WIMBLEDON – La spavalderia di Janowicz dura due set e mezzo, poi Murray prende il sopravvento e conquista la seconda finale consecutiva. Stavolta se la vedrà con Djokovic.
Neanche il servizio-bomba di Janowicz è bastato a fermare la corsa di Andy Murray
Di Riccardo Bisti – 6 luglio 2013
La Grande Rivoluzione di Wimbledon 2013, alla fine, ha prodotto la finale tra Novak Djokovic ed Andy Murray, rispettivamente numero 1 e numero 2 del mondo. Sarà la quarta finale Slam tra il serbo e lo scozzese, la terza negli ultimi quattro Major. Qualcosa vorrà pur dire. In questo momento, il meglio del tennis sono loro due. Magari soffrono, annaspano, non dominano come accadeva a Federer e Nadal, ma raramente cadono. Djokovic ha avuto bisogno di quasi cinque ore, ma ha superato Del Potro. Da parte sua, Murray ha giocato una semifinale attenta contro Jerzy Janowicz. Ha fatto quel che doveva: lasciar sfogare il polacco e attenderne il calo, giunto puntuale nel cuore del terzo set. E’ finita 6-7 6-4 6-4 6-3 con un’interruzione per chiudere il tetto. Si pensava che lo stop avrebbe potuto dare una mano a Janowicz, in realtà non è cambiato nulla. Il quarto set, giocato sotto le luci, ha visto un Murray padrone del campo e uno Janowicz meno concentrato, come se con il tetto si fossero chiuse anche le sue speranze. C’è stato un momento in cui Jerzy si era illuso. Ha giocato un primo set fantastico, dominando il tie-break e mettendo paura al pubblico. Poi è stato vittima dell’inesperienza. Un break in avvio di secondo gli è costato l’intero parziale: a parti invertite, Murray non si sarebbe mai fatto buggerare. Si vede che Jerzy, sicuro di sè negli atteggiamenti, non ha mai letto “Winning Ugly” di Brad Gilbert. Gli farebbe bene. Il match si è deciso nel terzo set, quando il servizio-bomba del polacco continuava a bastonare senza pietà, come se il pilota automatico si fosse incantato in modalità “ace-servizio vincente”. Inatteso, arrivava il break per Janowicz che volava fino al 4-1. Fosse andato avanti due set a uno, chissà…
Invece sono arrivati cinque game di fila che hanno totalmente ribaltato la partita. Janowicz è andato nel pallone, Murray ha preso a giocare benissimo e a ricacciare di là gli attacchi del polacco. Una, due, tre volte…fino a quando non lo faceva sbagliare. Il pubblico era sempre più esaltato, la spavalderia del primo set era solo un lontano ricordo. Per un quarto d’ora, il polacco ha perso la tramontana e tanto è bastato. A quel punto hanno deciso di interrompere e mandarli negli spogliatoi per chiudere il tetto. “E’ stata una situazione difficile, io avrei preferito continuare – ha detto Murray – Wimbledon non è un torneo indoor e bisogna cercare di giocare il più possibile all’aperto. Secondo me c’erano ancora 45 minuti di luce. Ad ogni modo mi sono rilassato, mi sono fatto una doccia, ho parlato con il mio team e non ho perso la concentrazione”. Si è visto nel quarto, in cui Janowicz è sembrato – per la prima volta – succube di una realtà più grande di lui. Non c’è mai stata incertezza. Murray l’aveva fatta svanire nel terzo. Alla fine era più sollevato che contento. “Quest’anno tutti si aspettavano che arrivassi almeno in finale. Ma è stato un match difficile, perchè Jerzy è molto talentuoso, imprevedibile, ha un gran servizio e non ti dà ritmo. Nel tie-break del primo ho sbagliato due palle che non avrei dovuto, per fortuna sono riuscito a girarla nel terzo”. Adesso sfida Djokovic e parte leggermente favorito, anche solo perchè arriverà meno stanco del serbo, parso molto provato dopo la semifinale. L’unico precedente “erbivoro” risale alle Olimpiadi e fu vittoria abbastanza agevole per Murray. Il tempo delle lacrime e delle attese, forse, sta per finire. E siamo certi che, da lassù, persino Fred Perry è disposto a perdonare il suo erede per non indossare più le polo griffate. “Va bene tutto, basta che la smettano con questa storia dei britannici a Wimbledon” sembra dire la statua di Fred a Wimbledon. Ancora 48 ore e sapremo.
WIMBLEDON 2013 – UOMINI
Semifinale
Andy Murray (GBR( b. Jerzy Janowicz (POL) 6-7 6-4 6-4 6-3
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