Tutte a Wimbledon, tutte in coppia con Robert Lindstedt. Poi, finalmente, ce l’ha fatta insieme a Jean Julien Rojer. Sapeva che la pazienza avrebbe pagato. Ma stavolta sarà più dura: nel 2020, quando si giocheranno le Olimpiadi di Tokyo, il rumeno avrà già compiuto 35 anni. Difficilmente si avvicinerà di nuovo a un oro olimpico (nella nottata brasiliana, quando in Italia albeggiava, ha anche perso nei quarti del misto), quindi sarà dura – molto dura – digerire la sconfitta incassata insieme a Florin Mergea nella finale di Rio de Janeiro. L’oro è andato a Rafael Nadal e Marc Lopez, capaci di rimontare un break di svantaggio nel terzo set, quando sembrava che Tecau e Mergea potessero ottenere quello che Tiriac e Nastase non hanno mai potuto giocarsi, e che Simona Halep non ha voluto. Ma quando era il momento di chiudere, il braccio di Mergea ha preso a tremare e gli ultimi tre game – così come il metallo più pregiato – sono finiti nelle mani degli spagnoli. Il tabellone elettronico ha detto 6-2 3-6 6-4 per Nadal-Lopez (complimenti a Jacopo Lo Monaco, che ancora prima del tabellone aveva sottolineato la pericolosità della coppia spagnola), la storia racconta che per Rafa è il secondo oro olimpico dopo quello ottenuto in singolare, otto anni fa a Pechino. Il primo fu più bello, anche perché simboleggiò il sorpasso a Roger Federer dopo quattro anni di inseguimento, ma questo ha il sapore della rinascita, l’ennesima, dopo tanta sofferenza. La presenza di Nadal alle Olimpiadi è stata in dubbio fino all’ultimo, ma adesso si è preso il doppio e può giocarsi la semifinale in singolare. Non avrebbe potuto chiedere di meglio.
Un trionfo giunto al termine di una giornata molto faticosa, iniziata con il laborioso successo su Thomaz Bellucci nei quarti del singolare. Sicuramente, la stanchezza accumulata potrebbe dare una mano a Juan Martin Del Potro. Nadal e Lopez si conoscono bene, hanno giocato insieme diverse volte, ma quest’anno non era ancora successo. Però Rafa ha affrontato il torneo con la giusta mentalità, sembrava quasi più contento per i successi in doppio che per quelli in singolare. In doppio ha fatto il suo dovere, anche se il protagonista – in negativo – è stato Mergea, che pure aveva giocato molto bene fino allo sprint decisivo. Dopo che Lopez aveva fatto più di un pasticcio nel settimo game del terzo set, il rumeno ha preso a giocare ancora peggio. Tecau, il povero Tecau, ha provato a tenere a galla la coppia, ma non è stato sufficiente. Una volèe affossata in rete regalava il controbreak agli spagnoli, poi era lui a cedere il servizio nell’ultimo game, sparando fuori uno smash sul matchpoint. Gioia ed esaltazione assoluta per gli spagnoli. “Vincere un oro con uno dei miei migliori amici resta qualcosa di indimenticabile – ha detto Nadal – ed è incredibile vincere dopo due mesi e mezzo quasi senza allenarsi. Per me è bellissimo vincere, anche se sono in svantaggio rispetto a Del Potro: non ha senso mettermi come secondo match, tenendo conto che domani ho solo un impegno. Non è la prima volta che l’ITF fa qualcosa del genere. Ma adesso non è tempo di pensarci, sono troppo contento. Sono rimasto 25 giorni senza tirare il dritto. Può sembrare presuntuoso dirlo, ma aver raggiunto le semifinali in singolare dopo tutti questi problemi penso che sia un merito”. Di sicuro è un merito, di sicuro gli darà una carica incredibile per tornare nel tour. E pensare che questa coppia è nata per caso, perché inizialmente Nadal doveva giocare con Fernando Verdasco….
Nadal / Lopez (SPA) b. Mergea / Tecau (ROM) 6-2 3-6 6-4
Finale per il terzo posto
Johnson / Sock (USA) b. Nestor / Pospisil (CAN) 6-2 6-4