Lo spagnolo batte Gulbis per la settima volta e ironizza sulla superficie veloce che lo attende a Melbourne: “Credevo che Tiley fosse un amico…”. E allora aumenta le discese a rete. 
Rafael Nadal è in ritardo di condizione, ma cresce match dopo match

Di Riccardo Bisti – 3 gennaio 2014

 
Anno nuovo, vita (molto) vecchia. In queste poche parole, c'è tutto l’atteso Nadal-Gulbis al torneo ATP di Doha. Ancora una volta, il lèttone ha giocato alla pari ma non ha saputo sfruttare le opportunità. Il match si è giocato in apertura di 2014, ma è stato simile a quello che si era già visto nel 2008, quando si sono affrontati per la prima volta. Per la settima volta in sette partite, Nadal ha saputo contenere l’assalto di Gulbis. Stavolta non ha avuto grosse complicazioni ed ha chiuso in due set. Di certo è stata una partita diversa rispetto a quella di 10 mesi fa a Indian Wells, dove Gulbis diede spettacolo e arrivò a un passo dal successo. Dopo il match, Nadal disse: “Contro Gulbis, la cosa giusta da fare è giocargli sul rovescio e poi attaccarlo sul dritto”. Ma in Qatar ha fatto il contrario. Per buona parte del match, ha insistito sul dritto dell’avversario (quello dal movimento rivoluzionato un paio d’anni fa) salvo poi sfruttare il campo aperto alla sinistra di Gulbis. Nei punti importanti ha spesso cercato la via della rete. C’è andato 15 volte, raccogliendo 11 punti. E’ un dettaglio importante, segno che Rafa ha recepito l’antifona in chiave Australian Open (troverà un campo più veloce) e sta cercando di adattarsi. Per carità, non è stato il miglior Nadal. Però sembra in crescita: andando avanti così, dovrebbe trovare il top piuttosto rapidamente. Nel secondo set, è stato in svantaggio 3-1 e ha raccolto quattro giochi di fila. Il sorpasso è stato firmato da due passanti che hanno mandato KO gli equilibri psicologici di Gulbis.
 
Come sempre, il lèttone ha giocato all’attacco. Ha tirato 35 colpi vincenti e commesso 38 errori, bilancio tutto sommato accettabile contro Nadal. Per certi versi, la partita è dipesa da lui. Quando metteva in campo la prima palla, oppure teneva la risposta profonda, il punto finiva spesso nelle sue mani. Tuttavia, non ha avuto la capacità di restare a galla per tutta la partita. La differenza è tutta lì, nella tenuta psicologica. Tempo fa, Tommy Haas lo prese in giro: “Se i punti ATP si potessero comprare, Gulbis sarebbe il numero 1”. Se avesse una testa meno ‘calda’, sarebbe certamente tra i top-10. Invece ha bisogno di una o due pause mentali durante la partita. Contro Nadal non puoi permettertelo. Basti pensare al secondo set. Avanti 3-1 e 40-15 sul proprio servizio, sembrava in controllo. Ha avuto quattro palle game, ma non è riuscito a chiudere. Nadal ha capito che era il momento chiave, che il set avrebbe potuto girare. Ed è puntualmente accaduto. Da parte sua, Nadal è stato piuttosto efficace con la prima palla (81% di trasformazione) e ha saputo mixare la necessità di vincere la partita con le esigenze in chiave Australian Open. In semifinale se la vedrà con il tedesco Peter Gojwczyk, uscito vincente dal derby contro Dustin Brown. Il simpatico Peter, in conferenza stampa, ha riferito che Nadal gli ha fatto i complimenti per il successo. “Almeno adesso saprà chi sono. Un paio d’anni fa, allo US Open, l’ho avvicinato negli spogliatoi e gli ho chiesto l’autografo”. Con queste premesse, sarà difficile pensare a chissà quale sorpresa.
 
Lo spunto più interessante arriva proprio in chiave Australian Open. Quando gli hanno riferito che il Plexicushion di Melbourne sarà piuttosto veloce, ha scherzato a voce alta: “M….! Pensavo che Craig Tiley fosse un amico!”. Poi si è fatto serio: “Ok, non c’è problema. Ho vinto tornei su superfici molto veloci. Montreal, per esempio, in più occasioni. Se gioco bene, la velocità della superficie non è un grande problema. Ma se fosse davvero molto, molto veloce, potrebbe esserlo”. E’ lo spirito giusto per affrontare il torneo. Probabilmente Nadal esagera quando auspica un ulteriore rallentamento delle superfici, mentre ha ragione quando difende la terra battuta dalla progressiva cementificazione del circuito. Porta avanti le sue convinzioni, ma evita di lagnarsi a fondo perduto. Si allena, si ingegna e prova ad essere competitivo. State certi che a Melbourne lo vedremo a rete quelle 10-12 volte in più che potrebbero fare la differenza. Nell’altra semifinale si affronteranno Gael Monfils (facile su Brands, giustiziere di Ferrer) e Florian Mayer, che ha dato continuità al successo su Murray battendo in tre set Victor Hanescu.
 
ATP DOHA – QUARTI DI FINALE
Rafael Nadal (SPA) b. Ernests Gulbis (LET) 7-5 6-4
Peter Gojowczyk (GER) b. Dustn Brown (GER) 3-6 6-3 7-6
Florian Mayer (GER) b. Victor Hanescu (ROM) 6-4 6-7 6-4
Gael Monfils (FRA) b. Daniel Brands (GER) 6-2 6-1