Le parole del tennista di Carrara, al termine del bel successo su Taylor Fritz che gli vale l’accesso ai quarti di finale del torneo Olimpico di Parigi
Battuto Taylor Fritz, per la terza vola di fila quest’anno: erba o terra, il freschino di Londra o la calura insopportabile di oggi a Londra, con coach Tartarini abbigliato come un legionario nell’angolo, non fa differenza. «E’ la conferma del salto di qualità che ho fatto», dice Lorenzo Musetti. «Io sono sempre stato un ragazzo ambizioso, ma negli ultimi due anni per vari motivi, anche personali, non ero mai riuscito a esprimermi. Come ho ribaltato il match di oggi mi dà soddisfazione, perché io non ero partito in quinta, lui sì, mettendomi sotto pressione, grazie anche ad un campo molto veloce, con i rimbalzi alti che aiutavano più lui. Ma sono stato bravo e concentrato nei momenti giusti per far girare questa partita». Drop shot, rovesci a chiudere e ‘tattici’ un repertorio completo, che Fritz non riesce proprio ad aggirare. La capacità di avvolgere l’avversario con una rete di grande efficacia, e poi colpirlo, con il fioretto o la sciabola. Senza dimenticare un servizio efficace nei punti più importanti, tanto da far allargare le braccia a Fritz, incapace di rispondere in maniera adeguata. E soprattutto, parola chiave, continuità. «Sì, una volta avevo tanti alti e bassi, ora diciamo che li sto riducendo, e sono decisamente più continuo. Ma mica sono sicuro che non torneranno, gli alti e bassi – sorride il Muso – Più che altro è la paura che tornino che mi fa giocare così…».
La questione dell’acqua calda pare risolta («Ci siamo accordati con i raccattapalle che mettono nel frigorifero queste borracce che non sono termiche») e approdati ai quarti di finale si respira a pieni polmoni lo spirito olimpico. Nel bene e nel male. «E’ un’organizzazione molto diversa, diciamo così. Dividiamo l’Hotel con le ragazze della pallavolo, scambiare parole con altri atleti è sempre bello. Il regolamento? Secondo me non è giusto che un numero 300 del mondo entri con una wild card, e rimanga fuori uno come Flavio Cobolli, che non vedeva l’ora di venire qui. Sinner? Se non è qui è perché non si sentiva in grado di gareggiare».
Una vittoria al prossimo turno, contro Zverev o Popyrin, significherebbe entrare in una prospettiva diversa. «E’ un match che ti apre due possibili finali, per il bronzo o per l’oro, e io una medaglia la voglio. Vediamo chi vince, con Zverev ci ho giocato solo una volta a Madrid, e mi sono ritirato, non ho pietre di paragone. Sicuramente questo è un posto che gli piace, dove si sente a suo agio»