Il serbo avvicina i livelli del 2011 e rifila tre set a zero a un ottimo Del Potro, cui manca una grande vittoria per tornare quello del 2009. Adesso chi lo ferma più?
La gioia di Djokovic: per lui è la sesta semifinale consecutiva a New York
 
TennisBest – 7 settembre 2012

 
Non ce ne voglia David Ferrer, prossimo avversario di Novak Djokovic, Ma la “vera” semifinale della parta bassa era la sfida tra il serbo e Juan Martin Del Potro. L’argentino ci ha provato, è stato ad un passo dal vincere un set, ma solo la tecnica e la fantasia di Roger Federer possono scombinare i piani del serbo, altrimenti nisba. L’eliminazione dello svizzero toglie pathos al weekend dello Us Open, con Djokovic favorito sia in semifinale che nell’eventuale finale. Prima di affrontare Del Potro, aveva perso 20 game in 12 set. Un dato che fa capire quanto sia onorevole il 6-2 7-6 6-4 finale, condito dai rimpianti per un secondo set condotto dall’inizio fino alla (quasi) fine. Si è visto un tennis muscolare, potente, figlio della tecnologia. Laver e Rosewall, nella finale WCT del 1972, misero in campo più tecnica. Ed anche Sampras ed Agassi nello storico quarto di finale del 2001. Djokovic e Del Potro sono due splendidi colpitori, ma per un altro tipo di tennis bisogna rivolgersi altrove. Nel primo set, il serbo non ha avuto problemi. Il match si è deciso nel secondo, quando Del Potro ha preso un break di vantaggio. Ma quando è andato a servire sul 5-4 non è neanche arrivato a setpoint e si è fatto riprendere. Sotto 5-6, ha tenuto con le unghie un turno di servizio durato 17 minuti. Sul 5-3 Djokovic nel tie-break si è giocato un punto pazzesco, ai limiti delle leggi della fisica. Del Potro ha tirato bordate da tutte le parti, senza paura né pietà. Un Djokovic al confine tra Gianluigi Buffon e Usain Bolt gli ha rimandato tutto, anche la palla più improbabile, fino all’errore decisivo. Nel punto successivo, il serbo si è preso il set con un irrazionale rovescio vincente in controbalzo. Due punti che hanno segnato una partita che avrebbe potuto diventare bellissima e – perché no? – incerta. "Ma guardate che è stata più dura di quanto dica il punteggio, lui ha giocato punti eccezionali" ha detto "Nole".
  
Invece Djokovic ha allargato la forbice e ha giocato il terzo set in scioltezza. Dopo il tie-break, Del Potro è uscito dal campo salvo poi tornare ed esordire con un doppio fallo, prodromo del break decisivo. Pur continuando a lottare (ha avuto palle break sia sullo 0-1 che sull’1-2), aveva l’atteggiamento del perdente, di chi sente di non potercela fare e allora si trascina sul campo in attesa che il vento cambi. Ci ha provato, continuando a martellare. Le sue bastonate da fondocampo sono una meraviglia, ma anche l’unico schema. Picchi, picchi, picchi, ma se la palla torna sempre indietro devi inventarti qualcosa di diverso. Del Potro non è ancora in grado (agghiacciante una volèe fuori di metri dopo essersi contruito alla grande il punto). Sono passati due anni e mezzo dall’operazione al polso e due dal rientro in campo, ma il “Palito” che vinse lo Us Open si vede ancora a sprazzi. La potenza è tornata, la precisione anche, ma c’è qualcosa che manca: le vittorie contro i migliori. E senza le vittorie manca la fiducia. Per intenderci, non sappiamo se il Del Potro del 2009 avrebbe vinto la partita. Ma di sicuro avrebbe vinto il secondo set. Non gli manca niente per tornare ad essere una minaccia costante: solo una grande vittoria. C’è andato vicino al Roland Garros (avanti di due set contro Federer), l’ha sfiorata alle Olimpiadi (lo storico 19-17, sempre contro Federer) ma non è ancora riuscito a svoltare. Appena lo farà, potrebbe essere lui ad entrare nella suite dei migliori. Dal canto suo, Djokovic ha ritrovato sensazioni perdute, simili a quelle del 2011. Cerca gli ultimi due metri di campo, eppure non sbaglia mai.
 
Per lui è la sesta semifinale consecutiva allo Us Open, ma non vuole fermarsi. Se non vincesse il torneo saremmo sorpresi. Ferrer e Berdych gli sono inferiori, mentre il Murray di questi giorni non assomiglia granchè a quello di Wimbledon e Olimpiadi. Comunque vada, Djokovic è già certo di vincere il “Grand Slam Ranking” 2012, la classifica che tiene conto dei soli punti ottenuti negli Slam. Solo Federer e Murray potevano agguantarlo, ma il piazzamento in semifinale gli garantisce il primato. Come detto nei giorni scorsi, se vincerà il torneo avrà buone chance di chiudere l’anno al numero 1. Una motivazione in più per vincere il sesto Slam in carriera.