Intervistato dal canale tv #Vamos, Rafael Nadal ha parlato di come gli infortuni l’hanno sempre bloccato fin da giovanissimo, della preparazione invernale, del suo stato di forma attuale, delle Olimpiadi di Tokyo 2020 e del nuovo format di Coppa DavisNumero due al mondo giocando solo nove tornei in una stagione? Possibile, se ti chiami Rafael Nadal e di quei nove appuntamenti ne vinci quattro, tra cui uno Slam (Roland Garros) e tre Masters 1000 (Monte Carlo, Roma e Toronto), al punto che altre due semifinali Slam (Wimbledon e US Open) passano come mezzi fallimenti. Eppure il fuoriclasse spagnolo, intervistato dal canale #Vamos di Movistar nella sua accademia di Manacor, si è detto perfino deluso dalla sua annata perché costellata da troppi infortuni: «Non posso essere soddisfatto perché ho passato tanti momenti complicati. I risultati sono stati molto buoni quando ho potuto giocare senza dolore, però non avevo mai disputato così pochi tornei per colpa di problemi fisici». Come spesso gli è accaduto in passato, è deciso a tornare «più forte di prima» (il suo rientro è previsto per il 28 dicembre, al torneo esibizione di Abu Dhabi), provando a restare lontano dagli infortuni che «mi hanno danneggiato più che a qualsiasi altro mio rivale diretto. Non credo sia una questione di quanti chilometri ho percorso sul campo perché ho subito degli infortuni gravi anche quando ero molto giovane. Madre Natura mi ha dato virtù, difetti e infortuni, soprattutto alle ginocchia e al piede. È dalla finale di Madrid 2005 (quando si giocava ancora indoor su un terreno rapido e rimontò due set di svantaggio a Ivan Ljubicic n.d.r.) che soffro di questi problemi che ho provato a risolvere con dei plantari che sono molto invasivi. Da quel momento, ho sempre sofferto di qualche fastidio». Nel frattempo però, la preparazione invernale non ha avuto intoppi: «Sento di essere in condizioni migliori rispetto all’anno scorso, quando a fine stagione riuscivo a malapena ad allenarmi. Però ci sono stati anche tanti momenti positivi, come la vittoria a Roland Garros. E a Wimbledon, sono stato a un punto dal vincere anche la semifinale contro Djokovic» (si riferisce alla palla break avuta sul 7 pari del quinto set, quando Djokovic giocò un grande passante di dritto, prima di chiudere il match 10-8).
Nadal si è poi soffermato sul valore dei risultati che ha fin qui raggiunto («Penso che altri sportivi spagnoli saranno in grado di eguagliare i miei traguardi: se ci sono riuscito io, ci riusciranno altri. Nel tennis, sono cosciente che avere una carriera migliore della mia sarà molto difficile, ma arriverà qualcuno che ci riuscirà e speriamo sia spagnolo») e sulla possibilità di essere presente alle Olimpiadi di Tokyo 2020 («Non è un obiettivo: ho avuto la fortuna di poter giocare in ottime condizioni in due occasioni, vincendo l’oro a Pechino. Mi piacerebbe esserci a Tokyo ma non è una priorità. In ogni caso, giocherò fin quando mi alzerò con la voglia di migliorarmi. Giocare a tennis mi rende felice e spero che il mio corpo mi permetta di giocare ancora a lungo»). Infine, un’opinione precisa e lucida sul nuovo format della Coppa Davis: «Credo sia importante che non si parli di Coppa Piqué: è un evento dell’ITF, uno dei più prestigiosi al mondo che soffriva di gravi problemi, soprattutto del fatto che i migliori giocatori faticavano a giocarla con continuità. E quando accade qualcosa del genere, bisogna cambiare. Per me è una buona notizia che qualcuno al di fuori del mondo del tennis si sia interessato al nostro sport e abbia proposto una novità. Se qualcosa smette di funzionare, bisogna agire. I cambiamenti non sono mai facili da accettare, però bisogna dare tempo per provarci. E se non funziona, si può sempre fare un passo indietro». Per quanto riguarda il suo rapporto con Piqué, Nadal ha detto di «averci parlato varie volte in maniera rilassata e cercando di supportare il nuovo progetto. Bisogna avere pazienza e poi valutare se funziona».
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