dal nostro inviato a Roma Gabriele Riva – foto Ray Giubilo
Comincia alle 16 e 11 minuti la finale di Roma. Nadal alza la sua quinta coppa nella Città Eterna che sono le nove meno un quarto della sera. Il maiorchino, che qui ha vinto quattro volte, ha centrato la cinquina in quella che è stata la prima finale al Foro tra due giocatori spagnoli dal 1930: Nadal appunto, e un ottimo David Ferrer. Per quanto riguarda i numeri, quello più importante nel mirino di Nadal era il diciassettesimo titolo Masters 1000, come quel mostro sacro di Andre Agassi Obiettivo raggiunto, ma a tarda sera. Tutta colpa della pioggia che ha reso interminabile questa autunnale domenica d’inizio maggio. Fin dal primo 15 si è capito che avrebbe vinto lei. Le gocce hanno accompagnato i due, che si sono incontrati ben 13 volte in passato (10 vittorie di Rafa), fin dai primi scambi. Dopo soli 47 minuti, alle 16.58, l’incontro si ferma. 4-4, 40-15 il risultato. Nessun break, qualche occasione per Nadal (5 palle break tutte nel quinto game e sempre salvate dalla combinazione servizio centrale e diritto entrando in campo), nessuna per l’allievo di Javier Piles.
Si ricomincia dopo circa un’ora sotto un cielo che non promette nulla di buono, e infatti c’è lo spazio per soli sei game. Ma sei game fondamentali. Lo spazio necessario per due break di Nadal. Uno in chiusura di parziale, per portarsi avanti di un set, e uno in apertura di secondo, quando Rafa ha nettamente innalzato il livello. Alla quarta palla break Ferrer sbaglia. 2-1 e servizio Nadal. La pioggia già era ripresa a cadere sul finire del primo parziale. Poi però è aumentata d’intensità e ha costretto alla seconda interruzione.
Questo match s’ha da finire. Esigenze logistiche legate ai diritti televisivi lo impongono. Secondo il regolamento Atp si può ricominciare a patto che non si sforino le 21.30. La pioggia diminuisce, via i teloni e tutti in campo. Lo stadio ora è quasi deserto, pochi i coraggiosi rimasti a sfidare l’umido teverino del Foro Italico. Già dopo la prima sospensione, a dire il vero, molti spettatori si erano trasformati in seggiolini vuoti. Dopo la seconda, che è coincisa anche con il secondo break di Nadal, si è tornati a giocare alle 20.15, quasi due le ore di stop. Rafa rientra in campo – a differenza del clima – bello caldo. Così tiene il servizio a zero facendo capire al connazionale di Valencia che lui c’è. Nel settimo game altre due palle per accorciare i tempi e sfrutta la prima con l’ausilio di un Ferrer arrugginito dalla pioggia.
Dopo quattro ore e venti minuti di lotta e attesa, Nadal va a servire per la prima volta per alzare la coppa e per portarsi a quota 26 nel computo di titoli vinti sulla terra rossa, ormai staccato Clerc (21), nel mirino Lendl e Nastase (28). Dal campione che è, non si lascia scappare l’occasione. Con una volée alta di diritto si procura il primo match point. Basta il servizio per andare sotto l’acqua, questa volta della doccia per fortuna, ed esultare in maniera molto più contenuta rispetto alle abitudini e a quanto fatto vedere a Monte-Carlo. Un’esultanza figlia probabilmente di una giornata snervante, che certamente gli ha procurato l’ennesimo trionfo rosso, 434.000 dollari formato assegno e 1000 punti del ranking ma che gli ha pure causato parecchia insofferenza. Quella stessa insofferenza che potrebbe avergli portato la vittoria: sia dopo la prima che dopo la seconda pioggia infatti Nadal è tornato in campo risoluto e aggressivo, ha ritrovato profondità nei colpi e ha piegato la resistenza di un Ferrer sicuramente in palla. L’allievo di coach Piles, pur perdente a Roma, resta comunque il più vincente sulla terra rossa 2010, con 29 successi e 9 sconfitte. Nadal ne ha vinte 25 (e perse 4) ma in questo 2010 si è già portato a casa due Masters 1000 e tanta fiducia per il Roland Garros.
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