Soddisfatto ma non appagato, Lorenzo ha già la testa al match di semifinale contro Novak Djokovic
Un Lorenzo Musetti al settimo cielo, ma per niente appagato dall’aver centrato la sua prima semifinale Slam in carriera, e anzi già rivolto con la testa allo scontro con Novak Djokovic di venerdì. “Certo, lui conosce meglio questa superficie e questi campi – ammette dopo la sua prima volta sul campo numero 1 di Wimbledon – Nole è una leggenda, soprattutto a Wimbledon dove negli ultimi anni ha fatto cose incredibili. Abbiamo giocato uno contro l’altro molte volte (il record è di 5-1 a favore del serbo, l’unica vittoria di Musetti è stata a Montecarlo sulla terra, ndr) e ci conosciamo bene. Mi aspetto una grande battaglia. Giocare contro di lui è una delle più grandi sfide del tennis. Ma io sono un tipo ambizioso, vediamo cosa succederà”. E lo dice con il sorriso, ma si capisce che non scherza. Ricorda di avere avuto le sue chance contro Nole al Roland Garros. “Ho analizzato quella partita, soprattutto i momenti chiave”, dirà più tardi in conferenza stampa. “L’ultima partita contro Djokovic è stata molto intensa, molto stressante, è quel che capita contro uno dei migliori di sempre. Ma ogni volta contro lui vengo via con una lezione per il futuro. Se gioco come so, penso di avere una possibilità”.
Musetti ha parlato sul campo dove ha appena sconfitto Taylor Fritz 6-1 al quinto, un quinto set che dopo una vera battaglia nei primi quattro, alla fine è scivolato via rapidamente in favore dell’italiano con due break nei primi due turni di servizio dell’avversario. “Non ho parole – dice il carrarino, che stavolta si è risparmiato le lacrime versate sul campo quando ha vinto gli ottavi – Non ho ancora realizzato quello che ho fatto. Ringrazio tutti gli spettatori italiani qui, il mio team e gli amici che sono venuti dalla mia città. Questo è quello che vuol dire giocare nei teatri più importanti”.
Nell’analisi a caldo del match Musetti scherza che ha “lasciato il meglio per la fine”. All’inizio, afferma, “non riuscivo a rispondere bene. Lui è in gran forma e ha un grande servizio. Ho dovuto crearmi qualche spazio sulla sua seconda. Ma credo che la vera differenza, a partire dal secondo set, sia stato il cambio di atteggiamento da parte mia. Spero succeda lo stesso venerdì, e con lo stesso risultato!”.
Anche se la sua storia sull’erba non è clamorosa come quella di Djokovic, che a Wimbledon ha vinto 7 volte e quest’anno potrebbe addirittura eguagliare il primato di 8 successi di Roger Federer, Musetti ha quest’anno preso maggior dimestichezza con questa superficie. Al Queen’s, la più classica delle preparazioni per Wimbledon, è arrivato in finale, dove ha perso con Tommy Paul, qui messo fuori ai quarti da Carlos Alcaraz, e in precedenza era arrivato in semifinale a Stoccarda, sconfitto da Matteo Berrettini. L’anno scorso ai Championships londinesi si era fermato al terzo turno, quando era stato eliminato da Hubert Hurkacz. Secondo l’allievo di Simone Tartarini, il cambio di atteggiamento è venuto da Stoccarda. Anche la sua varietà di colpi, sostiene, può essere un vantaggio sull’erba.
Musetti si autodefinisce un “esteta del tennis, e forse per questo ho buttato via qualche partita e magari negli ultimi anni ho ottenuto meno di quello che avrei potuto. Ma ora so che il talento non basta”. L’ultimo anno, che etichetta come “travagliato”, con la nascita inattesa del figlio e la sequela di risultati negativi “mi ha destabilizzato, ma ora mi sento più maturo in campo e fuori. Lo dimostra come ho cambiato marcia oggi al quinto set”.
La prova del nove venerdì nella semifinale di Wimbledon contro Novak Djokovic, finalmente sul Centre Court. Il test più duro che Musetti abbia mai affrontato su un campo da tennis.