Murray: “Donne, giocate cinque set!”
Andy Murray è uno dei pochi tennisti a seguire ed apprezzare il tennis femminile. E ne parla volentieri. "Lo faccio perchè mia mamma è coinvolta, poi ci sono un paio di giovani britanniche in ascesa". Lo scozzese ha ammesso di seguire le grandi partite e i match di Laura Robson ed Heather Watson. La sua giocatrice preferita è Agnieszka Radwanska. Quando gli hanno fatto presente che la polacca è soprannominata la "Murray in Gonnella", lui ha replicato. "Non lo sapevo. La guardo volentieri perchè le sue avversarie sono più potenti, allora gioca con grande varietà. Viene a rete, gioca la palla corta, il pallonetto…sono le stesse cose che mi madre mi diceva di fare". Murray ha poi detto la sua sull'eterno dibattito sulla parità dei montepremi negli Slam. "La differenza sta tutta nella distanza dei match. Noi giochiamo al meglio dei cinque, loro al meglio dei tre. Penso che le donne dovrebbero giocare tre set su cinque, non vedo ragioni per cui non lo debbano fare. Non dico che lavorano di meno, ma è ovvio che la preparazione per un match più lungo è ben diversa. E come se le donne corressero i 400 metri e gli uomini i 600". . E ne parla volentieri. "Lo faccio perchè mia mamma è coinvolta, poi ci sono un paio di giovani britanniche in ascesa". Lo scozzese ha ammesso di seguire le grandi partite e i match di Laura Robson ed Heather Watson. La sua giocatrice preferita è Agnieszka Radwanska. Quando gli hanno fatto presente che la polacca è soprannominata la "Murray in Gonnella", lui ha replicato. "Non lo sapevo. La guardo volentieri perchè le sue avversarie sono più potenti, allora gioca con grande varietà. Viene a rete, gioca la palla corta, il pallonetto…sono le stesse cose che mi madre mi diceva di fare". Murray ha poi detto la sua sull'eterno dibattito sulla parità dei montepremi negli Slam. "La differenza sta tutta nella distanza dei match. Noi giochiamo al meglio dei cinque, loro al meglio dei tre. Penso che le donne dovrebbero giocare tre set su cinque, non vedo ragioni per cui non lo debbano fare. Non dico che lavorano di meno, ma è ovvio che la preparazione per un match più lungo è ben diversa. E come se le donne corressero i 400 metri e gli uomini i 600".