, ma difficilmente ci si ricorderà del Queen’s 2012 per la vittoria di Cilic, per la pioggia o per le sconfitte premature di Murray e Tsonga. E’ lo show-business, ragazzi.