John McEnroe è convinto che lo scozzese abbia una sola strada per tornare a battere Djokovic: assumere un super-coach. In effetti, sette dei primi dieci (Murray compreso) si sono affidati a un ex campione, spesso con buoni risultati. “Se Andy me lo chiedesse sarei interessato. Però dovrei vedere che tipo di impegno comporterebbe”.

John McEnroe non è esattamente come Gianni Agnelli. L’Avvocato parlava poco, ma quando lo faceva si alzavano tutti in piedi. E tante sue affermazioni sono passate alla storia. Da parte sua, il buon Mac fatica a stare zitto e negli ultimi anni ne ha dette di tutti i colori. A volte gli ha detto bene, altre meno. Ad esempio, nel 2008 disse che Federer non sarebbe riuscito a eguagliare e superare il primato di Slam di Pete Sampras. Le sue ultime affermazioni, tuttavia, hanno una valenza statistica interessante. Secondo lui, per tornare a battere Novak Djokovic, Andy Murray dovrebbe rivolgersi a un super-coach. La moda è scoppiata qualche anno fa e tutto sommato funziona. Se diamo un’occhiata al ranking ATP, scopriamo che sette dei primi dieci usano (o hanno usato) un ex top-10 come allenatore, o almeno come consulente. Gli unici a farne a meno sono stati Rafael Nadal (fedele allo zio Toni), Tomas Berdych (che però ci aveva provato con Lendl) e Dominic Thiem, seguito da sempre da Gunther Bresnik. Dopo la separazione con Amelie Mauresmo, Murray si fa seguire dall’ex doppista Jamie Delgado. E’ stato bravo: insieme a lui, Andy ha giocato la sua migliore stagione di sempre sul rosso. Però ha perso per la quinta volta consecutiva contro Djokovic in uno Slam. Qualcosa vorrà pur dire. McEnroe l’ha notato e ha detto la sua, auto-candidandosi per il ruolo, neanche troppo velatamente. L’avrà fatto a cuor leggero, visto che nell’immediato ha altri impegni. A Wimbledon farà parte del team di commentatori BBC (dopo che a Parigi lo ha fatto per NBC) e, soprattutto, ha siglato un accordo di tre settimane con Milos Raonic. Si affiancherà a Riccardo Piatti e Carlos Moyà per migliorare il gioco di volo del canadese. Quando gli hanno chiesto di una possibile partnership con Murray, è stato sibillino: “Quando c’è qualcuno di così forte, sei sempre interessato. Andy è un grande professionista. Ha vinto un paio di Slam, stiamo parlando di uno dei più forti di tutti”.

I due hanno un rapporto cordiale, tra interviste ed esibizioni condivise. Ad oggi, però, non è arrivata nessuna telefonata. McEnroe sarebbe disponibile, anche se “Dipenderebbe dal tipo di impegno che mi richiederebbe, e per quanto tempo. Ma per adesso non ci sono state discussioni, non ho sentito nessuno. Di certo è andata molto bene a Novak Djokovic e Boris Becker. E non c’è dubbio che il mio vecchio rivale Ivan Lendl abbia fatto la differenza in positivo per Andy”. Murray sta vivendo un ottimo momento, ma contro Djokovic c’è qualcosa che non va. A Parigi ha giocato un ottimo primo set, ma poi la partita è radicalmente cambiata. Lo scozzese ha ammesso di aver arretrato il baricentro del suo tennis. “E se lasci dettare il gioco ai migliori, poi sono dolori”. Per questo, la suggestione di un maestro del serve and volley al suo fianco si fa forte. Djokovic è uno dei più grandi dominatori di sempre e Murray deve tenerne conto. Tuttavia, non può accontentarsi di tanti piazzamenti in finale. Per fare un salto di qualità dovrebbe essere pronto a rischiare di più. Le statistiche del Roland Garros dicono che Djokovic ha tirato più vincenti e ha commesso più errori di Murray. Come a dire che ci ha provato di più, pur avendo una mano meno educata rispetto allo scozzese.

Parlando con Simon Briggs del Telegraph, l’analista ATP Craig O’Shannessy ha spiegato che la posizione in campo di un giocatore è spesso dettata dall’atteggiamento dell’avversario. “Però si tratta anche di correre un rischio calcolato. Se stai più avanti sarai meno incisivo in fase difensiva, ma i tuoi colpi d’attacco potrebbero avere una migliore qualità”. L’articolo ha riproposto i commenti di Stan Wawrinka dopo la finale dell’anno scorso, vinta in modo quasi imperioso. “Djokovic comanda per mettere l’altro in difficoltà, ma con me le cose possono cambiare. Ho provato ad essere aggressivo dalla linea di fondo e, piano piano, sono stato io a conquistare terreno”. Una specie di Risiko applicato al tennis. Per riconquistare il territorio perduto, l’idea di un supercoach potrebbe davvero essere la soluzione? Magari ricorrere a un Lendl-bis? McEnroe ritiene interessante l’idea: “Certo, hanno avuto un buon successo insieme, non vedo perché non potrebbero ripetersi. Non so esattamente come sia andata la loro separazione, se è stata concordata oppure è stato uno dei due. Non so se sarebbe come tornare con un’ex fidanzata. Sulla carta potrebbe funzionare: in questo momento ha Delgado, ma potrebbe aggiungere un secondo nome. Io potrei finire in questa categoria! Ma non mi sorprenderebbe, credo che sarebbe una soluzione interessante”. Chissà se Andy leggerà le dichiarazioni di Mac e – soprattutto – le prenderà in considerazione. Non c’è dubbio che qualcuno glielo chiederà durante il torneo del Queen’s della prossima settimana.