Il campione di Dunblane si sbarazza agevolmente di Rosol, mentre Serena Williams rifila un doppio 6-3 alla Makarova. Bene anche Wawrinka e Nishikori. In chiaroscuro gli italiani: Fognini, Lorenzi e Giannessi vanno avanti, fanno invece i bagagli Knapp, Giorgi e Fabbiano…di ALESSANDRO MAGRINI

di Alessandro Magrini – foto Getty Images

 

Day number two agli Open degli Stati Uniti, valido per l’allineamento al secondo turno della parte bassa di tabellone.

 

Dopo la tanta carne al fuoco nella giornata di ieri, con molti protagonisti al debutto nell’ultimo slam dell’anno, il martedì si è rivelato non meno ricco di spunti interessanti. Ma partiamo dalla fine, vale a dire dall’esordio in sessione serale di Andy Murray. Nei confronti di quest’ultimo la sorte non era stata così benevola: l’urna aveva infatti designato, come primo ostacolo sul cammino del due volte (consecutive) oro olimpico, Lukas Rosol, uno capace già in passato di rovinare la festa ai “grandi” proprio nelle grandi occasioni (il riferimento è a Rafa Nadal, lo scenario Wimbledon 2012). Ma oggi non era aria, evidentemente, per mettere in atto una replica: troppo solido e concentrato il numero due del mondo, tanto da lasciare per strada solamente 7 games. Lo score di 6-3 6-2 6-2 vale ad Andy il biglietto per il secondo turno, dove troverà Granollers, uscito vincitore in tre set dal confronto con Juan Monaco.

 

Grande attenzione verteva poi intorno alla prova di Wawrinka. Il campione di Losanna, al rientro dopo l’infortunio alla schiena procuratosi durante la Rogers Cup e costatogli la partecipazione olimpica, ha spazzato via i dubbi riguardo le sue condizioni fisiche con un netto 7-6 6-4 6-4 sul sempre temibile Fernando Verdasco. Il match, ad essere onesti, non ha regalato particolari emozioni agli spettatori dell’Arthur Ashe Stadium, reso ancor più imponente dalla copertura ultimata: ritmo basso, scambi corti, giocate di qualità raramente rimarchevole. A Stan the man sono state così sufficienti la “cilindrata” superiore, nonché le difficoltà negli spostamenti da parte del rivale, per tenere vivo il sogno di aggiungere il terzo major alla bacheca personale.

 

Un altro “quotato” di questo torneo, Kei Nishikori, non ha tradito le previsioni dei bookmakers contro il veterano Benjamin Becker, che proprio su questi palcoscenici dieci anni fa poneva fine alla carriera di Andre Agassi. Il nipponico però, fresco finalista a Toronto e medaglia di bronzo ai Giochi di Rio, non si è rivelato impeccabile, chiudendo in quattro set un incontro che rischiava di complicarsi ulteriormente, al netto dei primi due parziali dominati.

 

Continua il momento (finalmente) felice di Juan Martin Del Potro, che dopo l’argento a Rio si è presentato nella Grande Mela con un convincente 6-4 6-4 7-6 sul connazionale Schwartzman. Avanti anche Alexander Zverev, Dimitrov, Kyrgios, Thiem, Ferrer e Tipsarevic, redivivo contro il beniamino del pubblico (ancor di più dopo lo sgambetto a Djokovic ai Championships di Londra) Sam Querrey.

 

Tra le donne, tutto facile per Serena Williams, pronta alla riscossa nello slam di casa dopo la delusione 2015. La pratica Makarova, oro in doppio a Rio in coppia con  Vesnina, è stata pura formalità, come testimoniato dal doppio 6-3. Accedono al secondo turno anche Venus e Radwanska, mentre per poco Simona Halep non fa vivere alla malcapitata Flipkens il peggior incubo per un tennista: subire un doppio 6-0. La realtà, in questo caso, è resa appena più dolce dai due games conquistati dalla belga in dirittura d’arrivo. Notte fonda invece per Ana Ivanovic, che scivolerà più in basso dell’attuale 31esima posizione (mai così male da 6 anni a questa parte) a seguito del fragoroso tonfo contro Allertova.

 

Numericamente in pari il bilancio tricolore. Alle defezioni di Camila Giorgi, sconfitta 6-1 al terzo da Sam Stosur, Thomas Fabbiano, arresosi a Khachanov dopo aver superato le qualificazioni, e Karin Knapp, fanno da contraltare i successi di Paolo Lorenzi, Alessandro Giannessi, e Fabio Fognini. Paolo ha letteralmente “passeggiato” contro l’argentino Berlocq, mentre Giannessi ha colto un (forse) insperato trionfo su Kudla, con tanto di bagel al quinto. Altri cinque set sono serviti a Fognini per aver ragione del russo Gabashvili in una sfida da “montagne russe”: il talento di Arma di Taggia prima sprofonda andando sotto di due parziali, poi risuscita recuperando lo svantaggio. Trasformatosi da cacciatore a preda, a un passo dalla meta, si fa sciaguratamente riagguantare. Infine la spunta dando sfogo all’adrenalina accumulata in piena osservanza del suo stile, ossia rivolgendo al pubblico le sempre più abituali esultanze provocatorie.

 

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