E’ ancora una volta il Fatal Murray a fermare Rafa Nadal nel torneo di Madrid. Dopo la finale a senso unico del 2015, anche quest’anno il maiorchino si deve arrendere al cospetto dello scozzese. Al termine di un incontro che Murray ha sempre condotto, durato più del dovuto solo per la solita ansia da vittoria che ha colto lo scozzese in prossimità del traguardo. Sulle condizioni dello spagnolo si è scritto tutto e il contrario di tutto. Alla prima sconfitta sul rosso in terra europea, dopo tredici successi di fila, la sensazione è quella già descritta dopo le vittorie in quel di Montecarlo e Barcellona. Grandi ed evidenti i progressi di Rafa, lontano dal giocatore smarrito e scoraggiato capace di immolarsi all’altare di qualsiasi avversario. Ma gli manca ancora qualcosa, a questi livelli fondamentale, per essere il Nadal che tutti conoscevamo. Il Nadal capace di cannibalizzare avversari su avversari. Tanta grinta anche oggi, per Rafa. Ma davvero poco incisivo e falloso nei momenti importanti. Le undici palle break fallite (su tredici) la dicono davvero lunga. Nonostante un pubblico cerchi in ogni modo, con un tifo al limite del calcistico, di incoraggiarlo e sostenerlo. E’ impresa semplice tirarsi fuori dalle sabbie mobili se hai di fronte Joao Sousa. Più complicato quando affronti Andy Murray. Sin dalle prime battute appare chiara la trama dell’incontro. Lo scozzese comanda le danze, cerca sempre il rovescio dello spagnolo e rompe gli equilibri al quarto gioco, guadagnandosi il break alla terza opportunità. Andy non appare però impeccabile al servizio. Nadal non si è mai dato per perso, anche in situazioni peggiori, e reagisce. Arrivano le occasioni del controbreak. Ne dilapida due nel settimo gioco con due errori in risposta di quelli che mai avrebbe commesso fino a solo due anni fa. Ne ottiene altrettante nel nono gioco, proprio quando Murray serve per il set. Un Murray che da qualche minuto ha abbassato drasticamente la percentuale sulla prima e che affossa il rovescio in rete che è un piacere. Tanto basta, allo spagnolo, per rientrare nel set. Così come basta svegliarsi dall’indolenza, allo scozzese, per riprendersi il maltolto. Nadal serve sul 5 a 6 e viene aggredito senza pietà da Murray. Che chiude rabbioso a zero a suon di vincenti.
La musica nel secondo set sembra poter cambiare: Murray tira fuori dal cilindro due ace e un gran ricamo di rovescio per cancellare tre palle break allo spagnolo e tenere il servizio, al termine di un game che sfiora i dieci minuti di durata. E altre tre occasioni arrivano per Nadal, anche nel quinto gioco. Ma volano via anche queste. Quando decide di fare il bel tempo, Andy non lascia scampo. E dopo tanto spreco, nel sesto game accade l’inaspettato ma al tempo stesso inevitabile: con una palla fortunosa , steccata e rimastagli in campo, Murray ottiene la prima palla break nel secondo set. E Nadal, con un passante di dritto giocato davvero male, sembra mettere la parola fine al suo match. Tutto troppo semplice per Murray a questo punto. Talmente semplice che lo scozzese decide di complicarsi la vita, esattamente come nel primo set. Tiene il servizio nel sesto gioco aiutato dallo spagnolo, che si perde al momento di concretizzare altre due palle del controbreak. Spegne completamente la luce sul 5 a 3, al momento di servire per chiudere l’incontro. Sul primo matchpoint , scaraventa un comodo rovescio al di là della linea di fondo e poi altre due pessime conclusioni, sempre di rovescio, allungano una partita oramai vinta. Ma il mancino di Manacor , in cuor suo, non ci crede più. I due errori di rovescio e lo smash facile facile affossato in rete sono emblematici di come Djokovic possa dormire ancora sonni tranquilli in vista di Parigi. Murray è in finale, la seconda consecutiva a Madrid, la numero 17 in un Masters 1000. Segnali importanti, per chi non arrivava a un atto conclusivo dallo scorso Australian Open. E che manca dal successo dalla finale di Montreal nell’agosto del 2015. Davvero troppo, per il numero tre al mondo.
DJOKOVIC FATICA NEL FINALE, MA PASSA
In finale se la vedrà con Novak Djokovic, che ha patito un po’ nel secondo set per avere la meglio su un buon Kei Nishikori. A dire il vero, il match è stato “di routine” fino al 6-3 5-3, poi Nole ha combinato un pasticcio clamoroso sul 5-4 e 40-0. Aveva un dritto a campo aperto, con Nishikori ormai rassegnato, e l’ha incredibilmente sparato in corridoio. A quel punto si è disunito e ha concesso al giapponese l’unico break della partita. Poteva pagarne le conseguenze, ma si è rimesso in sesto appena in tempo e si è aggiudicato il tie-break. Dovesse vincere, Nole intascherebbe il titolo numero 29 in un Masters 1000, record assoluto. In questo momento, condivide il primato con Rafa Nadal.
Andy Murray (GBR) b. Rafael Nadal (SPA) 7-5 6-4
Novak Djokovic (SRB) b. Kei Nishikori (GIA) 6-3 7-6(4)