Lo spagnolo vince in quattro set e vola in finale all'Australian Open. Tanti rimpianti per Federer: è stato avanti di un break in tutti i parziali. DI RICCARDO BISTI
Nadal stringe la mano a Federer da vincitore per la 18esima volta su 27 scontri diretti

Di Riccardo Bisti – 26 gennaio 2012

C’è una frase che Rino Tommasi ripete spesso. “Come si fa a considerare Roger Federer il più grande di sempre se non siamo nemmeno sicuri che sia il più forte della sua epoca?”. L’affermazione torna d’attualità dopo la semifinale dell’Australian Open, in cui Rafael Nadal ha battuto lo svizzero per la diciottesima volta su 27 scontri diretti, doppiando il numero di vittorie dello svizzero. Il dato statistico, già importante, assume ancora maggior valenza se lo limitiamo ai tornei del Grande Slam, dove Rafa conduce 8-2. Nei “Major”, Federer si è imposto soltanto in due remote finali di Wimbledon (2006 e 2007). Anche togliendo la tara del Roland Garros (dove Nadal è avanti 5-0), le statistiche sono amiche dello spagnolo. Che ha avuto la grande capacità di battere Federer sul terreno “nemico” (cemento ed erba), mentre Federer non lo ha mai battuto a Parigi. La finale di domenica, in cui troverà il vincitore tra Novak Djokovic ed Andy Murray, avrà mille significati. Sarà la terza volta consecutiva in cui andrà a caccia dell’undicesimo Slam, dopo essere stato respinto con perdite sia a Londra che a New York dal cannibale serbo. 11 Slam è un traguardo importante, perché significherebbe agganciare due leggende come Bjorn Borg e Rod Laver. Quest’ultimo, vincendo le ritrosie dovute allo stato di salute della moglie, è ugualmente volato in Australia (abita negli States) per assistere a questo altro pezzetto di storia.
 
E’ stata una bellissima partita, forse non la più bella della loro rivalità, ma intensa e combattuta fino alla fine. Stavolta la stretta di mano è stata fredda, poco cordiale. Federer era visibilmente scosso. Forse perché gli ha dato fastidio perdere con Nadal dopo le scaramucce di un paio di settimane fa (le prime dopo 7 anni di rivalità, vivaddio!), più probabilmente perché era consapevole di aver sciupato una montagna di occasioni. Basti pensare che lo svizzero è stato avanti di un break i tutti i quattro parziali, ma alla fine l’ha spuntata solo nel primo, tenendo con le unghie e con i denti un minibreak acchiappato in apertura. Per il resto, è stato il festival delle situazioni sprecate che hanno infiocchettato il 6-7(5) 6-2 7-6(5) 6-4 finale in 3 ore e 42 di lotta. Federer sa cosa deve fare per battere Nadal, ma non sempre ci riesce. Quando ci perdeva sistematicamente, lo si rimproverava di non cercare con continuità la via della rete. Stavolta è andato a rete 57 volte, portando a casa 35 punti. Un buon bottino. Il problema di Federer è che non ha saputo ammazzare la partita quando aveva il fucile al posto della racchetta e Nadal era alle spalle al muro, come Massimo Lopez nella storica pubblicità SIP. E non aveva nemmeno la possibilità di fare una telefonata. Dopo aver vinto il primo set, ha strappato il servizio a Nadal in apertura di secondo. Era il momento di stritolare il ringhiante spagnolo, e invece cosa ti combina? Perde a zero il servizio, ridando linfa e ossigeno a Rafa. Che dallo 0-1 nel secondo set ha infilato un parziale tagliagambe di 7 giochi a 1, comprensivo di una striscia di 14 giochi consecutivi. Nemmeno la pausa di 10 minuti per i fuochi d’artificio dell’Australian Day (avvenuta sul 5-2) ha dato una scossa a Federer.
 
Roger ha perso questa partita dal primo all’ultimo punto. Volendo trovare un momento chiave, tuttavia, è facile individuare il break di vantaggio scialacquato nel terzo set. Passata la tempesta, aveva ripreso a giocare bene ed aveva strappato il servizio a Nadal sul 3-3, volando 4-3 e servizio al quarto tentativo e dopo immani fatiche. Contro chiunque avrebbe concretizzato il vantaggio. Invece, cinque punti dopo, il display del tabellone diceva 4-4. Segno che le implicazioni psicologiche di questa rivalità sono ancora vive e forse decisive, ancor più di quelle tecniche. Il terzo set è andato al tie-break, dominato da Rafa fino al 6-1. Con le spalle al muro, Federer ha avuto la forza di cancellare 4 setpoint ma il quinto è stato quello buono. Il quarto set è stato una lenta agonia verso la resa. Dopo aver annullato palle break nel terzo e nel quinto game, Federer era sempre più in debito d’ossigeno. Contro Rafa, più il match si allunga e minori sono le chance rossocrociate. Nel nono game è arrivato il break decisivo, ma anche allora non era finita. Tirando fuori un paio di giocate da urlo, Federer si è procurato un paio di palle break per rifugiarsi sul 5-5. Sarebbe stato un carico di benzina psicologica mica da ridere, alla faccia del prezzo del petrolio e dello sciopero degli autotrasportatori. E invece niente: su un dritto a chiudere, Rafa ci ha messo la punta della racchetta e il pallonetto è finito sulla riga. Lo smash a rimbalzo in corridoio, appena appoggiato, è il simbolo del Federer perdente di questa partita. Nadal è tanto emozionante in campo quanto meccanico nelle interviste: “Sono stato fortunato quando sono andato sotto di un break nel terzo – ha detto a Jim Courier, sempre più a suo agio nel ruolo di anchorman – e se lui avesse vinto il secondo set non avrei avuto chance”. Vi risparmiamo le altre banalità, se non la battuta sulla semifinale Djokovic-Murray. “Lo scozzese può farcela, ma deve essere più aggressivo…oddio, forse non sono la persona indicata per dare un parere visto che con Novak ho perso sei volte di fila!”.
 
Incertezze comunicative a parte, Nadal si conferma un vero campione. Uno che ha il diritto di essere preso in considerazione nel dibattito per il GOAT, tanto affascinante quanto impossibile. In molti pensavano che il suo tennis fisico non sarebbe durato, invece continua a vincere da 7 anni. E sembra non avere alcuna intenzione di fermarsi. Adesso avrà l’esame più difficile. Perché se contro Federer ha un indubbio vantaggio psicologico, non è altrettanto contro Djokovic. In verità è ancora in vantaggio negli scontri diretti (16-13), ma le sei sconfitte consecutive nel 2011 hanno avuto l’effetto di un terremoto. E la Rod Laver Arena, per stessa ammissione di Nole, è il campo in cui il serbo si esprime meglio. E’ probabile che domani farà il tifo per Murray, con cui è avanti 13-5 oltre ad averlo battuto sei volte su otto nei tornei dello Slam, almeno una in ogni “Major”. Ma Rafa è un tipo orgoglioso: battere Djokovic dopo le scoppole rimediate l’anno scorso, beh, non gli dispiacerebbe di certo. E riuscirci sotto gli occhi di Rod Laver sarebbe ancora più gustoso.

AUSTRALIAN OPEN 2012 – SEMIFINALI

Rafael Nadal (Spa) b. Roger Federer (Sui) 6-7(5) 6-2 7-6(5) 6-4
Novak Djokovic (Srb) vs. Andy Murray (Gbr)