AUSTRALIAN OPEN – Pur servendo male, lo spagnolo supera Dimitrov in quattro set e vola in semifinale. Carica agonistica e un pizzico di fortuna hanno fatto la differenza.
Ancora una volta, Rafael Nadal ha fatto la differenza sul piano mentale
Di Riccardo Bisti – 22 gennaio 2014
Grigor doveva inventarsi qualcosa. Con il suo tennis così simile a quello di Federer (ecco, lo abbiamo detto…), spesso perdente contro Nadal, aveva bisogno di un diversivo per non far prendere una cattiva piega alla sua probabile rivalità contro Rafal Nadal. In fondo, se lo spagnolo e Federer, con cinque anni di differenza, hanno giocato 32 volte (e venerdì diventeranno 33), perché non aspettarci una ventina di scontri diretti con il rampante bulgaro? Molti pensano che Federer abbia un gap psicologico contro Nadal, e allora Dimitrov che fa? Poco prima di scendere in campo, è andato in bagno all’ultimo momento e ha lasciato Rafa da solo nel tunnel che conduce agli spogliatoi. E al momento di effettuare il sorteggio, lo ha fatto aspettare per un altro minutino. Trucchi psicologici che Nadal conosce bene, usandoli spesso a suo favore. E’ tornata in mente la storica finale di Wimbledon 2008, quando Federer dovette attendere un’eternità prima di poter cominciare la pugna. Perdente. Ma Nadal, oltre ad essere un gran giocatore, è anche un immenso agonista. Ancora una volta, ha vinto il match più con la presenza agonistica che con un tennis sdrucito, messo in crisi dalla fastidiosa ferita alla mano sinistra che – dice – gli impedisce di servire al 100%. Ha impiegato 3 ore e 37 minuti per cancellare un Dimitrov finalmente competitivo, rigenerato dalla cura Rasheed nei due ‘colpi’ che gli mancavano: testa e fisico. Dei trucchetti psicologici abbiamo già detto, e comunque ha tenuto testa a Rafa per tre set. Fisicamente, ha corso come un velocista per almeno tre ore. Poi è crollato, ma è stato un insieme di cose. Inesperienza, prima di tutto. Eccolo qui, il 3-6 7-6 7-6 6-2 che ha spedito Nadal in semifinale all’Australian Open e rafforza il suo status di numero 1 ATP. I 1.640 punti che Djokovic perderà gli daranno ossigeno e la certezza (non matematica, ma virtuale) di restare al comando fino a primavera inoltrata.
Ma mentre giocava aveva ben altri pensieri per la testa. “Il problema alla mano non mi ha dato fastidio nei colpi, ma un po’ al servizio. Ho servito piano, male, avevo la cattiva sensazione che la racchetta mi scappasse via. E tutto il tuo gioco è condizionato se un colpo importante come il servizio non funziona”. In effetti, Nadal ha dovuto combattere anche contro se stesso. Ad esempio, nel secondo set, quando è andato avanti 2-0, poteva girare la partita con più facilità. Ma ha commesso tre doppi falli in un game, consentendo al bulgaro di tornare in partita. In quel momento, la combinazione servizio-dritto di Dimitrov funzionava ancora a meraviglia. I due sono arrivati al tie-break senza colpo ferire, e lì Rafa ha messo in mostra tutta la sua lucidità, pareggiando i conti con uno splendido passantino in avanzamento. Più in generale, aveva capito che non poteva limitarsi a palleggiare. E nel momento del bisogno si è spesso presentato a rete, peraltro con ottimi risultati. I buoi sembravano scappare a inizio terzo set, quando volava fino al 4-2. Ma ancora una volta regalava qualcosa con il servizio e consentiva a Dimitrov di recuperare. Il match si decideva nel tie-break, quando Rafa sparava in corridoio due dritti consecutivi che regalavano a Dimitrov il setpoint (ne aveva già avuto uno sul 6-5, in tutto saranno tre). In quel momento, per la prima volta, Dimitrov sentiva la tensione e sbagliava tutto. Crollava sotto il peso dei buoi (anzi, dei tori) che scappavano furiosi dalla stalla che aveva meticolosamente costruto. E il quarto set era un supplizio, terminato nelle lacrime malcelate sotto l’asciugamano dopo la stretta di mano. E così Nadal rifila a pubblico e appassionati un’altra lezione su come si possano vincere le partite anche giocando così così.
“Onestamente non mi sono sentito superiore a Dimitrov sul piano fisico, neanche nel quarto set. A un certo punto, la partita è diventata molto mentale” ha detto Nadal, che ha rifiutato – con eleganza – di paragonare il rovescio di Dimitrov con quello di Federer. “E’ una domanda difficile. Se dico che non mi ha messo in difficoltà sembro presuntuoso, ma se dico di si sembra che io sottovaluti il rovescio di Roger. C’è una cosa che non mi è piaciuta: quando giocavo il dritto in cross, troppo spesso Dimitrov riusciva a spostarsi sul suo dritto ed evitare il rovescio”. A parte la delusione per la sconfitta, il bulgaro può essere contento. Molto contento. E’ cresciuto in modo esponenziale. L’impressione è che sia finalmente pronto per compiere un salto di qualità a livello di top-10, forse anche qualcosa di più. Si è detto deluso, molto deluso. Pensava di poter vincere. “Non mi aspettavo niente di diverso dalla vittoria. Ma devo fare i complimenti a Nadal, è un grande campione e ancora una volta ha fatto emergere la sua fisicità. Ha detto che ho tutto per diventare un grande campione? Lo ringrazio, ma adesso ho bisogno di risultati per dimostrare che ha ragione”. Il mix tra gioia e tristezza è forse la cosa migliore di questo Dimitrov. Ha smesso di guardarsi allo specchio e gli è venuta fame di vittorie. Se continua così, troverà un posto privilegiato nel banchetto.
AUSTRALIAN OPEN 2014
SINGOLARE MASCHILE – Quarti di finale
Rafael Nadal (SPA) vs. Grigor Dimitrov (BUL) 3-6 7-6 7-6 6-2
Roger Federer (SUI) b. Andy Murray (GBR) 6-3 6-4 6-7 6-3
Tomas Berdych (CZE) b. David Ferrer (SPA) 6-1 6-4 2-6 6-4
Stanislas Wawrinka (SUI) b. Novak Djokovic (SRB) 2-6 6-4 6-2 3-6 9-7
Lo splendido punto con cui Nadal si è aggiudicato il secondo set
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