di Giorgio Spalluto – foto Getty Images
In attesa che Inter e Bayern Monaco sempre a Madrid si diano battaglia tra pochi giorni per conquistare il terzo titolo stagionale (quello indubbiamente più prestigioso), è Rafa Nadal ad anticipare tutti e incamerare il terzo Master1000 “rosso” di fila, come non ci era mai riuscito nessuno dall’introduzione di quelli che venivano chiamati “Super9”.
Il primo titolo conquistato nella capitale spagnola, da quando si è rifatta il trucco traslocando nella splendida Caja Magica, coincide con il 18° Master1000 vinto in carriera: superato il record di 17, appartenuto per 6 anni ad Andre Agassi che, però, li aveva conquistati in un arco temporale molto più ampio (1990-2004), rispetto a quanto fatto dal maiorchino, vincitore del primo Master Series, solo nel 2005, a Montecarlo.
Per suggellare l’ennesima impresa di una carriera straordinaria, c’era bisogno di un ultimo atto all’altezza, non a senso unico come quelli di Montecarlo e di Roma ai danni degli sventurati Verdasco e Ferrer.
Il fatto che di fronte al maiorchino ci fosse l’avversario di sempre, capace di batterlo nell’ultimo scontro diretto, per di più nella finale della prima edizione terraiola del Master1000 di casa, rappresentava un’occasione davvero troppo speciale per lasciarsela sfuggire.
Per la decima volta, nei loro dodici incontri sul rosso, ad avere la meglio è stato il Nino di Manacor, magari non ancora quello devastante di due anni fa, ma sempre capace di mettere alle corde nell’angolo sinistro il numero 1 del mondo.
Il primo set non sembra all’altezza delle enormi aspettative riposte nel 21° capitolo di questa straordinaria rivalità, che mancava all’appello da troppi giorni, ben 364.
Dopo aver annullato una palla break nel secondo gioco, è Nadal il primo a strappare la battuta allo svizzero che, però, si rifà subito sotto grazie a una serie inconsueta di errori del maiorchino. Il break che decide il primo set giunge nel settimo game, sul 3-3, con Federer che sul 4-5 spreca la solita quantità industriale di palle break, come è solito fare da un po’ di tempo a questa parte. Dopo aver annullato al numero 1 del mondo quattro opportunità per recuperare il break, lo spagnolo riesce a chiudere la frazione per 6-4, con uno splendido passante.
Il livello di gioco si impenna nel secondo set, grazie soprattutto allo svizzero che si ricorda di possedere un repertorio nettamente superiore al suo avversario. Una serie di palle corte incrinano, per un attimo, le sicurezze del maiorchino che, per due volte, si fa rimontare un break di vantaggio. Si giunge così al tiebreak, con Federer che si porta prima sul 2-0 e poi sul 4-2. Prima una non impossibile voleè bassa di dritto, poi una palla corta sul nastro, tradiscono l’elvetico che cede 4 punti di fila, concedendo a Rafa 2 matchpoint. E’ un inconsueto “liscio” dello svizzero, causato da cattivo rimbalzo, a consegnare al maiorchino il successo numero 39 della sua scintillante carriera, 28 dei quali sull’amata terra battuta, come Ivan Lendl e Ilie Nastase.
Per Roger Federer si chiude un torneo comunque positivo, che non gli consente, però, di assicurarsi matematicamente la certezza di eguagliare, all’indomani del Roland Garros le settimane da numero 1 di Sampras, 286. Perché ciò accada, lo svizzero dovrà quantomeno giungere in semifinale, in modo da mettersi al riparo da un eventuale sorpasso del maiorchino, possibile solo in caso di quinto successo al Roland Garros.
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La fase finale dell’incontro con il matchpoint “ciccato” da Federer