“Deciderò all'ultimo”. Neanche la vittoria su Stan Wawrinka scioglie i dubbi sulla partecipazione di Andy Murray a Wimbledon. “Vengo da un grave infortunio, il mio corpo e la mia salute vengono prima di tutto”. Il braccio funziona, le gambe anche, ma ci sono ancora tante incertezze.

Ha avuto bisogno di 350 giorni per tornare a vincere una partita. Andy Murray lo ha fatto a Eastbourne, laddove ha ottenuto una wild card per testare le sue condizioni in vista della possibile partecipazione a Wimbledon. Lo scozzese si è imposto 6-1 6-3 contro l'altro grande convalescente del circuito, Stan Wawrinka. Una vittoria netta, che spalanca le porte a un ottavo contro Kyle Edmund, attualmente il miglior britannico secondo la classifica ATP. Nonostante le buone sensazioni, Murray non ha ancora nessuna certezza in merito alla partecipazione a Wimbledon. Sarà questo il nodo da sciogliere, ancor più del risultato del prossimo match. Per intenderci, è sceso in campo zoppicando. Un'immagine familiare, già vista lo scorso anno, e che diventava sempre più visibile quando Wawrinka lo costringeva a uno scambio lungo. “Deciderò soltanto all'ultimo minuto” ha detto Murray dopo la partita, come a voler cancellare ogni possibile illazione. “Ho bisogno di vedere come il mio corpo recupera dopo un match. Spero di giocarne almeno due, questa settimana". Visto che il sorteggio del main draw sarà effettuato venerdì, è possibile – probabile – che scioglierà i nodi sulla sua partecipazione a tabellone già compilato. Se dovessi andare in fondo a Eastbourne, magari venerdì gioco una partita di tre ore e il giorno dopo non sentirmi bene. Sto tornando da un infortunio molto grave, la mia salute e il mio corpo sono la priorità numero 1. Prenderò questa decisione soltanto quando sarò pronto”.

WAWRINKA PENSA (E SBAGLIA) TROPPO
Soltanto qualche anno fa, sarebbe stato impensabile vedere Wawrinka-Murray al primo turno di un torneo di secondo piano. Rispetto alla scorsa settimana, il match si è sviluppato piuttosto rapidamente e Murray non ha dovuto soffrire sul piano atletico. Ha tolto per quattro volte il servizio allo svizzero, senza subire un solo break. Nei 77 minuti di partita, in assenza di reali difficoltà fisiche, si sono avvertite le stesse sensazioni del Queen's: sul piano tecnico è sempre lo stesso Murray. Molto preciso, ficcante, non ha concesso nulla a un Wawrinka che sta facendo un'enorme fatica a tornare ai livelli di 1-2 anni fa. “A questo punto della mia carriera cercherò di accorciare il più possibile i punti, adottare il serve and volley, scendere a rete appena si presenza un'occasione. Ero abituato a fare così da giovane, poi quando sono cresciuto il mio stile di gioco è cambiato”. Da parte sua, Wawrinka piombava negli errori non appena provava ad aumentare il ritmo. Troppi, davvero troppi errori gratuiti. D'altra parte, i rimbalzi bassi, tipici dell'erba, non si sposano con il suo tennis e le aperture molto ampie. Non è un caso che Wimbledon sia l'unico Slam assente dalla sua bacheca. Salvo miracoli, continuerà a mancare. Per chi picchia duro come lui non è semplice colpire così spesso sotto l'altezza delle ginocchia. “Se pensi troppo a quello che stai facendo in allenamento, al modo in cui stai giocando, a cosa fare… sicuramente avrai qualche esitazione. È esattamente quanto successo oggi” ha detto lo svizzero. Murray non poteva chiedere test più probanti per il rientro: prima Kyrgios, poi Wawrinka. La saga dei test complicati proseguirà contro Kyle Edmund, ma avrà a disposizione un giorno di riposo che certamente farà bene al suo corpo. D'altra parte, anche a Wimbledon avrà – anzi, avrebbe – il tanto agognato day-off. Per sciogliere il condizionale e trasformarlo in indicativo, beh, ci vorranno ancora 4-5 giorni.