Quarta finale all'Australian Open per Murray, a segno 6-7 6-0 6-3 7-5 su Tomas Berdych. Dopo un lunghissimo primo set, lo scozzese ha cambiato passo. Tornano i Fab Four: da lunedì Andy sarà almeno numero 4.Andy Murray è tornato. Dimenticato l'infortunio e messo da parte un 2014 sottotono e sottotraccia, lo scozzese batte Tomas Berdych per 6-7 6-0 6-3 7-5 e si regala la quarta finale all’Australian Open. L'ottava finale Slam in carriera, la prima dopo la storica vittoria di Wimbledon 2013. Andy Murray è tornato e mai come oggi dimostra solidità, forza, voglia di divertire e divertirsi, anche contro un avversario tutt’altro che facile. Fino alla semifinale, Tomas Berdych ha disputato un torneo perfetto. È reduce da un quarto di finale nel quale per la prima volta ha fatto a pezzi Rafa Nadal dopo diciassette sconfitte, e non perde un turno di servizio dal match di secondo round, vinto contro Jurgen Melzer. Insomma, questa volta sembra crederci per davvero, per dimostrare finalmente di non essere, solo, un magnifico perdente. Anche nel corso del match sembra crederci. Ma il suo dominio dura poco, troppo poco. Pare un paradosso azzardato, ma l’esito della finale si è deciso nel primo set, l’unico finito nelle mani dello sconfitto. I primi scambi mostrano un Murray imballato e un Berdych propositivo, aggressivo. Tomas concede pochissimo al servizio, lo scozzese invece fa fatica, tanta fatica. Gioca molto lontano dal campo, ed è spesso messo fuori giri dall'avversario. Il break aleggia nell'aria. Berdych ci va vicino sul 2-3, quando sullo 0-30 grazia Murray al servizio, con una smorzata giocata come non ci fosse un domani. Ma la sentenza è solo rimandata: lo strappo arriva due game dopo. Tomas gioca alla perfezione, inchioda l'avversario ai teloni e si guadagna la possibilità di servire per il primo set.

DAL SECONDO SET CAMBIA TUTTO
Ed è forse a questo punto che in Murray sorge il dubbio che sostanzialmente l’incontro lo stia perdendo lui, pur al cospetto di un Berdych ‘monstre’. E ila domanda gli accende le prime avvisaglie di rivalsa. Berdych serve per il set sul 5-3: chiuderlo anzitempo gli infonderebbe ancor più sicurezza. Ma ecco che si inceppa. Si dimentica per qualche istante i fondamentali del servizio e Andy recupera il break. Il set si trascina al tiebreak, Murray comincia a crederci, arriva anche al set-point. Certo, Tomas lo cancella, poi arriva a ottenerlo e concretizzarlo lui, e vola avanti di un set, ma ormai qualcosa è cambiato. Lo si capisce nei minuti successivi: il ceco si eclissa. Completamente. Il 6-0 con il quale Murray pareggia i conti, nel secondo set, lascia poco adito a fantasie. Berdych ottiene solo 10 punti, quasi tutti nell'ultimo game. Non più una discesa a rete, scarsa efficacia al servizio, contro un giocatore che non sbaglia più nulla dall’altra parte del campo. E il terzo set mette le cose in chiaro: c’è un flebile equilibrio solo fino al 3-2 per il Murray, poi Berdych spegne definitivamente la luce. Avanti 40-0, commette due doppi falli, un paio di gratuiti e, messo alle strette, si arrende alla seconda palla break concessa, come un topo intrappolato senza via d'uscita. E Murray scappa, scappa via. Il set si chiude per 6-3 e la finale è in tasca. Solo lo scozzese può riportare in vita l'avversario, oramai con la testa proiettata su come sistemare al meglio la valigia. E sul 2-3 ci prova, Murray, a riesumare l'oramai defunta partita, offrendo due palle break. Due opportunità alle quali Tomas non crede nemmeno per un istante. Lo scozzese è un muro, un muro invalicabile. Berdych può solo sbatterci contro. La resa arriva sul 5-5, prima ancora che giunga l'illusione di un tie-break. Il sesto doppio fallo del ceco regala a Murray la palla break decisiva. È il capolinea. Andy ringrazia, e chiude l’incontro di lì a qualche istante.
 
BERDYCH ANCORA RIMANDATO
Ora Murray può attendere comodamente in poltrona il nome del suo prossimo avversario, e da lunedì tornerà fra i primi quattro del mondo, riportando i ‘Fab Four’ in vetta al ranking ATP. Si è già garantito il quarto posto, superando Nishikori e Wawrinka, e in caso di vittoria finale supererà anche Rafael Nadal. Il favoloso quartetto non era in vetta alla classifica dal giugno del 2013, quando la finale di Ferrer al Roland Garros spezzò l’egemonia. “Verso la fine del primo set ho avvertito la sensazione che non era tanto lui a vincere, ma io a sbagliare”, ha detto Andy nell’intervista a fine match. “Mi sento molto meglio rispetto allo scorso anno”. L’ha già detto più volte nel corso del torneo, e ormai è diventato più di un avvertimento, qualsiasi sarà il suo avversario nella finale di domenica. Per Berdych invece gli esami non finiscono mai, e ancora una volta è stato rimandato, alla soglia dei 30 anni. Per la prossima volta, ammesso che ce ne sia una, sarebbe il caso di prepararsi un po’ meglio.

AUSTRALIAN OPEN 2015
Semifinali UOMINI

Andy Murray (GBR) b. Tomas Berdych (CZE) 6-7 6-0 6-3 7-5