Garbine Muguruza è molto brava a scegliere i tornei da vincere. Prima della scorsa settimana, ne aveva conquistati appena cinque: due di questi, tuttavia, erano Slam (Roland Garros 2016 e Wimbledon 2017). Per questo, il successo intascato a Monterrey ha un certo valore. Pur essendo cresciuta sulla terra battuta, ha scelto di allungare la stagione sul cemento recandosi in Messico: le è andata bene, anche se in finale ha dovuto faticare contro Timea Babos, domata in tre set dopo essere stata in svantaggio di un break e di un set. Adesso Garbine inizierà la stagione sulla terra battuta in modo soft: i prossimi 21-22 aprile la vedremo a La Manga, dove il team spagnolo di Fed Cup si giocherà la permanenza nel World Group II contro il Paraguay. Per lei, Carla Suarez Navarro, Lara Arruabarrena e Maria José Martinez Sanchez dovrebbe essere una passeggiata. “Dopo un paio di tornei non andati troppo bene, è stato un sollievo vincere a Monterrey – ha detto – ero emozionata e nervosa, perché non volevo deludere i tanti spettatori che erano venuti apposta per vedermi giocare. Non ci sono molti tornei in America Latina e sono stata felice di giocare in Messico. Vincere il titolo, peraltro in questo modo, ha reso tutto più speciale”. Numero 3 del mondo, Garbine ha iniziato nel migliore dei la nuova avventura con il solo head coach Sam Sumyk, dopo che per un paio di mesi aveva aggiunto Conchita Martinez al suo team.
"VINCERE NON TOGLIE PRESSIONE"
“Sono molto a mio agio con il mio gruppo di lavoro. Stiamo facendo un gran lavoro e i risultati, prima o poi, arriveranno. Il successo a Monterrey è di tutti, perché il mio staff mi è rimasto vicino in ogni momento, sia quelli che belli che quelli brutti. Non si vince un titolo ogni settimana, dunque adesso mi prenderò un paio di giorni di riposo per celebrarlo”. Forse in virtù della sua storia, di ragazza cresciuta su un campo sperduto in Venezuela, Garbine è un personaggio molto seguito, con mille occhi addosso. Se oggi vive a Barcellona, nel paese del padre, e ha scelto di rappresentare la Spagna, ha iniziato a giocare a Guarenas, sul campo numero 5 di un club dove a seguirla c'era il suo primo maestro, René Fajardo. Si presentava con un pupazzo e voleva giocare in continuazione, senza mai fermarsi. Quel campo, un po' nascosto dalla club house e dove ci si poteva concentrare meglio, oggi non esiste più: ci hanno costruito una piscina. “Vincere grandi tornei non ti toglie neanche un briciolo di pressione. È bello averla: però, sinceramente, non mi interessa nulla di quello che pensa la gente. Sono molto felice della mia carriera e vorrei soltanto continuare a sommare titoli e giocare bene ogni settimana. Tutto qui. Non penso al passato, sono motivata e voglio continuare a lottare per il numero 1 del mondo”. C'è già arrivata, lo scorso settembre. Ma per restarci ci vuole una continuità che per adesso le è mancata.