Impegnati in doppio a Doha, Qatar, Lorenzo Musetti e Lorenzo Sonego ci hanno parlato a lungo di come vedono Jannik Sinner, in campo e fuori
Lorenzo & Lorenzo, Musetti e Sonego. In questi giorni sono a Doha, impegnati in doppio, uno a fianco dell’altro, e insieme ci raccontano da vicino il loro compagno di squadra, amico e rivale Jannik Sinner. Un colpo a testa:
Musetti: «Ho avuto la fortuna di vederlo a Malaga, di giocarci insieme in squadra a Doha e si vedeva che poteva diventare uno dei più forti. Già a Torino aveva battuto Djokovic, Medvedev, tanti top ten, ci si poteva aspettare la continuazione di quel bel periodo. Vincere uno Slam era nei suo piani e nei suoi sogni: ma non è facile come lui l’ha fatto sembrare».
Sonego: «Ha raggiunto una consapevolezza, una fiducia in sé, una completezza anche nel gioco che hanno solo pochi al mondo, i grandi campioni. Jannik ormai fa parte di quel livello, se continua così è il prossimo numero uno del mondo».
Musetti: «Cosa è impressionante di lui? Tecnicamente sicuramente il tempo sulla palla. Ha sempre avuto un ottimo timing, è sempre ben piantato sui piedi sia quando si difende sia quando attacca, e in questo ricorda Djokovic».
Sonego: «In cosa ricorda Djokovic? Sono i due che rispondono meglio al mondo, che sanno giocare meglio i momenti più importanti. Sono i i più freddi che conosco, i più solidi del circuito. E i più continui: mentalmente, fisicamente, tecnicamente».
Musetti: «Ha fatto passi avanti al servizio. Rispondeva già bene, ma ha fatto progressi anche lì, ad esempio variando tanto: può ‘entrare’ oppure restare dietro e giocare una palla più carica. Viene più spesso a rete, perché giocando così aggressivo ha molte più opportunità, E’ migliorato anche nei ‘tocchi’, ma sicuramente lo step maggiore lo ha fatto dal punto di vista fisico».
Sonego: «In che cosa è diverso da Djokovic? Uno è più giovane, l’altro più vecchio…Scherzi a parte: Jannik riesce a raggiungere velocità molto alte, usa accelerazioni che anche Novak possiede, ma che usa di meno. Djokovic a rete gioca un pochino meglio, è più sicuro, Jannik però è migliorato tanto anche lì».
Musetti: «E poi la fiducia: battere tanta gente forte, la stagione incredibile che ha fatto l’anno scorso, gli hanno dato la consapevolezza di poter diventare il più forte al mondo».
Sonego: «Se può vincere anche sulla terra rossa? Può giocare bene ovunque. Il suo tennis è così completo che può battere chiunque su tutte le superfici».
Musetti: «La terra non sarà mai la sua superficie preferita, ma l’anno scorso a Monte Carlo giocava davvero bene, in semifinale era avanti un set con Rune, quindi può ripetersi ancora. Certo, una terra lenta, pesante, magari non lo fa impazzire. Ma può giocare ovunque, del resto ormai siamo tutti tennisti universali, è difficile trovare uno specialista».
Sonego: «Che tipo è? Caratterialmente mi assomiglia molto, in campo sembra serio perché è estremamente determinato, concentrato su quello che deve fare, ma è un ragazzo molto semplice, umile, gli piace divertirsi: a Sanremo non lo porterei con me a ‘rappare’, non è roba per lui. Ma ha un grande pregio: non è cambiato nelle vittorie come nelle sconfitte, e questo è un valore aggiunto».
Chapeau, Jannik.