WIMBLEDON. Murray emerge da una maratona contro Ferrer. Sotto di un set e di un break, riesce a chiuderla in quattro. Adesso trova Tsonga e sogna di dare una soddisfazione agli inglesi e a Lendl.
Il saluto tra Murray e Ferrer dopo quasi 4 ore di gioco
Di Riccardo Bisti – 5 luglio 2012
Missione compiuta. Andy Murray ha fatto il suo dovere: come Tim Henman, è alla sua quarta semifinale a Wimbledon. Il britannico (i cui genitori non si perdono un match dal Royal Box) non ha mai giocato una finale, anche se ha avuto la sua grande occasione nel 2001 quando perse da Ivanisevic. Murray può fare un passo in più se venerdì dovesse battere Jo Wilfried Tsonga, semifinalista già lo scorso anno. Sul Campo 1, Tsonga non ha giocato un granchè contro Philipp Kohlschreiber ma è emerso alla distanza, imponendosi con il punteggio di 7-6 4-6 7-6 6-2. Il fatto che abbia vinto entrambi i tie-break è significativo. Sul Centre Court, invece, si è visto un bellissimo match tra Murray e David Ferrer. Lo spagnolo ha giocato benissimo, tenendo testa allo scozzese per quasi 4 ore, intervallate da un breve stop per pioggia sul 5-5 nel quarto. Gli organizzatori hanno deciso di non chiudere il tetto, e dopo 20 minuti di pausa c’è stato lo sprint finale che ha consegnato a Murray il 6-7 7-6 6-4 7-6, sigillato dal 18esimo ace, che lo ha spedito in semifinale. E’ stata una partita bella e affascinante. E’ sempre bello vedere un tennista adattarsi a una superficie che non gli è congeniale. Ferrer ti sorprende ogni volta: adesso fa male con il servizio, mette i piedi dentro il campo, ha persino imparato a usare lo slice con il rovescio…davvero ammirevole. A sostenerlo, nel suo angolo, oltre a coach Piles, al preparatore atletico David Andres (lo stesso della Errani) e al rappresentante Lotto Veso Matijas, c’era anche Manolo Santana. Orfano di Nadal, si è trovato a fare il tifo per questo monumento di volontà. Per un set e mezzo, Ferrer ha spaventato gli inglesi. Giocando a viso aperto ha messo a nudo le incertezze di Murray (che ci sono, e Tsonga dovrà essere bravo a sfruttarle) ed è andato avanti di un break sia nel primo che nel secondo. In entrambe le occasioni si è fatto raggiungere fino al tie-break. Ha vinto il primo, ma ha perso il secondo.
Volendo recriminare a tutti i costi, Ferrer se la deve prendere per il secondo set. E’ andato a servire sul 5-4 ed è stato sempre avanti nel tie-break: 3-0, 5-2, 6-5…ma non ce l’ha fatta. Fosse andato due set a zero, chissà…invece Murray ha lentamente trovato il suo miglior tennis. Il servizio ha iniziato a funzionare sempre meglio. Lo scozzese è dotato di una gran mano, che gli ha consentito di variare con sapienza l’inerzia degli scambi. Le palle corte mandavano fuori posizione Ferrer e lo hanno lentamente stancato. Dopo aver vinto 6-4 il terzo set (break decisivo al nono game), Murray ha giocato più sciolto ma Ferrer non ha mollato. E’ rimasto in gara fino all’ultimo: sul 4-3 ha avuto un paio di palle break che lo avrebbero mandato a servire per allungare il match al quinto (ma non ha rimpianti: Murray ha servito alla grande), poi ha tenuto con coraggio il game che lo ha portato sul 5-4 (era sotto 15-40). Sul 5-5 è venuto a piovere, ma lo stop non ha modificato gli equilibri. Murray ha servito alla grande nel tie-break fino a imporsi 7-4 contro un avversario mai domo. “Ferrer è un grandissimo giocatore, penso che sia sottostimato” ha detto nell’intervista a caldo, come a voler difendere un risultato che molti davano per scontato. Ma non è stato così. Grande gioia per il suo clan: non solo mamma Judy e la bella fidanzata Kim, ma soprattutto per coach Ivan Lendl. Quest’ultimo conosce bene le delusioni del Centre Court. Per lui era un ossessione: nonostante due finali, non ce l’ha mai fatta. Un trionfo del suo assistito non sarebbe la stessa cosa…ma non ci sputerebbe sopra. E – crediamo – lo vivrebbe ugualmente come un sollievo.
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