Lo scozzese esordisce alle ATP Finals, dominando uno spento Soderling, disastroso a rete: 6-2 6-4 per Andy che torna virtualmente numero 4…

da Londra, Giorgio Spalluto – foto Getty Images

 

“He was just too good”. E’ così che Robin Soderling sintetizza alla perfezione quel senso d’impotenza che lo ha pervaso nel corso dell’ouverture della 41° edizione delle ATP World Tour Finals. Come lo scorso anno è Andy Murray a inaugurare con un successo quello che qui chiamano “The Final Showdown”. E’ questa la scritta proiettata a caratteri cubitali su ogni parete della splendida 02 Arena. Lo spettacolo visivo, per quanto non dissimile da quello dello scorso anno, non può lasciare insensibili neanche gli spettatori più tradizionalisti, quelli, per capirci, che al Centre Court fanno fatica ad accettare un abbigliamento non esclusivamente bianco. Ebbene qui alla “02” è il nero il colore dominante. Di bianco non v’è traccia, se non in uno di quei rombi che campeggia sulla maglietta dello scozzese e che ricorda da vicino la celebre mise di Ivan Lendl.

 

L’unico essere umano insensibile allo spettacolo di luci, comete e fasci luminosi che anche quest’anno allietano i 17.000 spettatori dell’Arena, pare proprio il “moccioso” di Dunblane. Il primo parziale giocato dallo scozzese è di rara intensità. La per lui insolita percentuale del 70% di prime, basta da sola per spiegare quanto “focused” sia oggi Murray, per nulla intenzionato quest’anno a lasciare nulla d’intentato. Brucia ancora la clamorosa eliminazione patita lo scorso anno (per colpa un misero game), perché lo scozzese possa distrarsi. Ad aiutarlo ci pensa un Robin Soderling sotto tono, probabilmente non ancora al 100% dopo i problemi gastrici lamentati nel corso della settimana. Lo svedese si ritrova, già nel 3° gioco, sotto 0-40, fulminato da un paio di passanti chirurgici del suo avversario che probabilmente minano per sempre le già non solide certezze a rete dello scandinavo. Robin annulla le prime 2 palle break (la seconda al termine di uno scambio lungo 26 colpi), ma si arrende poco dopo, con una flebile seconda a 88Km/h che va a incocciare il poderoso rovescio dell’avversario. Proprio la seconda di servizio si rivela un vero e proprio bagno di sangue per Soderling che chiuderà la prima frazione con un emblematico 11% di realizzazione. Il secondo break che sancisce il 6-2 finale, giunge al termine di un game (il 7°) in cui Murray fa letteralmente ammattire il suo avversario con una serie di slice che non lasciano scampo al “fabbro ferraio” svedese.

 

Impietoso è il paragone tra il ricamo con cui Murray concretizza il setpoint, e le nefandezze compiute a rete da Soderling che, però, all’inizio del secondo set sembra per un istante poter finalmente risollevare la testa. Murray non è più così costante al servizio e Robin comincia a farsi pericoloso in risposta. Nel secondo game potrebbe già procurarsi una palla break, se solo fosse in grado di chiudere uno smash abbastanza agevole. Murray si salva ma, sul punteggio di 3-2 per Soderling, complice un brutto errore di dritto, ecco giungere la prima palla break scandinava dell’incontro. Nell’ace con cui si cava d’impaccio da quella che rimarrà l’unica situazione di pericolo nei suoi turni di battuta, c’è tutta la partita dello scozzese, che ancora con un “asso”, il nono del match, si porta sul 3-3. La gioia del pubblico per quello che si rivelerà ben presto il “crucial game” del match, contagia anche il deejay che fa partire la musica come se si fosse a un cambio di campo. E’ la seconda pecca della giornata. In precedenza c’era stato il flop dell’occhio di falco, vanamente atteso per un paio di minuti con tanto di animazione che simula il battito cardiaco , infine abortito per un problema al maxischermo.

 

Nemmeno il tempo di abbassare il volume della musica e Murray è già avanti 0-40. E’ un doppio fallo a sancire la resa definitiva di Soderling, continuamente preso d’infilata dai passanti dello scozzese che chiude con il punteggio di 6-2 6-4 un match praticamente a senso unico che gli consente di rimpossessarsi immediatamente della quarta posizione mondiale. La vittoria in 2 set gli permette di guardare con fiducia anche a un eventuale arrivo in volata, in cui si renda necessario il calcolo del quoziente set. Vista l’esperienza dello scorso anno (quando esordì vittoriosamente su Del Potro, ma in 3 set), meglio non rischiare e vincere tutti e 3 i match. Che sia questo il famigerato consiglio suggeritogli dal Primo Ministro David Cameron nella visita a Downing Street di giovedì scorso?

 


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