Rafa non dà scampo al connazionale nel primo “quarto” tutto Spagnolo a New York. In semifinale affronta il russo Youzhny…

di Gabriele Riva – foto Getty Images

 

Il primo quarto di finale tutto spagnolo della storia degli Us Open spedisce in semifinale Rafael Nadal. Lo mette di fronte a Mikahil Youzhny. Russo, destrorso. Praticamente tutto un altro ritratto di avversario rispetto agli ultimi due che ha dovuto incontrare: connazionali, mancini. Dopo essersi sbarazzato negli “ottavi” di Feliciano Lopez, il n.1 del mondo ha fatto fuori anche Nando Verdasco in poco più di due ore su un Arthur Ashe non stracolmo ma zeppo di giubbotti antivento a contrastare i 20 gradi pungenti di una tarda serata nel Queens.

 

Che ci si scambia schiaffi e non carezze lo si capisce subito. Gli sberloni arrivano di qua e di là ma a cavallo tra secondo e terzo game è Verdasco a colpire più forte. Arriva un parziale di otto punti a zero in suo favore e con questo arriva anche il break, ottenuto a zero con due colpi vincenti. Dal possibile 2-0, Nadal si trova sotto dopo aver perso il servizio e non aver sfruttato tre palle break in due turni di battuta avversaria. Detta così sembra normale, eppure Rafa fin qui, vale a dire fino ai “quarti”, il servizio non lo aveva mai perso a New York 2010.

 

C’è tanto tanto vento (ancora!): è difficile servire, Rafa sceglie di giocare molti back di rovescio ma sbaglia molto, soprattutto con il diritto, e da perfezionista compulsivo qual è, la cosa non gli piace per nulla. Anzi, lo fa proprio irritare: allora ecco che arrivano smorfie, richieste di challenge con fare stizzito e – perché un campione è sempre un campione – i “vamos” urlacciati nervosamente quando la misura comincia a tornare. Fa capolino anche un po’ di fortuna quando per salvare la quinta palla break concessa Verdasco si affida all’ace esterno; buono per tutti ma non per Nadal che alza l’indice al Padreterno chiedendo la “moviola”. Dall’ace al doppio fallo il passo è breve, la parità a quota quattro è cosa fatta. Vento o non vento, dal diritto di Verdasco continuano a uscire badilate che scuotono la terra e che costringono il n.1 del mondo a lottare non poco ogni qual volta si trovi a servire. Ma i game undicesimo e dodicesimo danno otto punti su otto al maiorchino che nel momento buono, sul 6-5 in suo favore, si mette a rispondere a pochi centimetri dalla linea di fondo. Risultato tre palle del set, che si conquista in 59’ minuti con una volée di diritto.

In pratica finisce qui.

 

La compassione fa difetto a chi vince per otto volte un titolo dello Slam: così Nadal non ha la benché minima comprensione per un avversario che nemmeno 48 ore prima era stato in campo in un match intramontabile e crudele quanto la corrida. I tori feriti, Ferrer e Verdasco per l’appunto. Il matador lo fa due giorni dopo Rafa, col diritto e col rovescio continua a infilare lame nella cotenna spessa e dura che Nando nasconde tra la maglietta e i pettorali. Il madrileno sente le sofferenze del fisico – prima della maratona con Ferrer aveva dovuto superare anche quella con Fognini al primo turno per un totale di oltre 12 ore in campo in queste due settimane – ma non lo dà a vedere mantenendo la fama di Infaticabile (quest’anno ha giocato tanto, tantissimo… pure troppo). I due break che danno la vittoria a Rafa consegnandogli anche i restanti due parziali non fanno altro che portare a undici su undici il bilancio dei precedenti tra i due, lista in cui spicca la semifinale agli Australian Open 2009, per incertezza e spettacolarità – 6-7(4) 6-4 7-6(2) 6-7(1) 6-4 – e la finale di Monte-Carlo 2010, per manifesta superiorità  – 6-1 6-0. Quella di Melbourne era stata l’ultima volta sul duro, prima che la sfida si spostasse solo sul rosso.

 

Torniamo a Nadal. Per uno che ha perso una volta sola il servizio in tutto il torneo, sembra impossibile perdere un set. Figuriamoci un match. Così Youzhny, sotto 7-4 negli scontri diretti, assomiglia più a un casello che a un vero e proprio ostacolo lungo la finale di domenica. L’autostrada è quella che porta alla ricerca delle 21 vittorie consecutive in un torneo dello Slam nonché al terzo titolo di fila, dopo quelli di Roland Garros e Wimbledon.

 

Risultato

Rafael Nadal (Spa) b. Fernando Verdasco (Spa) 7-5 6-3 6-4

 


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