Lo scozzese rinuncia in extremis a giocare il torneo vinto nel 2013 e nel 2016. Non aveva avuto particolari avvisaglie fisiche, "ma non so come avrei reagito a un match troppo lungo. Non volevo passare un turno e poi essere costretto a ritirarmi”. È il secondo Slam in meno di un anno in cui rinuncia a tabellone compilato. Stavolta non era testa di serie, dunque non crea scompigli.

Ci aveva avvisato. Dopo la sconfitta al torneo del Queen's, Andy Murray era stato chiaro: “Potrei giocare a Eastbourne e saltare Wimbledon”. Detto, fatto. Per il secondo Slam in meno di un anno, lo scozzese si ritira a tabellone già compilato. Allo scorso Us Open aveva un po' falsato il torneo, mentre stavolta non era tra le teste di serie e non crea scompensi all'equilibrio del tabellone. E non bisogna dimenticare che si era recato in Australia a gennaio, salvo poi dare forfait a circa una settimana dal torneo e sottoporsi a un intervento chirurgico all'anca. Il forfait a Wimbledon, torneo più importante della sua vita, mostra inequivocabilmente come Andy abbia fissato obiettivi troppo ambiziosi per il suo 2018. Parlando con i giornalisti a 24 ore dal torneo, ha detto di non aver avuto particolari problemi durante gli allenamenti. “Non è che ho terminato una sessione e ho avvertito dolore. Però ho pensato a come mi sarei sentito se avessi giocato una partita di cinque set e quattro ore. Nessuno mi può garantire che al risveglio mi sentirei bene. Quello che vorrei evitare è iniziare il torneo, magari vincere una partita e poi ritirarmi per problemi fisici. Non credo che fosse la cosa giusta da fare”. E allora, nella mattinata di domenica si è concesso un'intensa chiacchierata con il suo team e il dottor Bryan English, suo medico di fiducia. “Volevo avere anche il suo punto di vista. Avevamo provato a contattarlo già ieri sera, ma non era stato possibile. L'anno scorso avevo vissuto una situazione simile proprio a Wimbledon e ho scelto di giocare. Sappiamo come è andata a finire. Nella mia mente c'era anche questo, dicevo che non avrei dovuto sbagliare”.

"VOGLIO GIOCARE ANCORA PER QUALCHE ANNO"
​Murray sostiene di aver effettuato progressi importanti nell'ultimo mese, dopo che i precedenti 10-11 gli avevano dato più preoccupazioni che sollievo. E allora, visto che giocare avrebbe aumentato le preoccupazioni, ha scelto di alzare bandiera bianca. Dovrebbe tornare a giocare a fine luglio, presso il Citi Open di Washington, ATP 500 che precede i due Masters 1000 di Toronto e Cincinnati. Per lui sarà strano saltare Wimbledon, ma non ha nessun rimpianto. “Avevo bisogno di tornare in campo per vedere come si sentiva il mio corpo – ha detto – sento che l'erba è la superficie ideale per il mio fisico e i punti sono relativamente brevi. Le ultime due settimane sono state molto positive. Non ho preso decisioni al Queen's, ho solo deciso di ragionare giorno per giorno". Nessun rimpianto su quello che ha fatto: “Mi sono allenato il più possibile, nel rispetto di quello che mi hanno detto i professionisti che mi circondano”. I sostenitori dello scozzese, tuttavia, possono tirare un sospiro di sollievo: se ha adottato una scelta così conservativa, significa che vede il ritiro ancora piuttosto lontano. Se avesse avuto la sensazione che l'anno prossimo non sarebbe più stato in grado di giocare, avrebbe fatto scelte diverse. “Sarei sceso in campo per divertirmi e giocare il mio ultimo Wimbledon. Ma voglio giocare ancora per un paio d'anni e spero di tornare a competere al top di questo sport. È una cosa che devo tenere bene in mente quando prendo decisioni di questo tipo”. Con il forfait di Murray, le aspettative dei britannici – almeno nel torneo maschile – ricadono tutte su Kyle Edmund, numero 18 ATP. Molte pressioni saranno su di lui: è qualcosa a cui dovrà abituarsi. Murray non è eterno.