Non è durata molto la festa di Andy Murray per la conquista del numero uno ATP. A poche ore dall’ufficialità, per il campione scozzese è già tempo di pensare al prossimo appuntamento, con un countdown reso ancor più vivo dalla scelta dell’ATP di sorteggiare immediatamente i gironi. Nelle passate edizioni si conoscevano solamente a poche ore dal via, mentre quest’anno sono già stati resi noti nel pomeriggio di lunedì, ben sei giorni prima dell’inizio. E per Murray – collegato via Skype (come Wawrinka e i due debuttanti Monfils e Thiem) col sorteggio moderato dal presentatore tv britannico Robert Curling – non è una buona notizia. Il neo n.1 è capitato in un gruppo di ferro, intitolato a John McEnroe (mentre l’altro porta il nome di Ivan Lendl, “mentore” proprio del britannico) come se la sorte avesse deciso di metterlo subito alla prova: se merita veramente il ruolo di primo della classe, lo dimostri all’O2 Arena, dove in passato non ha mai brillato. Non solo non è mai riuscito a vincere il titolo, ma in sette apparizioni (sei a Londra, una a Shanghai) ha raggiunto soltanto tre semifinali. Addirittura, nelle ultime due edizioni ha vinto soltanto un paio di incontri, non riuscendo a superare il round robin. A specifica domanda ha detto che non ama particolarmente le condizioni di gioco, a suo dire troppo lente, segno che avrà un compito doppiamente difficile, con i risultati degli ultimi mesi pronti a chiedergli il conto. È vero che è il più in forma di tutti, ma nell’ultima parte di stagione ha anche giocato più di chiunque altro. E l’unica certezza che ha per tener dietro Djokovic indipendentemente dai risultati del serbo è quella di laurearsi “maestro”.
GRUPPO MCENROE: MURRAY A DURA PROVA
A quanto pare, fra gli dei del tennis, c’è qualcuno che non vede di buon occhio Murray al numero uno, proprio come Adriano Panatta, che oggi, intervenendo su Rai Radio 2, ha definito “una tristezza” la sua leadership. Prima la sorte gli ha negato la gioia di prendersi il sorpasso sul campo, a causa del forfait di Milos Raonic, e poi gli ha consegnato un girone molto impegnativo nel suo primo torneo da numero uno. Senza troppi giri di parole, si può dire che ha pescato i tre avversari peggiori che gli potessero capitare. In primis mister imprevedibilità Stan Wawrinka, che negli ultimi tre tornei ha vinto appena tre incontri, ma a New York ha ribadito una volta per tutte che quando la posta in palio è alta lui c’è, e va tenuto in considerazione per il titolo. Con Murray anche Kei Nishikori, l’ultimo giocatore in grado di batterlo (nei quarti allo Us Open), prima della sua striscia di 19 successi consecutivi, che gli ha fruttato quattro titoli, 3.000 punti e il sorpasso su Djokovic. E infine Marin Cilic, uno dei giocatori più in forma in questo finale di stagione. A Parigi Bercy ha un po’ deluso cedendo a Isner dopo l’impresa contro Djokovic, ma un po’ di sano appagamento – che a Londra non avrà – ci può anche stare. Detto questo, Murray resta ovviamente il favorito per chiudere il girone al primo posto, ma dovrà stare molto attento anche ai singoli incontri (che valgono 200 punti ciascuno), perché il testa a testa con Djokovic potrebbe giocarsi proprio lì, e non solo sulla vittoria finale.
GRUPPO LENDL: PER “NOLE” È 23-0
Se Murray piange (si far per dire), chi ride è Novak Djokovic. Da qualche tempo il serbo non ne sta più azzeccando una, così ci ha pensato la dea bendata a dargli una mano, spedendolo nel gruppo meno forte, insieme all’acciaccato Milos Raonic e ai due debuttanti Gael Monfils e Dominic Thiem. C’è un dato che più di tutti ben descrive la fortuna di Djokovic: sommando tutti i precedenti con i compagni di girone, il campione serbo è 23-0. Non ha mai perso con nessuno dei tre. È vero che prima della batosta di Bercy non aveva mai perso nemmeno con Cilic, battuto 14 volte su 14, ma resta il fatto che potesse andargli molto molto peggio. A suo favore anche l’ordine degli incontri: avrà il compito di aprire il torneo di singolare, domenica pomeriggio contro Thiem, sulla carta il giocatore meno pericoloso dell’intero torneo. E partire con un buon successo non può che fargli bene. Tuttavia, se “Nole” vorrà conquistare di nuovo il torneo di fine anno, raggiungere Federer a quota sei titoli e avere qualche chance di tornare subito davanti a Murray in classifica, dovrà giocare un tennis ben diverso rispetto a quello mostrato dal Roland Garros in avanti, altrimenti c’è il rischio concreto che non superi nemmeno la fase a gironi. Non gli capita dal 2011, quando macchiò il suo anno d’oro – poi migliorato nel 2015 – con un finale di stagione da dimenticare.
ATP FINALS: GLI HOT SHOTS DELL’EDIZIONE 2015
IL SITO UFFICIALE DELLE ATP FINALS DI LONDRA
Murray con McEnroe, Djokovic con Lendl (e tanta fortuna)
Curiosa scelta dell’ATP: sorteggiati i gironi delle ATP World Tour Final sei giorni prima dell’inizio. Particolari anche i nomi dei due gruppi, dedicati a due dei più grandi rivali della storia: John McEnroe e Ivan Lendl. Murray, al suo primo torneo da numero uno del mondo, ha un girone di ferro, con Wawrinka, Nishikori e Cilic. Djokovic, invece, non ha mai perso contro nessuno dei suoi compagni di gruppo.