Secondo il Daily Mail, Andy Murray potrebbe essere pronto a tornare nel circuito prima della stagione sull'erba, ma vorrebbe evitare la terra battuta. Perciò starebbe cercando un accordo con la LTA per organizzare un Challenger a Loughborough durante il Roland Garros, sul cemento. Un evento costruito ad hoc in base alle sue esigenze.Il bello di chiamarsi Andy Murray, essere uno degli sportivi più popolari del Regno Unito e avere un patrimonio (stimato) che si aggira intorno ai 100 milioni di dollari, è anche la possibilità di veder esauditi tanti dei propri desideri. L’ultimo, secondo la notizia diffusa dal Daily Mail, è che tramite la sua agenzia “77 Sports Management” il campione scozzese avrebbe aperto una trattativa con la Lawn Tennis Association per creare un nuovo torneo Challenger durante il Roland Garros, studiato ad hoc per il suo rientro nel circuito mondiale. Come mai? Semplice: il processo di recupero dall’operazione all’anca dello scorso 8 gennaio sta andando alla grande, entro fine mese Murray dovrebbe tornare ad allenarsi in campo e si è accorto che se tutto andrà bene sarà pronto per tornare nel circuito con un paio di settimane di anticipo rispetto al via della stagione sull’erba, obiettivo prefissato quando è andato sotto i ferri. Il problema è che rientrare prima significherebbe farlo sulla terra battuta, superficie che vorrebbe evitare perché è la più logorante dal punto di vista fisico, quindi si è trovato costretto a cercare un’altra via, necessariamente a livello Challenger. Ma anche lì non ha trovato ciò che cercava, perché per giocare lontano dalla terra dovrebbe volare in Corea per una sola settimana. Quindi, il torneo di cui potrebbe aver bisogno ha deciso di costruirselo con le proprie mani, sfruttando il cognome per chiedere un aiutino alla LTA, che di favori da restituirgliene ne ha parecchi, visto che un tennista del suo calibro lo aspettava da oltre 70 anni. Per organizzare il torneo, Murray e la sua agenzia avrebbero puntato le strutture dell’Università di Loughborough, città a nord di Londra. È un impianto dotato di 14 campi che ha una buona tradizione coi tornei “pro”: sul veloce indoor ha già ospitato un Challenger nel triennio 2010-2012, parecchi tornei Futures e anche lo scorso Master di fine anno di tennis in carrozzina.PROPRIETARIO O SOLO INVESTITORE?
A livello organizzativo il discorso non è così complicato: l’ATP Challenger Tour non presente le stesse restrizioni del circuito maggiore, in cui i tornei sono a numero chiuso, e permette di inserire eventi in calendario anche a stagione già iniziata. Va detto che un torneo sul veloce al coperto nella prima settimana di giugno sarebbe un unicum un tantino fuori luogo, ma vista la portata del “richiedente”, e visto che dalla settimana successiva in Gran Bretagna inizierebbero comunque i Challenger sull’erba, l’ATP non dovrebbe fare storie. Quello che resta da capire, e potrebbe aprire una nuova frontiera nel mondo dell’organizzazione dei tornei, è se Murray ha intenzione di diventare il proprietario e anche il title sponsor dell’evento (magari con una delle tante aziende di cui detiene delle quote), o si è limitato a fare una proposta economica alla sua Federazione, che da quest’anno non può più contare sull’aiuto dell’azienda Aegon, che fino al 2017 si è fatta carico delle sponsorizzazioni dei Challenger del Paese. Visto lo spirito imprenditoriale di Murray, che perdendo i 500 punti del titolo dello scorso anno a Dubai ha smarrito proprio oggi la corona di n.1 del Regno Unito dopo oltre 11 anni (superato da Kyle Edmund), non sorprenderebbe se decidesse di diventare a tutti gli effetti il patron dell’evento. In ogni caso quello di Loughborough sarebbe sicuramente il Challenger più seguito del 2018, battendo la concorrenza degli appuntamenti di Newport e Dallas, che il mese scorso hanno accolto il ritorno nel Tour di Kei Nishikori. Anche il giapponese aveva scelto il circuito minore per esigenze di calendario, visto che fra seconda settimana dell’Australian Open e primo turno della Coppa Davis c’erano due settimane prive di tornei ATP. Se l’idea dovesse andare in porto, e il recupero di Murray rispetterà la tabellone di marcia, il 30enne di Dunblane tornerebbe a disputare un torneo Challenger a quasi 13 anni dall’ultima volta, da quando nel 2005 all’ormai scomparso appuntamento belga di Mons si arrese nei quarti di finale a Xavier Malisse. Aveva solamente 18 anni.
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