dal nostro inviato Enzo Anderloni
Wimbledon – Era il match più atteso della giornata, quello tra Andy Murray e Richard Gasquet. Ci si aspettava battaglia, una grande sfida tra potenza e determinazione ( lo scozzese), eleganza e tocco di palla ( il francese). Invece è durata solo un punto.
Non ci si deve lasciar ingannare dalle quasi due ore finali e dal 7-6 6-3 6-2 a favore di Murray che resterà scritto negli annali. La decisione dell’incontro è avvenuta dopo meno di un’ora di gioco e precisamente sul 4-3 per l’idolo di casa nel tie-break del primo set.
Sino a quel momento il match pareva assolutamente equilibrato. Entrambi i giocatori avevano tenuto i loro turni di battuta agevolmente e secondo il proprio stile. Murray servendo una gran percentuale di prime palle, tutte al di sopra dei 200 chilometri orari; Gasquet con palle morbide, quasi sotto ritmo, e improvvise accelerazioni più frequenti con il solito, magico rovescio.
Sotto gli occhi di William e Kate, la coppia più regale del mondo in prima fila nel Royal Box, si svolgeva una vicenda tennistica che preoccupava la folla del Centre Court: Andy teneva botta ma sembrava non trovare il bandolo contro quella specie di gatto soriano dei court che è Gasquet, uno che sembra farsi i fatti suoi, che non ingaggia sfide all'arma bianca ma, un’unghiatina qua, una là, ti sistema per le feste.
Era proprio il n. 13 del mondo, oggi allenato dal nostro Riccardo Piatti, ad avvicinarsi di più a strappare il servizio all'avversario. Per esempio sul 6-5 quando piazzava una combinazione da cineteca: risposta di rovescio in back, incrociata e profonda, seguita da missile, sempre di rovescio, lungo linea. Quoziente di difficoltà: 10. Applausi anche dagli Inglesi.
Poi però al tie break, come dicevamo, sul 4-3 Murray, il punto. Serve Gasquet e lo scambio (oh guarda!) finisce sulla diagonale di rovescio. Il francese spinge in progressione, il “Briton” non si sottrae, non cambia angolo, accetta la sfida sul colpo più forte dell’avversario giocando una serie di palle tagliate in back, difensive ma provocatorie e profonde. Il pubblico trattiene il respiro tra accelerazioni francesi e rasoiate scozzesi. Un braccio di ferro psicologico alla fine del quale è Gasquet ad arrendersi, con un diritto in rete. 5-3 Murray.
La partita finisce lì. Gasquet perde il tie break ma è come se avesse recepito un messaggio al quale non sa dare risposta: “Caro Richard, ti faccio nero anche lì, dove pensavi di essere il più forte”.
All’improvviso tutto il tennis di Richard scricchiola. Invece di provare nuove soluzioni o rischiare di più il 25enne di Beziers subisce senza reagire. Il servizio è poco incisivo mentre quello di Murray martella senza cedimenti. E non c’è veramente più niente da raccontare, se non che ora la grande speranza inglese ha solo il vincente tra il polacco Kubot e lo spagnolo Lopez tra sé e la semifinale.
Gatto Gasquet, bisogna che piano piano coltivi, oltre alla classe cristallina, anche una zampata e uno sguardo da tigre.
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