Se gli scozzesi voteranno per l’indipendenza nel referendum dell’anno prossimo, la Scozia gareggerà per conto suo, staccandosi dalla Gran Bretagna. Con conseguenze clamorose.
La futura bandiera di Andy Murray potrebbe essere decisa dal referendum sull'indipendenza scozzese
Di Riccardo Bisti – 19 settembre 2013
Quando Andy Murray ha vinto l’oro olimpico e trionfato a Wimbledon, gli inglesi hanno dimenticato la frase-shock di qualche anno fa. “Quando l’Inghilterra perde, io sono contento”. Parole da vero scozzese, innamorato della sua terra. Fino a qualche anno fa, era un personaggio-trash. Non aveva peli sulla lingua. Poi si è stufato, forse è maturato, e le sue dichiarazioni sono diventate piuttosto noiose (salvo quando dice che abolirebbe le conferenze stampa). Oggi è tornato in Coppa Davis dopo una lunga assenza e ha aiutato la Gran Bretagna a tornare nel World Group. Gli è improvvisamente tornata voglia di giocare, tanto da dire che la Davis dovrebbe essere obbligatoria e che nel 2014 ci sarà. Eppure, potrebbe anche essere l’ultimo anno di Murray con la casacca della Gran Bretagna. Già, perchè esattamente tra un anno (il 18 settembre 2014) in Scozia si terrà un referendum per la totale indipendenza. E gli effetti cadranno a pioggia anche sullo sport. Oggi c'è una situazione anomala: in alcune discipline, il Regno Unito è veramente….unito. Mentre in altri (calcio e rugby su tutti) esistono le nazionali di Scozia, Galles e Irlanda del Nord. Dovesse vincere il “si”, la squadra britannica di Coppa Davis rischierebbe di sgretolarsi: oltre a Murray, infatti, non potrebbero più schierare il doppista Colin Fleming. Anche il capitano Leon Smith è scozzese, ma per questo ruolo non esistono limiti di nazionalità (ricordate la Germania di Nikki Pilic o il Cile di Horacio De La Pena?). Sarebbe una situazione molto imbarazzante.
Ipotizziamo: Murray e Fleming potrebbero condurre la Gran Bretagna in finale di Coppa Davis…e poi non poterla giocare se il referendum dovesse proclamare l’indipendenza sportiva. E nel 2016, a Rio de Janeiro, Andy potrebbe difendere la medaglia d’oro rappresentando la Croce di Sant’Andrea. Ad oggi, Murray non ha preso pubblicamente posizione sulla vicenda. L’unica certezza è che mamma Judy è una forte sostenitrice di Alex Salmond, Primo Ministro scozzese che si è preso la scena durante e dopo la finale di Wimbledon. Quando Andy ha sconfitto Novak Djokovic, ha ignorato il protocollo del Royal Box ed è saltato in piedi sventolando la bandiera scozzese proprio alle spalle del suo omologo inglese, David Cameron. Ed è un forte nazionalista. Ad ogni modo, Murray non avrà l’imbarazzo di votare poichè è residente in Inghilterra (vive a Oxshott, nel Surrey, insieme alla fidanzata Kim Sears). Il progetto di “indipendenza sportiva” è fortemente voluto da Shona Robison, Ministro scozzese dello sport, e deve rispettare diversi requisiti. Per essere una “Nazione Olimpica”, un paese ha bisogno di essere uno stato indipendente riconosciuto dalla comunità internazionale, avere una solida struttura sportiva (ovvero un buon numero di federazioni nazionali e club sportivi) e possedere almeno cinque federazioni sportive affiliate alle federazioni internazionali dei vari sport olimpici. Il tennis non è tra questi: la federazione scozzese non è tra le 210 organizzazioni affiliate all’ITF, ma negli altri sport ce ne sono diverse.
La Robison è convinta che la Scozia soddisfi tutti i requisiti e ha fatto l’esempio del Montenegro, la cui indipendenza “olimpica” è arrivata quando c’è stato il riconoscimento delle Nazioni Unite come stato indipendente. “Siamo tranquilli e certi che la Scozia avrà il suo team olimpico e paralimpico – ha detto – e tutto questo porterà molti benefici”. Il Comitato Olimpico Britannico (British Olympic Association, BOA) mantiene una posizione neutrale e aspetterà fino al referendum. “In questo momento, il Team GB comprende tutti gli atleti provenienti dal Regno Unito – ha detto un portavoce – molti atleti, tra cui gli scozzesi, hanno contribuito al nostro successo olimpico e abbiamo sempre cercato di riconoscere alle varie nazioni il loro contributo. Fino a quando non si terrà il referendum, non conosceremo l’esito e le possibili conseguenze sul Team olimpico. Quando avremo queste informazioni, ci occuperemo della questione”. L'esito del referendum è tutt’altro che scontato. Alex Salmond è un forte sostenitore dell’indipendenza e ritiene che sia un passaggio naturale dopo che nel 1999 la Scozia è tornata ad avere un proprio parlamento. In realtà, soltanto il suo partito (SNP) e i Verdi sono favorevoli al distacco, mentre Laburisti, Conservatori e Socialdemocratici spingono per restare con la Gran Bretagna. Cosa succederebbe in caso di indipendenza? I sostenitori dicono che 5 milioni di scozzesi non sarebbero più “dominati” da 53 milioni di inglesi, mentre gli scettici pensano al taglio dei sussidi da Londra e dalla possibile uscita dall’Unione Europea. I sondaggi dicono che circa il 30% è favorevole alla scissione, il 50% è contrario e c’è un 20% di indecisi. Al referendum potranno votare anche i ragazzi di 16 e 17 anni.
Come detto, Murray non andrà alle urne perchè risiede in Gran Bretagna. Dovesse davvero esserci la scissione, per lui sarebbe molto imbarazzante. E forse qualcuno gli rinfaccerebbe le dichiarazioni di qualche anno fa, magari ricordando il periodo in cui giocava a calcio e ha sostenuto un provino con i Glasgow Rangers, sua squadra del cuore. E la Davis britannica tornerebbe nei guai, dovendosi affidare a Dan Evans e James Ward, in attesa dell’esplosione di Kyle Edmund. Se la Scozia dovesse raggiungere la sua indipendenza, come la prenderebbero gli appassionati inglesi? Considererebbero ancora loro il titolo di Wimbledon 2013 oppure ricomincerebbe la conta dal 1936 di Fred Perry? Un osservatore esterno avrebbe materiale per divertirsi. Chi è coinvolto, probabilmente, no. Alle Olimpiadi di Londra, dai 542 atleti del Team GB, 55 erano scozzesi. Un 10% che è diventato 18% nel contributo totale alle medaglie. “Perchè dobbiamo regalare tutto questo agli inglesi?” devono aver pensato. Tra quei 55 scozzesi, c’era anche un certo Andy Murray…
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