‘Nole’ approfitta di un irriconoscibile Nadal, la spunta per 6-3 6-4, e si prende il titolo delle Atp Finals per la terza volta. Da quando ha ceduto lo scettro di numero uno Atp, il serbo non ha più perso un incontro… Da Londra, MARCO CALDARA

Da Londra, Marco CaldaraFoto Getty Images

 

È cambiato l’avversario della finale ma non il vincitore delle Atp World Tour Finals di Londra, finite per il secondo anno di fila nelle mani di Novak Djokovic. Nel 2012 il serbo negò il settimo sigillo a Roger Federer, mentre questa volta si è imposto battendo per 6-3 6-4 in finale Rafael Nadal, obbligato a rimandare di nuovo l’assalto all’unico grande torneo che ancora manca nella sua bacheca. Visti i nomi dei due protagonisti ci si aspettava una bella finale, ma purtroppo non è stato così. La colpa è principalmente della pessima vena di Nadal, che dopo aver giocato un ottimo torneo si è completamente perso nel momento più importante. Per lunghi tratti è parso di rivedere il giocatore del 2011, che nelle finali contro Djokovic non riusciva a essere incisivo, calando nettamente di rendimento rispetto ai suoi standard. La stessa cosa avvenuta oggi, in un match che ha visto ‘Rafa’ subito costretto a inseguire, e incapace di contrastare un rivale comunque tutt’altro che eccezionale. Ma Djokovic è stato bravo a costruire la sua vittoria sui ben 23 errori non forzati del maiorchino (a fronte di appena 9 vincenti), mettendo fine all’incontro dopo 1 ora e 36 minuti di gioco.

 

Nella quinta finale, in 44 anni di torneo, con di fronte i primi due giocatori della classifica mondiale, Djokovic ha allungato sin dall’inizio, portandosi sul 3-0 con un parziale di 12 punti a 4. Ha mancato l’occasione per raddoppiare il break, e in men che non si dica ha visto il rivale agguantarlo sul tre pari. Tutto vanificato, ma ‘Nole’ non ne ha fatto un dramma, e ha piazzato un nuovo allungo sul 4-3, con la complicità di ‘Rafa’. Sul 30-40 lo spagnolo non ha chiuso una volèe tutt’altro che impossibile, permettendo al rivale di prendere in mano l’inerzia dello scambio con un preciso lob e quindi di chiuderlo a rete qualche palla più tardi. Un punto di Djokovic vinto alla Nadal, che il maiorchino ha accusato tanto da non riuscire più a riprendersi. In apertura di secondo set si è salvato da 0-30, ma giocando un pessimo game (con tre diritti sbagliati di fila) ha perso nuovamente il servizio sull’1-1, e non ha più avuto l’occasione di recuperare. Ma qualche brivido a Djokovic l’ha saputo creare comunque, prima accorciando sul 4-5 dopo aver salvato un match-point, e quindi risalendo da 30-0 sotto a 40-40 nell'ultimo game. Ma Djokovic non ha tremato, si è guadagnato una terza palla del match con un ace, e l’ha concretizzata grazie all’ennesimo diritto largo di Nadal.

 

Da sottolineare l’esultanza molto sobria del serbo, che si è limitato a sorridere con le braccia al cielo, quasi si aspettasse l’ennesima maratona e sia invece stato sorpreso, lui stesso in primis, dal rendimento negativo nel rivale, tanto da non voler infierire con eccessivi festeggiamenti al termine di un match mai in discussione. Battendolo in finale agli Us Open, Nadal ha guadagnato i punti necessari per strappargli di lì a poco lo scettro di numero uno del mondo, ma da quel momento Djokovic non ha più perso un incontro, rispondendo con quattro titoli consecutivi (Pechino, Shanghai, Bercy e Londra) in poco più di un mese e una striscia di 22 vittorie di fila (72-9 il bilancio stagionale). Il miglior modo possibile per mostrare a Nadal le proprie intenzioni in vista di un 2014 che, come di consueto, partirà a gennaio dall’Australia, la terra di conquista prediletta del serbo. Appuntamento dunque al prossimo anno, per l’ennesimo capitolo della saga con più scontri diretti di tutta l’era Open.

 

Twitter:@MarcoCaldara