Durante il Masters 1000 di Monte Carlo, Rafael Nadal si è innervosito quando gli hanno ricordato i commenti di Roselyne Bachelot sulla sua presunta sospensione per doping nel 2012. “No, è abbastanza. Ho detto abbastanza sull’argomento. Grazie”. E se n’è andato. Una scortesia rara, quasi inedita per un giocatore sempre molto disponibile e decisamente migliorato nell’efficacia della comunicazione. Oggi conosciamo il perché della reazione: insieme ai suoi legali stava ultimando la querela per diffamazione rivolta all’ex Ministra francese. Dopo i successi a Monte Carlo e Barcellona, Rafa sta utilizzando la settimana di riposo per mettere alcuni punti sulle “I”. Si è stufato di ascoltare (e leggere) tante accuse senza replicare, o limitando le sue risposte a qualche esalazione in sala stampa. Nadal non si è limitato alla querela nei confronti della Bachelot, ma ha scritto una lettera all’ITF, di cui è venuta in possesso l’agenzia di stampa Associated Press. La missiva si chiude con una richiesta: Rafa vorrebbe che fossero resi pubblici tutti i risultati dei suoi test antidoping. “Non si può più essere liberi, nel mondo del tennis, di parlare e accusare senza prove”. La lettera è pervenuta al presidente ITF Dave Haggerty lo scorso lunedì, proprio mentre a Parigi si muovevano i primi passi di un’azione legale. “Io so quante volte sono stato controllato, sia durante che al di fuori delle competizioni – ha scritto Nadal – per favore, rendete pubblici i miei dati. Per favore, rendete pubblico il mio passaporto biologico, la storia completa riguardante i miei controlli antidoping. A partire da adesso, vi chiedo di comunicare quando vengo controllato e i relativi risultati non appena sono sfornati dai vostri laboratori. Inoltre vi incoraggio a intraprendere alcune azioni legali se qualcuno dovesse diffondere notizie non veritiere”.
A questo punto, l’ITF non poteva negare di aver ricevuto la nota di Nadal. Tra l’altro, proprio qualche giorno fa, lo stesso Haggerty aveva promesso maggiore trasparenza da parte della Federazione Internazionale. “Possiamo confermare che il signor Nadal non è mai risultato positivo a un controllo antidoping sotto il Tennis Antidoping Program, e non è mai stato sospeso per aver violato le norme antidoping o per qualsiasi altra ragione legata a programma” hanno scritto in un comunicato di risposta alla stesso ATP. Interessante il discorso sulla “pubblicità” degli esiti dei test: l’ITF ha informato che tutti i giocatori hanno accesso ai dati dei loro test attraverso la banca-dati della WADA, e sono liberi di renderli pubblici. In altre parole, non collaboreranno alla richiesta di Nadal, ma lasciano carta bianca al giocatore (e a tutti gli altri) di rendere pubblico qualsiasi informazione, previa una verifica della correttezza dei dati trasmessi. Nella sua lettera, Nadal ha continuato a lamentarsi: “E’ inaccettabile e soprattutto ingiusto che qualcuno che dovrebbe avere una certa conoscenza dello sport, a un certo punto possa dire una cosa del genere senza prove e nemmeno indizi”. L’allusione era alle frasi di Roselyne Bachelot, oggetto della querela presentata circa 48 ore fa.
Senza alcun freno inibitorio, il maiorchino ha condito la lettera con alcune considerazioni personali. Ad esempio, ritiene che una parte dei media, del pubblico e degli sponsor non si fidano più del sistema antidoping. “Non hanno fiducia nel tennis e pensano che gli organi di controllo coprano le magagne e non facciano niente per risolverle. Ma noi sappiamo che non è vero. Credo che sia giunto il momento che il nostro sport e gli organi che lo governano facciano un passo in più e comunichino in modo corretto con l’esterno”. Da parte sua, ha spiegato, c’è sempre stata massima disponibilità a a parlare dell’argomento. “Dobbiamo continuare con la lotta al doping e farla nel miglior modo possibile. Da tennista, sono sicuro che il nostro sport sia pulito. E’ necessario che il tennis diventi il fiore all’occhiello di un mondo dove la trasparenza e l’onestà siano due pilastri della nostra condotta e del modo di vivere”. A parte i toni, fin quasi aggressivi (e per questo sorprendenti), bisogna riconoscere a Nadal una certa coerenza. Non è la prima volta che si schiera a favore di una pubblicazione integrale dei dati dei controlli antidoping. In effetti, le statistiche diffuse annualmente dall’ITF non dicono granché. Addirittura non viene segnalato nemmeno il numero esatto di controlli per ciascun giocatore, ma vengono inseriti in un “range” (da 1 a 3, da 4 a 6, da 7 in su). In un certo senso, l’ITF lo ha “sfidato”: avrà voglia, primo in assoluto, di pubblicare i suoi dati? E se lo facesse, quali reazioni susciterebbe tra i colleghi? La situazione è potenzialmente esplosiva.