Lo scozzese si pronuncia sulla ripresa del tennis e sulle difficoltà a tornare ad una normalità. Sul Covid-19 invece: “Non so se l’ho preso, quattro settimane fa però stavo male”.
“Vorrei giocare a Parigi, ma non so se lo faranno”
Andy Murray, tra ripresa, coronavirus e una normalità che potrebbe riabbracciare il tennis solamente dopo la maggior parte degli sport. Le sensazioni dello scozzese sono tutt’altro che ottimistiche, a confermare quanto affermato pochi giorni fa da Fognini. Il 2020 è a serio rischio, in ogni caso sembra difficile una ripresa prima di autunno: “Mi piacerebbe poter tornare a giocare sulla terra – afferma Murray, reduce dall’ennesimo problema all’anca dopo le Finals di Davis a Madrid a fine 2019 – e in particolare al Roland Garros, anche se ho molti dubbi sul fatto che verrà disputato. Penso che il tennis sarà uno degli ultimi sport a tornare alla normalità, dal momento che ci saranno molti giocatori, allenatori e team nella stessa area: questo presuppone un alto rischio di contagio. Sarei sorpreso se tornassero a giocare a tennis prima di settembre”.
Solo con un vaccino si potrà pensare di rivedere il tennis di sempre. Andy parla di sensazioni, sempre più comuni tra i vari colleghi: “Perché il tennis torni alla normalità, la situazione deve essere controllata – dichiara ai microfoni di Metro Uk in una lunga intervista -. Se per caso il Roland Garros si dovesse disputare a settembre, ciò significherebbe che in Europa la situazione è migliorata, ma è difficile che questo accada. Ci sono molti Paesi con migliaia di persone colpite e ci vorranno mesi perché il numero di infezioni si riduca. Per esempio, se si dovesse giocare un torneo con alcuni tennisti impossibilitati a parteciparvi a causa della pandemia, quel torneo ci perderebbe a causa dell’assenza di alcuni migliori giocatori sul circuito”.
Una soluzione e la possibilità di aver contratto il virus
In particolare, sulla situazione legata al Covid-19, Murray non smentisce la possibile contrazione del virus: “Sono sicuro che la stragrande maggioranza delle persone che conosco è stata infettata”. Poi parla dell’esperienza personale: “Circa quattro settimane fa ero leggermente malato e non so se fosse dovuto o meno al coronavirus. Non ho fatto alcun test, in quanto capisco che quest’ultimi siano destinati a persone gravemente malate o agli operatori sanitari che si trovano in prima linea nella battaglia contro la malattia”.
Tra gli argomenti più interessanti toccati dall’ex numero uno al mondo, anche quello legato ad una possibile soluzione per aiutare i cosiddetti giocatori di seconda fascia. Una parte del circuito è in grave difficoltà economica. Nel tennis se non giochi, non guadagni: “I giocatori che sono al di sotto della 250ª posizione in classifica si trovano a gestire un grave problema senza entrate. Quando vedi che alcuni Grandi Slam distribuiscono poco più di quattro milioni di dollari, pensi che questa cifra dovrebbe essere leggermente ridotta e allocare quei soldi in piccoli eventi, o quantomeno riservarli per quando si verifica una situazione del genere. Bisogna aiutare chi ne ha più bisogno”, ha concluso Murray.