Senza offrire un gran tennis, lo spagnolo si aggiudica il torneo di Rio de Janeiro, aggancia l’argentino e viene premiato da Guga Kuerten. “Se l'ATP desse più importanza al Brasile…” 
Rafael Nadal ha vinto 62 titoli ATP, 43 sulla terra battuta

Di Riccardo Bisti – 24 febbraio 2014

 
Il Brasile porta fortuna a Rafael Nadal. Non ci ha ancora perso una partita. Nel 2005 vinse il defunto torneo di Costa do Sauipe, lo scorso anno si è ripetuto a San Paolo e oggi ha trionfato all'ATP 500 di Rio de Janeiro, battendo in finale Alexandr Dolgopolov con il punteggio di 6-3 7-6. L’ucraino avrebbe forse immaginato un epilogo diverso, una specie di indennizzo per quello che sta succedendo nel suo paese (ha anche giocato con una coccarda nera sul petto). Ma di fronte c’era il miglior terraiolo di sempre, stimolato dalla presenza di Guga Kuerten in tribuna. Le carriere di Nadal e del brasiliano si sono appena incrociate, ma in molti avrebbero voluti vederli uno contro l’altro. Si dovranno accontentare di una foto-ricordo in cui Guga consegna a Rafa il 62esimo trofeo della sua carriera. A proposito di terraioli, Nadal vola al settimo posto tra i pluri-vincitori dell’Era Open, agganciando il grande Guillermo Vilas. Probabilmente, il successo a Rio sarà ricordato più per questo che per i contenuti tecnici. Nadal è ancora lontano dalla forma migliore. In Brasile ha presentato una versione di sè decisamente vulnerabile, come mostrato in semifinale da Pablo Andujar. Se il connazionale avesse avuto un pizzico di coraggio in più, probabilmente avrebbe sfruttato uno dei due matchpoint avuti nel tie-break del terzo set. “Ho avuto la capacità di accettare una giornata negativa. E mi sono dato la possibilità di giocare un’altra partita” aveva detto Nadal. Anche se non corre (ancora) come ai bei tempi, anche se il dritto pesa “solo” quintali e non tonnellate, Rafa è sempre più forte di tutti. Contro l’ucraino è bastato giocare con grande attenzione e approfittare degli omaggi di “Dolgo” nelle fasi finali.
 
Un break era sufficiente a chiudere il primo set (6-3, sigillato con un ace), anche se nell’ottavo game Dolgopolov si era procurato tre palle break, tutte annullate con attenzione. Nel secondo, tutto sembrava filare verso l’ennesima vittoria dello spagnolo: avanti di un break, palla per il doppio break…ma Dolgopolov è rimasto a galla. In fondo non aveva nulla da perdere, e i pallettoni di Nadal non erano così mortiferi. Non è un caso che abbia infilato decine di colpi vincenti, sia con il dritto (dal movimento così estemporaneo da sembrare una pennellata) che con il rovescio. In alcuni scambi, Alexandr sembrava essere andato a lezione da Djokovic: evitava che il drittone incrociato di Rafa salisse troppo e lo puniva con terrificanti rovesci bimani d’anticipo. Ma non c'era continuità. Per ogni vincente c'erano un paio di errori. Alla fine, i conti non tornano. Nadal ha confermato le ruggini del giorno prima quando è andato a servire per il match sul 5-4. Non ha chiuso un punto dopo aver tirato uno smash non difficile, e si è trovato 5-5. Tuttavia, non si è mai avuta la sensazione che il match potesse girare. E il tie-break ha confermato le sensazioni: vincendo il torneo, Rafa ha confermato i 500 punti conquistati lo scorso anno ad Acapulco (e non li difenderà: vade retro, cemento!) e rafforza il suo spazio privilegiato nella storia del tennis. Magari non vincerà 10 tornei come l’anno scorso, ma ci sono ottime possibilità che già nel 2014 possa superare Pete Sampras e Bjorn Borg, fermi a 64 titoli. E Roger Federer, a quota 77 da otto mesi, non è poi un miraggio.
 
Durante la premiazione, oltre alle consuete frasi di circostanza, ha detto che il Brasile (e il Sud America in generale) dovrebbe avere maggiore considerazione presso l’ATP. In settimana avevano fatto scalpore le dichiarazioni di zio Toni, secondo cuie il nipote non si è ancora aggiudicato il Masters “per colpa” dell’ATP che continua a programmare le ATP World Tour Finals sul cemento indoor. Tenendo conto che il Brasile è in forte espansione socio-economica, e che a suo tempo si era parlato di una candidatura proprio di Rio per il Masters, erano parole di facile interpretazione. Probabilmente non verrà accontentato, ma intanto continua a vincere e consolida la leadership ATP. A parte Novak Djokovic, gli altri distano anni luce. E i 500 punti di Rio sono utili in vista dei prossimi impegni, quando dovrà contenere le pesanti scadenze fino al Roland Garros. Le 302 settimane di Roger Federer sono lontanissime e (quelle si) irraggiungibili, ma l’impressione è che Nadal abbia ancora parecchio inchiostro da riversare sul quaderno della storia. I grandi successi nascono anche da quelli piccoli. E Rio de Janeiro ha svolto alla perfezione il suo compito.
 
ATP RIO DE JANEIRO – FINALE
Rafael Nadal (SPA) b. Alexandr Dolgopolov (UCR) 6-3 7-6(3)
 
TITOLI NEL CIRCUITO ATP
1 – Jimmy Connors 109
2 – Ivan Lendl 94
3 – John McEnroe 77
4 – Roger Federer 77
5 – Pete Sampras 64
5 – Bjorn Borg 64
7 – Guillermo Vilas 62
7 – Rafael Nadal 62
9 – Andre Agassi 60
10 – Ilie Nastase 57