Tutto facile per il numero uno del mondo, che approfitta di un brutto match del coetaneo e si prende la quinta finale a Indian Wells. Andy parte malissimo e non riesce a recuperare, cedendo 6-2 6-3. Undecesima sconfitta di fila contro gli altri Fab Four.Chi si aspettava la solita battaglia punto su punto è tornato a casa a mani vuote. Nella recente finale dell’Australian Open, Andy Murray aveva lottato alla pari per due set prima di arrendersi alla superpotenza di Novak Djokovic. Stavolta, a Indian Wells, non è praticamente sceso in campo. Andy ha salutato la California all’ombra di un 6-2 6-3 che la dice molto lunga. Per un’ora e ventotto minuti ha vagato nel deserto del suo tennis, non riuscendo mai a trovare un’oasi per provare a cambiare passo e infastidire il rivale. Una delle chiavi per potersela giocare con Djokovic è quella di fargli male col servizio: quando il serbo vince 15 dei 19 punti da meno di cinque scambi, come avvenuto nel primo set di oggi, c’è poco da fare. Merito suo ma anche più di una colpa di Murray, che si conferma il Ringo Starr dei Fab Four, come lo definì Federico Ferrero dopo la sconfitta in finale all’Australian Open 2011. Lo scozzese è partito malissimo, chiudendo il primo set con il 22% di punti vinti con la prima (record negativo?) e ha finito un po’ meglio, ma la partenza a rilento ha deciso buona parte del match. Djokovic ha visto rosso col break nel secondo game ed è diventato un toro impazzito, inserendo un pilota automatico dal ritmo insostenibile per tutti. Prima ha attaccato senza freni sino al 6-2 3-0, raccogliendo i tanti errori di Murray, poi si è difeso alla perfezione nell’unica occasione in cui Andy ha cercato di reagire. Sullo 0-3 il britannico ha servito un ace ad annullare la palla del doppio-break, poi si è guadagnato due chance per rientrare nel set, incitandosi a suon di teatrali “come on”. Ma ‘Nole’ gli ha sbattuto la porta in faccia, come già avvenuto in nove degli ultimi dieci scontri diretti, per la gioia di un gruppo di aficionados che per tutto il match han cantato avvolti in una manciata di bandiere serbe.
 
QUINTA FINALE A INDIAN WELLS
Ultimi sussulti poco più in là: con un nuovo ace Murray ha salvato un match-point sul 2-5 e tenuto il servizio, provandoci fino in fondo, ma quando ha sbagliato un comodo diritto nel primo punto del game successivo ha capito che non c’era più niente da fare. Perso quel quindici, accompagnato da un urlaccio di disapprovazione, finito l’incontro, nonostante Djokovic abbia mancato con doppio fallo e diritto in rete sia il secondo sia il terzo match-point, prima di fare tutto bene nel quarto. Così, mentre lui raccoglieva l’abbraccio del pubblico, Murray è nuovamente uscito a testa bassa, chiudendo con 29 errori gratuiti e appena 7 vincenti. Desolante ma vero, come è vero che dopo la finale di Wimbledon 2013, momento più alto della sua carriera, non ha più vinto una sola volta contro Djokovic, Federer e Nadal, perdendo 11 confronti su 11. In mezzo c'è stato il problema alla schiena, ma non può più essere una scusante: ormai il 27enne di Dunblane è rientrato a pieno regime da oltre un anno. E se ci aggiungiamo che la semifinale odierna era la prima negli ultimi quattordici '1000', il discorso si fa ancora più preoccupante. Serve una netta sterzata, e la scelta di aggiungere Jonas Bjorkman al suo team, probabilmente, passa anche da questi dati. Tutto liscio invece per Djokovic, approdato senza sudare alla sua quinta finale a Indian Wells. A livello di Masters 1000 ha vinto tutte le ultime otto (non perde da Cincinnati 2012). Contro Federer cercherà il quarto titolo al BNP Paribas Open. Visto come gli è andata nella recente finale di Dubai, e pure la prestazione di Federer nel quarto di ieri, avrà bisogno di tirare fuori il massimo. Contro Murray non è servito.
 
MASTERS 1000 INDIAN WELLS – Semifinali
Novak Djokovic (SRB) b. Andy Murray (GBR) 6-2 6-3