Il campione scozzese si è sottoposto di propria iniziativa a esami del sangue come primo passo verso il passaporto biologico. L’annuncio via Twitter… di ROBERTA LAMAGNI

di Roberta Lamagni, foto Getty Images

C’è chi ama parlare – e normalmente confonde le acque con le chiacchiere – e chi invece agisce senza troppi proclami. Andy Murray appartiene certamente alla seconda categoria. E il suo comportamento si dimostra sempre coerente, a prescindere dalla serietà della questione.

L’annuncio di oggi, tutt’altro che banale, rimbalza da un sito all’altro, lanciato da un cinguettio: “Ho effettuato degli esami del sangue per il mio passaporto biologico proprio in questo momento… questo è un passo nella direzione giusta per il tennis”.

Le convinzioni dello scozzese a riguardo non sono mai state un segreto, anzi. Più volte nel corso di questi mesi il numero due del mondo si era speso per la necessità di incrementare i controlli anti-doping, proponendo addirittura che venissero sostenuti economicamente dagli stessi giocatori, per spingersi fino all’introduzione, a suo parere fondamentale, proprio del passaporto biologico. Voci di approvazione dai restanti FabFour – inevitabile visto il ruolo – ma nessuna decisa presa di posizione o dichiarazione altrettanto forte.

Il momento più chiacchierato dell’anno era stato proprio l’inizio di stagione, dopo le confessioni shock di Lance Armstrong, sette volte campione al Tour de France, i cui titoli però erano stati prontamente revocati dopo le indagini della United States Anti-Doping Agency.

Passato il momento, anche la questione sembrava essere stata accantonata. E invece, a cinque giorni dall’inizio di Wimbledon, torneo più prestigioso al mondo, ecco un messaggio urlato a gran voce dal campione di casa. Non ho niente da nascondere, sostengo con convinzione la lotta al doping… e vorrei che il mio gesto fosse preso ad esempio anche dai miei colleghi.

Ora si attendono reazioni…