Lo scozzese rischia grosso contro Robredo, ma con un pizzico di fortuna vince la prima edizione del torneo di Shenzhen. Dopo aver annullato cinque matchpoint, ha riconosciuto: “Tommy meritava di vincere”.
Di Riccardo Bisti – 28 settembre 2014
Ha dovuto annullate cinque matchpoint, di cui quattro consecutivi, ma alla fine Andy Murray ha messo fine a un digiuno che sembrava non finire mai. Lo scozzese non vinceva un torneo da quasi 15 mesi, quando digrignò i denti sul Centre Court e riportò Wimbledon in Gran Bretagna dopo 77 anni. Vincere il neonato ATP di Shenzhen, simbolo della nuova forza economica dei cinesi, è stata durissima. Opposto a un maratoneta come Tommy Robredo, che sta vivendo una seconda giovinezza, lo scozzese l’ha spuntata col punteggio di 5-7 7-6 6-1. Un punteggio che dice tutto, anche perchè il tie-break del secondo set si è concluso 11-9. Non è certo il successo più importante nella carriera dello scozzese, però assume un valore particolare perchè ne rilancia le ambizioni per un posto alle ATP World Tour Finals. A inizio anno, nessuno immaginava che lo scozzese avrebbe potuto rischiare di non esserci, anche al netto dell’infortunio alla schiena che giusto 12 mesi fa lo obbligava a finire sotto i ferri. Con i 250 punti intascati in Cina, salirà al numero 10 della Race stagionale, ad appena 105 punti dall’ottava posizione di Tomas Berdych. Tenendo conto che mancano ancora due Masters 1000 (Shanghai e Parigi Bercy) e sta iniziando un torneo importante come Pechino, Murray ha ottime chance di arrivare a Londra. E' la città dove ha raccolto le gioie più grandi, ma potrebbe anche essere accolto male dagli inglesi dopo aver espresso la sua opinione sul referendum sull’indipendanza della Scozia. “Era da parecchio che non vincevo un torneo – ha detto Murray – il modo in cui l’ho portato a casa è piuttosto inusuale. E’ raro vincere una parita come questa. Obiettivi? Spero di vincerne un altro prima della fine dell’anno”.
"ROBREDO MERITAVA DI VINCERE"
Qualificarsi per il Masters salverebbe una stagione che non è stata fallimentare, per carità (in fondo non perde mai prima dei quarti di uno Slam), però lo ha visto mancare nei momenti decisivi, come se si fosse creato un piccolo gap con i primi tre. Nemmeno l’assunzione di Amelie Mauresmo, per ora, ha sortito grandi effetti. Murray spera di qualificarsi al Masters per la settima volta di fila, magari conquistando punti preziosi tra Pechino e Shanghai. Contro Robredo ha rischiato grosso, ed anzi sembrava KO quando si è trovato in svantaggio 6-2 nel tie-break del secondo set. Ma lo spagnolo non è stato in grado di trasformare i quattro matchpoint consecutivi, fallendo anche una quinta chance sul 7-6. Scampato il pericolo, Murray ha mostrato una condizione fisica decisamente migliore, sfibrando Robredo alla distanza. Aveva fatto qualcosa del genere anche nella semifinale contro Juan Monaco. “E’ stata una partita durissima – continua Murray – le condizioni era difficili, poi sono stato particolarmente fortunato sul finire del secondo set. Ho combattuto duramente e per fortuna sono riuscito a girarla. Robredo ha giocato un grande torneo e probabilmente meritava di vincere, ma ogni tanto nello sport succedono queste cose”. Murray ha rivelato di non aver adottato chissà quali strategie sui matchpoint. “Semplicemente ho cercato di mettere in campo più palle possibili. Avevo perso alcune palle break per un soffio, ero frustrato. In certe situazioni ci vuole un po’ di fortuna”. Per Murray è il 29esimo titolo in carriera (su 43 finali), mentre Robredo resta a bocca asciutta. “Arrivare in finale è sempre fantastico, anche se è dura accettare una sconfitta del genere. Ma Andy ha fatto un gran lavoro. E’ stata un'esperienza da cui imparare, continuerò a lavorare e spero di fare meglio la prossima volta”. A 32 anni, non si smette mai di crescere. Robredo lo insegna.
ATP SHENZHEN – FINALE
Andy Murray (GBR) b. Tommy Robredo (SPA) 5-7 7-6 6-1
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