Lo spagnolo parla del suo impressionante rientro. Secondo Fish è stato “stupefacente”, secondo Djokovic è “più aggressivo”. Contro i top-10 ha vinto 13 volte su 14. 
Gli allenamenti di Nadal hanno gremito i campi secondari di Cincinnati

Di Riccardo Bisti – 14 agosto 2013
 

Senza volerlo, Mardy Fish ha riacceso le polemiche. L'americano, subito out a Cincinnati, ha detto che di avere idea di come Rafael Nadal abbia potuto avere un rientro così devastante dopo sette mesi di assenza. E via pensieri maliziosi, quello sgradevole "detto-non detto" che accompagna ogni partita dello spagnolo. Da parte sua, Nadal non si scompone. E’ arrivato a Cincinnati dopo il successo a Montreal ed esordirà stanotte contro Benjamin Becker. Gli hanno subito chiesto dei suoi impressionanti numeri del 2013: 48 vittorie e 3 sconfitte, con ben otto tornei vinti. “Nel tennis devi giocare bene – ha detto Rafa il pragmatico – devi avere i colpi. Se vuoi avere la chance di vincere partite ed arrivare tra i migliori devi avere ottimi colpi. Ma è anche uno sport mentale. Per questo ho deciso di ripartire dai piccoli tornei sul rosso. Ero in grado di scendere in campo, anche se non ero in buone condizioni e non giocavo bene”. Dopo l’inizio così così a Vina Del Mar (sconfitto in finale da Zeballos), ha iniziato a sentirsi bene a San Paolo e – soprattutto – ad Acapulco. A suo dire, molto è dipeso dalla motivazione e la gioia per essere tornato. “Dopo un periodo di tempo in cui non è stato possibile fare quello che vuoi veramente fare, hai bisogno di scendere in campo con la giusta freschezza mentale, sapendo che devi essere molto competitivo. Ed è quello che ho provato a fare. E’ stato importante anche il pubblico, con stadi pieni e un grande incitamento”.
 
La battuta d’arresto a Wimbledon, giunta in modalità che hanno alimentato qualche speculazione, è stato il momento peggiore. Ma a Montreal si è rivisto un ottimo Nadal, soprattutto nella semifinale contro Novak Djokovic. Quella contro il serbo è stata la rivalità per eccellenza nel 2011 e nel 2012, poi lo stop di Rafa e l’avvento di Andy Murray hanno cambiato le carte in tavola. Ma adesso potrebbe esserci un tentativo di restaurazione, anche perchè la loro rivalità è quella con il maggior numero di episodi: a Montreal c'è stata la sfida numero 36, mentre Federer-Nadal si sono affrontati sei volte in meno. Un nuovo capitolo potrebbe aprirsi a Cincinnati, ma non prima della finale. E Nadal ha un tabellone molto duro: potrebbe affrontare Roger Federer nei quarti ed Andy Murray in semifinale. Contro il serbo, è avanti 21-15 negli scontri diretti. Dopo averne persi sei di fila nel 2011, ne ha vinti cinque degli ultimi sei. “Cosa è cambiato? Probabilmente la differenza sta su uno o due punti. Nel 2011 ho perso a Indian Wells quando avevo la partita in mano. Poi a Miami mi sono trovato a due punti dalla vittoria. E’ difficile trovare una risposta a tutto questo”.
 
Più interessante la chiave di lettura del serbo, molto atteso a Cincinnati: in caso di trionfo in Ohio, completerebbe un clamoroso Career Masters 1000, ovvero vincere almeno una volta tutti i nove super-tornei del circuito. E pensare che a Cincy vanta ben quattro finali, ma gli è sempre girata male. “Negli ultimi mesi, Nadal è stato più aggressivo. A Montreal, in particolare, era più vicino alla linea di fondo. E colpiva la palla piuttosto rapidamente”. A Cincinnati si sono affrontati un paio di volte in semifinale, con altrettante vittorie del serbo. Questo torneo avrà anche una notevole importanza strategica in termini di classifica: Nadal, infatti, ha l’opportunità di scalzare Murray dal numero 2 ATP: dovesse farcela, avrebbe la garanzia di non affrontare Djokovic prima della finale allo Us Open. Per riuscirci, tuttavia, dovrà vincere il torneo e sperare che lo scozzese non arrivi in semifinale. Al di là di questo, può guardare con fiducia al futuro perchè le statistiche negli scontri diretti sono impressionanti: nel 2013, vanta il 92% dei successi contro i top-10 (tredici vittorie e una sola sconfitta, contro Djokovic a Monte Carlo). Anche se non ha mai incontrato Andy Murray, i suoi numeri fanno paura. In carriera vanta un 68% negli scontri diretti contro i primi dieci. Nell’anno in corso, i suoi rivali hanno fatto registrare percentuali inferiori: 66% per Djokovic, 62% per Murray e 16% per Federer. E se Fish dice che il suo rientro è stato “stupefacente”, lui trova solo ragioni tecniche: “Nel 2005 mi muovevo meglio, ma i miei colpi erano meno incisivi. Oggi sono più forte sul duro”. Proverà a dimostrarlo anche in Ohio. Uno dei pochissimi titoli che gli mancano.