Le sensazioni di Wimbledon sono state confermate, ancor più nettamente, dalla semifinale del Masters 1000 di Cincinnati: Andy Murray ha decifrato il tennis di Milos Raonic. Il britannico si è imposto con un doppio 6-3 e ha esteso la sua imbattibilità a 22 match. Per il 33esimo Masters consecutivo, dunque, almeno un membro dei Fab Four è in finale. E non c’è dubbio che lo scozzese parta favorito contro Marin Cilic, vincitore di un’eterna e combattuta semifinale contro Grigor Dimitrov. “Da un paio di match non perdo il servizio, e nelle situazioni di difficoltà sono stato bravo a fare le scelte giuste – ha detto Murray – questo mi ha aiutato ad accorciare i match. Quando non hai fiducia, a prescindere dalle tue condizioni, è possibile prendere decisioni sbagliate. Invece io ho vinto molte partite negli ultimi mesi. Il carico di fiducia che ho accumulato è stato molto importante, perché in effetti non mi sentivo così bene”. Come accaduto per quasi tutta la settimana, la pioggia ha accompagnato la serata del Lindner Family Tennis Center: i due hanno giocato solo quattro punti prima di una breve interruzione di 12 minuti. Il break è arrivato immediatamente e Murray ha difeso il vantaggio fino a consolidarlo con un altro “strappo” nel nono game. Raonic perdeva il servizio per la terza volta, nell’ottavo game del secondo set. Il successo dello scozzese è stato sigillato da una bella volèe smorzata. Hai voglia a dire che i più forti vincono i punti importanti: è proprio così. Lo scozzese ha cancellato tre palle break, anche se è stato aiutato dai 31 errori gratuiti di Raonic. “Avrei potuto servire molto meglio – ha ammesso il canadese – però è anche vero che mi sono creato alcune occasioni in risposta e non le ho sfruttate. Ho avuto tre palle break, e lui ha sempre dovuto giocare la seconda. Io ho risposto soltanto una volta”. Murray, che ha appena raggiunto le 600 vittorie nel tour, andrà a caccia del terzo titolo a Cincinnati dopo quelli del 2008 e del 2011.
Il suo ultimo avversario sarà Marin Cilic, uscito indenne da una battaglia furibonda contro Dimitrov, terminata soltanto all’1.35 del mattino, le 7.35 in Italia. “Per la prima volta gioco la finale in un Masters 1000, non vedo l’ora – ha detto il croato, vincitore col punteggio di 4-6 6-3 7-5 – Andy è in gran forma, ma so di avere buone chance se dovessi giocare bene”. Sta girando tutto bene a Cilic: chi ama la cabala, potrebbe quasi considerarlo un “gatto nero”. Lasciato da Goran Ivanisevic, che si è accasato con Tomas Berdych, ha affrontato proprio il ceco a Cincinnati e lo ha battuto. Come se non bastasse, Berdych dovrà saltare lo Us Open a causa di un improvviso attacco di appendicite. Dopo questo torneo, Cilic si riunirà con Jonas Bjorkman per dare l’assalto allo Us Open. Non è stato facile contro Dimitrov: il bulgaro si è trovato avanti 4-2 nel terzo, ha avuto due chance per salire 5-2 ma non le ha sfruttate. Sul 5-5 e 30-0, ha perso otto punti di fila. “Partita difficile, giocata in brutte condizioni, abbiamo iniziato a giocare alle 23.30. Mentalmente non è stato facile, non ho trovato il giusto ritmo – ha proseguito Cilic – sul 4-2 per li ho provato a pensare positivo, sentivo di essere vicino a giocare meglio. Avevo commesso errori di pochi centimetri, ho insistito in attesa della giusta occasione. La tattica ha pagato”. I precedenti sono nettamente favorevoli a Murray, vincitore di 11 scontri diretti su 13. L’ultimo successo di Cilic risale a due anni e mezzo fa, a Rotterdam.
Andy Murray (GBR) b. Milos Raonic (CAN) 6-3 6-3
Marin Cilic (CRO) b. Grigor Dimitrov (BUL) 4-6 6-3 7-5