Amelie Mauresmo è la nuova allenatrice di Andy Murray. “Abbiamo discusso prima del Roland Garros e mi è piaciuta la sua capacità di ascoltare”. I pochi casi di allenatrici nel circuito ATP.
Di Riccardo Bisti – 9 giugno 2014
L’annuncio è arrivato poco prima della finale del Roland Garros, come se volesse passare inosservato. Ma non può essere liquidato in poche righe. Dopo un lungo ragionamento e mille valutazioni, Andy Murray ha scelto Amelie Mauresmo come nuova allenatrice. Stoppiamo sul nascere le ipocrisie: la scelta non è clamorosa perché Amelie è giovane (e quindi poco esperta) e francese (popolo non così gradito ai britannici). Il clamore nasce dal fatto che è una donna. Per quanto il tennis femminile abbia conquistato una grande rilevanza (su tutti la parità dei montepremi nei tornei del Grande Slam), il sessismo è ancora ben radicato. Non c’è da stupirsi che ci siano pochissimi casi di uomini allenati da donne, mentre nel circuito WTA pullula di coach maschi. Eppure, mentre buona parte dei colleghi manifesta una certa insofferenza verso il tennis femminile, Murray lo ha sempre seguito con interesse. Forse perché l’influenza di mamma Judy è stata fortissima sin da quando era piccolo. Ma è anche un discorso culturale: segue le partite, apprezza le buone giocatrici. La sua preferita è Agnieszka Radwanska, ma negli anni ha manifestato apprezzamenti per Caroline Garcia e Taylor Townsend (quest’ultima di recente, durante il Roland Garros): “E ho sempre ammirato la Mauresmo” ha ribadito nel comunicato in cui informava dell’avvenuta partnership. Intendiamoci: la Mauresmo è in prova per la stagione su erba, che poi si riduce a due tornei (Queen’s e Wimbledon). Ma sono tornei fondamentali, tra i più importanti dell’anno per lo scozzese. Li giocherà con una pressione enorme, sia per l’attenzione frenetica dei media britannici, sia perché è campione in carica e sarà chiamato a ripetersi. Dopo Wimbledon, valuteranno il da farsi.
BISOGNO DI TRANQUILLITA'
“Quando abbiamo parlato la prima volta al telefono, Amelie mi è parsa molto calma – ha detto Murray – ha ascoltato con attenzione quello che le ho detto e abbiamo avuto conversazioni molto interessanti. Ci siamo trovati a Parigi poco prima che iniziasse il Roland Garros. Abbiamo discusso per un’ora e mezza su vari argomenti, soprattutto tennistici. Abbiamo riflettuto su come ci piace lavorare e quali sono i nostri obiettivi. Così abbiamo deciso di lavorare insieme per la stagione sull’erba”. Murray è già a Londra, dove proverà a difendere il titolo dello scorso anno. Esordirà contro il vincente di Mathieu-Bedene e sembra tranquillo. Anzi, sembra che abbia bisogno di tranquillità. A suo dire, una figura femminile potrebbe dargli la tranquillità di cui ha bisogno in un mese di frenesia assoluta. La Mauresmo è un tipo riservato, ma ha un gran coraggio. Nel 1999, anno in cui si rivelò al mondo raggiungendo la finale all’Australian Open, parlò apertamente della sua omosessualità. Non tutti hanno questo coraggio. E nella sua carriera ha avuto tante difficoltà, ma è riuscita a superarle vincendo due Slam (tra cui Wimbledon) e diventando numero 1 WTA. L’unico ostacolo mai superato è stato il Roland Garros. Nello Slam di casa era come bloccata. Ma anche Lendl non aveva mai vinto Wimbledon…
LO SPOGLIATOIO NON E' UN PROBLEMA
“Per me non è un problema lavorare con una donna – ha detto Murray – mia mamma è stata importante nella mia carriera, ho sempre avuto influenze femminili. Trovo che le donne sappiano ascoltare, ed è quello di cui ho bisogno in questo momento. Adesso ho iniziato ad ascoltare il mio corpo con ancora più attenzione, col passare degli anni diventa molto importante. Ed è altrettanto importante che il tuo team ti ascolti, ti capisca, ti rispetti e sappia come ti senti. Per me non c’è nulla di strano nel lavorare con una donna: ci sono cresciuto”. L’unico ostacolo sarà sul piano logistico, visto che la Mauresmo non avrà accesso agli spogliatoi. Per Murray è un dettaglio. Rilevante, ma pur sempre un dettaglio. “E’ chiaro che nn potrà entrare nello spogliatoio, ma direi che c’è un numero sufficiente di luoghi dove poter chiacchierare. Studieremo la tattica della partita la sera prima, poi faccio un ripasso a 20-30 minuti dall’inizio, ma di solito questo avviene in palestra. E in palestra non ci saranno problemi”. Murray si è ritrovato in alcuni aspetti della carriera di Amelie. Anche lei ha dovuto lottare prima di vincere uno Slam. Ce l’ha fatta a 27 anni, pur fallendo sempre a Parigi. “Essendo francese, sa bene cosa significa giocare uno Slam in casa. Ha saputo giocare con molta pressione addosso, credo che questo mi possa dare una mano”.
UN MONDO CON POCHE DONNE
La Mauresmo si è ritirata nel 2009, ma non ha mai abbandonato il mondo del tennis. Commenta per la TV francese (dettaglio non trascurabile, perché le ha consentito di aggiornarsi anche sul circuito ATP) e ha subito iniziato ad allenare. Ha dato una mano a Victoria Azarenka, era nel box di Marion Bartoli quando la corsa ha vinto Wimbledon e – soprattutto – ha seguito Michael Llodra per la stagione su erba 2010. Sotto la sua guida, tra l’altro, il parigino vinse il torneo ATP di Eastbourne. L’arrivo della Mauresmo fa tornare alla ribalta la (piccola) casistica di donne che hanno allenato nel circuito maschile. La capostipite fu Gloria Connors, madre di Jimmy, fondamentale nella sua carriera. Quando era junior, Marat Safin imparò più di un segreto da mamma Rausa. Negli anni 80, Andrei Chesnokov fu seguito da Tatiana Naumko. Tra le sue tante attività, Billie Jean King ha anche ricoperto il ruolo di allenatrice di Tim Mayotte. Attualmente, un paio di top-100 sono seguiti da donne: Denis Istomin lavora con mamma Klaudiya Istomia, mentre Mikhail Kukushkin si fa consigliare addirittura dalla moglie Anastasia. In Italia c’è il caso di Laura Golarsa. Se oggi si occupa principalmente della Schiavone, segue da anni un gruppo di ragazzi (Bega, Molina, Sinicropi) che si sono affacciati con buoni risultati nel circuito future. Ma non c’è dubbio che il duo Murray-Mauresmo farà molto più rumore. Se poi dovessero arrivare i risultati…chissà che il circuito ATP non venga “invaso” da allenatrici.
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