Tutti i Fab Four hanno avviato almeno un’attività imprenditoriale, ma Andy Murray sembra il più lanciato verso il post-carriera. E la priorità non sarà l’hotel di lusso alle porte di Dunblane, bensì la sua agenzia di management “77”, lanciata nel 2013 insieme ai suoi storici collaboratori. 
 
Dopo anni e anni a guardare gli altri dal basso, finalmente Andy Murray si è messo tutti dietro, conquistando da qualche mese la prima posizione della classifica ATP. In termini di spessore tennistico resta comunque (per sempre?) il meno forte fra i Fab Four, ma una crescita stupefacente gli ha consegnato una vetta meritata, che resterà nelle sue mani almeno per altri due mesi abbondanti, visto che fra Indian Wells e Miami dovrà difendere solamente 90 miseri punti. Eppure, se fra i quattro il “brit” è il meno forte in campo, è da anni il più attivo fuori, a livello di investimenti in chiave futura. Va detto che oltre alle rispettive fondazioni benefiche, i quattro tennisti sono tutti lanciati in attività imprenditoriali: Federer è diventato socio dello storico manager Tony Godsik nell’agenzia Team8 (organizzatrice della Laver Cup in arrivo a settembre), Nadal ha da poco aperto la sua accademia a Manacor, Djokovic ha lanciato nel 2016 il suo ristorante vegano “Eqvita” a Monte Carlo, ma nessuno sembra proiettato al futuro con l’attenzione di Murray, che malgrado debba ancora compiere 30 anni è arrivato a dare lavoro a oltre venti persone. La sua attività finanziaria più in vista è la proprietà della Cromlix House, una residenza ottocentesca alle porte della sua Dunblane, acquistata nel 2013 per quasi 2 milioni di dollari e resa un hotel a cinque stelle da oltre 500 euro a notte a persona, inaugurato l’anno successivo e votato per due anni di fila come il più lussuoso dell’intera Scozia. Ma in pochi sanno che Murray è attivo anche a livello manageriale, con la sua società “SeventySeven Sports Management”, fondata nel 2013 insieme al partner d’affari Matt Gentry e con la consulenza del suo storico manager Simon Fuller, produttore televisivo e figura molto in vista in Gran Bretagna, già a fianco di personaggi e sportivi di successo.
BEN CONSIGLIATO, MA ANCHE CAPACE
Secondo voci vicine alla famiglia Murray, riportate dal tabloid Daily Star, Murray vorrebbe dedicare sempre più attenzione alla società (il cui nome, 77, riprende gli anni trascorsi tra le vittorie a Wimbledon di Fred Perry e dello stesso Andy), così da gettare le fondamenta del suo futuro quando appenderà la racchetta al chiodo. Al momento, infatti, la società si occupa quasi esclusivamente di gestire gli interessi in campo e fuori dello scozzese e del fratello Andy, con l’aiuto anche del manager Ugo Colombini e di Neil Grainger, uomo di fiducia della famiglia Murray che gestisce le finanze di Andy da oltre dieci anni; ma da parte del numero uno del mondo ci sarebbe l’interesse di ampliare presto il numero di atleti a contratto, dando vita a una super agenzia sportiva dall’obiettivo nobile. L’intenzione non è quella di cercare di “monetizzare” stringendo partnership con campioni già affermati, per provare a valorizzarne meglio l’immagine, bensì lanciarsi in un’attività di scouting di giovani talenti di calcio, golf e tennis, da mettere sotto contratto e accompagnare verso il successo, tramite un’agenzia che annoveri tutti i migliori prospetti del Regno Unito. “Andy vuole assicurarsi un buon piano per il post-carriera – ha spiegato la fonte del Daily Star –, con l’obiettivo di diventare il mentore di tanti atleti emergenti”. Da non dimenticare, infine, le numerose partecipazioni di Murray in ambito extra-tennistico: si dice siano oltre una quindicina, comprese tante start-up che hanno optato per il crowdfunding, vedendo arrivare finanziamenti da un investitore d’eccezione. Qualcuno sostiene che sia solo ben consigliato, ma il fiuto per gli affari c’è. Non gli servirà a vincere le partite, ma visto che non potrà giocare a tennis per tutta la vita…