Pare che in Australia abbiano velocizzato (e non poco) i campi. Di sicuro ad Abu Dhabi erano molto rapidi. Nadal non ci sta: “Così svanisce ogni strategia”. E a Doha giocherà il doppio.
Secondo Nadal, il campo di Abu Dhabi era troppo veloce
Di Riccardo Bisti – 30 dicembre 2013
Prima polemic(ucci)a del 2014. La miccia potrebbe diventare una fiamma se all’Australian Open dovesse esserci un campo rapido come quello di Abu Dhabi, dove Novak Djokovic si è aggiudicato per la terza volta il Mubadala World Tennis Championships. Un campo veloce, forse troppo. Ed ecco, puntuale, la stizza di Rafa Nadal. Lo spagnolo è arrivato terzo, sconfitto da Ferrer in semifinale ma vincitore su Tsogna nella ‘finalina’. A suo dire, i campi devono essere rallentati. Motivo? Più il campo è lento, più i tennisti hanno la possibilità di sviluppare una strategia. “Se pensiamo alle più belle partite degli ultimi 20 anni, le più memorabili sono state quelle con giocatori che lottavano dalla linea di fondo – ha detto Nadal – non certo quelle dove ci si basava sul servizio e 1-2 tiri. Le partite con scambi memorabili sono quelle che generano la passione, il livello emozionale è superiore. La sfida diventa più fisica, tattica…e gli appassionati vengono maggiormente coinvolti”. Nella sua riflessione, Nadal ha citato la finale dello Us Open 2011 contro Novak Djokovic. Ha ricordato un momento, tra il secondo e il terzo set, in cui non sentiva il rumore della palla perchè il pubblico era scatenato. “Giocavamo scambi pazzeschi a ogni punto, e questo ha reso molto speciale quella partita”. Condizioni molto diverse rispetto a quelle trovate ad Abu Dhabi, dove secondo Nadal era impossibile trovare una tattica e sviluppare una strategia. “Al massimo c’erano 2-3 scambi per ciascun punto”.
Si accende, dunque, il dibattito sulla velocità dei campi nei primi tornei dell’anno. Abu Dhabi era una semplice esibizione, ma da più parti si sente dire che i campi australiani sono stati velocizzati. Sarebbe un ritorno al passato dopo che negli ultimi anni si era giocato in condizioni piuttosto lente. Un campo più veloce metterebbe in difficoltà proprio Nadal, dando una mano ai picchiatori. Anni fa, avremmo detto che era un vantaggio per gli attaccanti. Il fatto è che oggi, l’attaccante puro, non esiste più. Lo stesso Roger Federer non lo è più da una dozzina d’anni. E il fatto che abbia inserito Stefan Edberg nel suo team non significa che lo vederemo adottare il serve and volley. “Se fossi allenato da Thomas Muster non vorrebbe dire mettermi a palleggiare tre mesi dietro la linea” ha detto lo svizzero a Brisbane, dove esordirà nei prossimi giorni. Un campo veloce sarebbe perfetto per i grandi battitori. Berdych, Raonic, lo stesso Murray…Un altro indizio arriva dalla Hopman Cup di Perth. Secondo Darren Cahill, ex giocatore, ottimo allenatore e attuale opinionista, è il campo è più veloce rispetto agli anni scorsi. Ed è lo stesso a Brisbane, dove si sta giocando il primo combined dell’anno. La ex doppista Rennae Stubbs, oggi opinionista per la TV australiana, ha detto che il campo è più rapido, ed anche le palle sono più veloci. Potrebbe essere altrettanto a Melbourne, per la disperazione di Nadal: “In un campo del genere, non ho tempo per pensare a dove tirare la palla, e a cosa fare nel colpo successivo. Secondo me, un campo così veloce rende il tennis troppo semplice. Il mio modo di concepire il gioco è diverso: pensiero, strategia, tempo per preparare il punto”.
L’opinione di Nadal è molto diversa rispetto a quella di Federer. Lo svizzero ha più volte espresso il desiderio di una maggiore diversificazione. In effetti, negli ultimi 10 anni, il tennis ha vissuto una forte omologazione. I tappeti sintetici sono scomparsi e tutti i campi hanno grossomodo la stessa velocità. Persino l’erba di Wimbledon è diventata giocabile. Ormai si vince solo da fondocampo. La velocità imposta è ”medio-lenta”, il che ha favorito la creazione di un tennis di pressione da fondocampo. Non ci sono più i difensori puri, ma nemmeno gli attaccanti. Si è dunque creato un tipo di tennis di cui Nadal e Djokovic sono i massimi esponenti. Federer auspica superfici diverse tra loro, in modo da riscoprire vari tipi di tennis. E le primissime indicazioni del 2014 sembrano andare in questo senso. E Nadal, ancora prima di scendere in campo, si è detto contrario: lui vuole campi lenti. Dice che è meglio per lo spettacolo. Noi aggiungiamo che è meglio anche per lui. Da appassionati, probabilmente, c’è da augurarsi che i campi di Melbourne siano piuttosto rapidi. Vedremmo un tennis diverso e probabilmente qualche nome nuovo nei turni importanti. Rafa, nel frattempo, è corso ai ripari: questa settimana giocherà anche il doppio a Doha. In singolare sfiderà Lukas Rosol in una rivincita dello storico match a Wimbledon 2012, mentre in doppio farà coppia con Francisco Roig, 45 anni, vice-coach dello zio Toni. Ex doppista di buon livello, ha vinto nove titoli ATP. Con Rafa aveva già giocato nel 2009 a Montreal, peraltro passando un turno. In realtà è una tradizione: quasi sempre Rafa gioca il doppio nel primo torneo dell’anno. Quest’anno, tuttavia, con la sorpresa che potrebbe attenderlo a Melbourne, affinare il gioco di volo potrebbe essere un’ottima idea.
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