Andy incamera il secondo titolo consecutivo sulla terra battuta. In finale Nadal collassa e dopo dieci anni esce dai top 5 … di FEDERICO MARIANI
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di Federico Mariani – foto Getty Images

 

Con Djokovic a priori fuori dai giochi, a Madrid tutta l’attenzione mediatica (e non) era chiaramente catalizzata da Rafa Nadal, quattro volte vincitore nella Caja Magica e campione delle ultime due edizioni, e Roger Federer che dall’altura avrebbe potuto trarre un decisivo vantaggio. Anche Kei Nishikori era additato tra i primissimi favoriti col grandissimo torneo disputato a Madrid lo scorso anno dove solo un sfortunato infortunio gli ha impedito di alzare al cielo il suo Masters 1000 in carriera.

 

 

E’ arrivato, invece, inaspettatamente Andy Murray. Lo scozzese mette in cascina il decimo titolo a livello Masters 1000 conquistando appena il secondo alloro sulla sempre indigesta terra battuta dopo aver incamerato il primo titolo una settimana fa a Monaco. Il torneo dello scozzese è un clamoroso crescendo culminato con la prestazione super in semifinale, dove ha spazzato via dal campo Nishikori con uno spaventoso rendimento alla risposta, ed impreziosito con la netta vittoria su Rafa Nadal in finale al quale ha concesso appena cinque giochi.

 

Un epilogo decisamente inaspettato quello del 1000 madrileno, specie dopo aver visto Nadal in semifinale con Berdych tornare su standard più che discreti. In finale, dove mancava da Roma 2014 a livello 1000, il maiorchino si trasforma diventando un giocatore quasi “normale”, con poche armi e meno mordente. Inizia male lo spagnolo, conquistando solo due dei primi quattordici punti, e termina peggio con un disastroso bilancio di 26 errori gratuiti a fronte di solo 18 colpi vincenti. Non serve neanche un Murray scintillante per risolvere in modo piuttosto agevole la pratica nell’ora e ventotto minuti di gioco.
 

E’ una sconfitta che fa male a Nadal perché questa era l’occasione giusta, oltre che per incassare il titolo numero 28 nei Masters 1000 ed il 66 in totale, per risollevare l’umore schiacciato dalle recenti uscite ed iniettare fiducia in vista del proseguo dell’anno e soprattutto in vista di Parigi, appuntamento cardine della stagione del maiorchino. E’ una sconfitta che fa male anche in ottica ranking visto che da domani lo spagnolo scenderà in settima posizione uscendo dalla top 5 come non capitava da addirittura dieci anni nell’ormai preistorico 2005.

 

E’ invece una vittoria tanto inaspettata quanto pesante per Andy che, da sposo, non ha ancora perso un match incamerando due titoli, sul rosso, in back to back. Sostanzialmente un’utopia fino a qualche giorno fa.Il messaggio ora è chiaro: su terra ora c’è un protagonista in più.

 

Per quanto riguarda gli azzurri, torneo più che soddisfacente: la storia più bella porta ancora la firma di Luca Vanni. Il toscano, infatti, dopo aver superato le qualificazioni mettendo piede per la prima volta in carriera nel main draw di un Masters 1000, batte in un eroico tie break del terzo set Bernard Tomic, arrendendosi poi in tre set a Simone Bolelli. Ottimo anche il torneo proprio del talento di Budrio che batte agevolmente Anderson all’esordio per poi superare il già citato Vanni fino a capitolare al terzo turno con Nadal. Esordio convincente anche per Fabio Fognini con la netta vittoria su Giraldo, per poi perdere nuovamente (come a Montecarlo) con Grigor Dimitrov, avversario che probabilmente troverà ancora a Roma.