Un soddisfatto Lorenzo Musetti analizza il suo secondo turno in Australia e pensa già alla sfida con Shelton
«Lorenzo, ma queste sono vittorie ‘di corto Muso’?».
La citazione piace a Lorenzo Musetti, che battendo Denis Shapovalov 7-6 7-6 6-2 per la prima volta si guadagna un terzo turno agli Australian Open. Un ‘Muso’ bello tirato, nuovo taglio di capelli e mente fresca.
«Be’, il Mister Allegri ha vinto tanto, poi è juventino… Con quella frase si riferisce a partite tirate, sofferte e in questo senso lo è stato più il primo turno contro Matteo (Arnaldi, ndr). Questa si è decisa nel tie-break del secondo set, e non è stata così impegnativa fisicamente. Sono molto felice di averla portata a casa e di come sto giocando. Alla vigilia del torneo sapevo che non sarei stato molto brillante, ma oggi mi sono sentito già meglio. Poi in questo momento è più importante la reazione mentale che il dato tecnico».
Allegri, per ora, può essere fiero del suo corregionale, fra Livorno e Carrara in fondo c’è un’oretta di macchina. Lorenzo ha servito il 68 per cento di prime palle, non ha rinunciato a qualche colpo spettacolare, illuminando il match fascinoso fra due rovesci monomani, uno mancino e l’altro destro – ma si è dimostrato molto più solido e consapevole di ‘Shapo’, che come al solito ha dato l’impressione di giocare più dei colpi che una partita, e ha commesso la bellezza di 62 errori gratuiti. «Sapevo che con lui dovevo stare concentrato e cercare di sfruttare ogni occasione».
Con Ben Shelton, uscito vincitore in quattro set contro Carreno Busta, sarà un match diverso, o forse nemmeno tanto. Muso comunque parte da un bilancio di due vittorie a zero, la prima al Queen’s nel 2023, la seconda l’anno scorso a Miami. Due zero e palla il più possibilmente al centro?
«Non posso pensare di batterlo con il servizio, questo è certo, piuttosto farlo entrare nello scambio e portarlo sul mio terreno, scardinare il suo gioco. Ci conosciamo bene, sappiamo entrambi cosa farà l’altro, e il fatto di averlo battuto in passato non garantisce nulla, posso vincere solo facendogli capire che il pallino del gioco l’ho in mano io». Gli Slam del resto sono animali complicati, per domarli bisogna soffrire.
«In passato mi è capitato di passare i primi turni senza perdere un set, e poi di crollare alla prima difficoltà seria. Invece è meglio soffrire all’inizio, come mi è capitato l’anno scorso a Wimbledon, quando ho giocato la mia miglior settimana arrivando a battere Fritz e giocarmela con Djokovic, per essere pronti al momento che conta». Di corto o di lungo Muso, l’importante è non dare nulla per scontato.