di Giorgio Spalluto – foto Getty Images
Con l’8° ace della partita – per un impressionante 90% di punti conquistati con la prima di servizio – Andy Murray incamera il sesto titolo del 2009 battendo 63 62, un Mikhail Youzhny già appagato dalla terza finale raggiunta nelle ultime settimane, dopo la finale di Tokyo e il titolo di Mosca. Murray, imbattuto nel 2009 a livello indoor (12-0), diventa il giocatore ad aver vinto più titoli nel 2009, al termine un periodo costellato da molte delusioni. Dopo l’ultimo alloro targato Montreal, lo scozzese aveva subito una vera e propria lezione di tennis da Federer a Cincinnati, prima della precoce sconfitta a New York per mano di Cilic, probabilmente condizionata dal problema al polso che lo ha tenuto fermo per un mese e mezzo.
C’era molta curiosità per valutare le sue condizioni di forma nella rinnovata cornice valenciana, disegnata da Santiago Calatrava, sicuramente avveniristica dal punto di vista architettonico, ma poco funzionale a detta dei tennisti che, nel pomeriggio, erano costretti a sorbirsi il riflesso della luce solare.
Insomma, un’edizione rivedibile dal punto di vista logistico – in semifinale Youzhny e Davydenko si sono lamentati per alcuni spifferi provenienti da un’uscita di sicurezza – ma che dal punto di vista tecnico ha visto giungere al termine del torneo, 3 delle prime 4 teste di serie (Murray, Davydenko e Verdasco), più uno dei giocatori più “caldi” di questo autunno, Mikhail Youzhny. E’ stato proprio il moscovita – che grazie a questo exploit ritorna tra i primi 20 del mondo – a regalare al pubblico valenciano i più grandi “upset” del torneo, battendo nell’ordine Tsonga, Simon, e in semifinale un Nikolay Davydenko praticamente già qualificato per il Master di Londra. Il numero 7 del mondo, infatti, si presenta al via dell’ultimo Master1000 della stagione (in quel di Bercy, dove ha già vinto nel 2006) con un vantaggio di 330 punti su Verdasco (ottavo nella Race) e, soprattutto, di oltre 700 punti nei confronti del primo giocatore che in questo momento è fuori dai magnifici 8, quel Robin Soderling sofferente al gomito da un po’ di tempo a questa parte. Ciò significa per il russo potrebbe rischiare qualcosa solo in caso di vittoria del torneo da parte di uno tra Soderling, Gonzalez e Tsonga, e della concomitante semifinale di Verdasco. Nel caso in cui il bel madrileno dovesse uscire prima delle semifinali, anche l’aritmetica garantirebbe a Nikolay la 5° partecipazione consecutiva al Master, lui che è finalista uscente e che batté in semifinale un Murray “spompato” dal match di Round Robin vinto su Federer.
Sicuramente sarà un altro Murray quello che vedremo in campo quest’anno a Londra, nuova sede delle Atp World Tour Finals. Più consapevole della sua immensa classe e più riposato dopo il mese e mezzo di break forzato che potrebbe averlo aiutato a smaltire le tossine di una stagione densa di successi a livello Atp (in cui spiccano i 2 Master1000 vinti a Miami e Montreal), ma scevra di quegli allori, a livello slam, che in Gran Bretagna attendono dal 1936. Proprio da quella Londra, che aveva disilluso con la sconfitta in semifinale a Wimbledon, potrebbe ripartire la scalata ai vertici di una classifica sempre più congestionata ai piani alti, con la ritrovata verve di Djokovic e l’ascesa, sempre più vorticosa, di Juan Martin Del Potro.
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Uno degli scambi più spettacolari del torneo tra Murray e Verdasco